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  • Venerdì 25 marzo 2011

Cacciare Blatter

Il prossimo dittatore di cui liberarsi è il presidente della FIFA, dice Time

FIFA president Sepp Blatter speaks to the media after his meeting with Malaysia's Sultan Haji Ahmad Shah, president of the Football Association of Malaysia, in Kuala Lumpur on March 17, 2011. Blatter, hoping to win a fourth four-year term as Fifa president, on March 17 hinted that it could be his final term as the head of football's world body. AFP PHOTO / Saeed KHAN (Photo credit should read SAEED KHAN/AFP/Getty Images)
FIFA president Sepp Blatter speaks to the media after his meeting with Malaysia's Sultan Haji Ahmad Shah, president of the Football Association of Malaysia, in Kuala Lumpur on March 17, 2011. Blatter, hoping to win a fourth four-year term as Fifa president, on March 17 hinted that it could be his final term as the head of football's world body. AFP PHOTO / Saeed KHAN (Photo credit should read SAEED KHAN/AFP/Getty Images)

C’è un leader in difficoltà, aggrappato al potere da anni, costantemente accusato di corruzione, notoriamente abile a districarsi nelle dinamiche più opache della politica, che ha tentato di mettere a tacere i suoi pochi oppositori annunciando che si ricandiderà per un’altra volta ma questa sarà l’ultima. Verrebbe da pensare a quanto accaduto a Hosni Mubarak o a quanto sta capitando in queste ore al presidente yemenita Saleh ma in realtà queste condizioni sono anche quelle di Sepp Blatter, il presidente della FIFA, e così qualche giorno fa Glen Levy su Time introduceva il tema della sua successione.

Sepp Blatter è svizzero, ha 75 anni e fa il presidente della FIFA, il massimo organo del calcio mondiale. Lo fa dal 1998, si trova al terzo mandato consecutivo e nonostante l’età e le polemiche ha recentemente annunciato di volersi candidare per un quarto mandato, promettendo che sarà l’ultimo. E questa promessa è il sintomo di qualcosa di più grosso, spiega Time. L’ultima volta che Blatter è stato rieletto, nel 2007, lo ha fatto senza avere uno sfidante: votato solo da 66 dirigenti aventi diritto su 207. Anche nel 2002 era stato eletto senza rivali. Negli anni, Blatter ha consolidato un sistema di consenso attorno a sé basato su un’oculata ripartizione di favori e una lungimirante politica di alleanze, riuscendo soprattutto a eliminare ogni possibile contendente e far apparire inevitabile la sua successione a se stesso.

Stavolta le cose sono più complicate. Da una parte ci sono lo scandalo sulla corruzione dei dirigenti FIFA che dovevano scegliere a chi affidare i mondiali del 2018 e del 2022, e il fatto che Blatter sia ormai additato come il principale ostacolo alla modernizzazione tecnologica del gioco del calcio. Dall’altra c’è la candidatura alla presidenza di Mohamed Bin Hammam, nato in Qatar, capo della confederazione calcistica asiatica, più giovane di Blatter, reduce dalla vittoria diplomatica che ha permesso al suo Paese di ottenere i mondiali del 2022.

Per questo, proprio come un Saleh o un Mubarak, Blatter ha fatto la prima concessione e martedì scorso ha annunciato che se dovesse essere rieletto, poi non si candiderà più. «Sapete tutti molto bene che vorrei fare altri quattro anni da presidente», ha detto ai delegati FIFA riuniti a Parigi, «ma questi sono gli ultimi quattro anni cui aspiro». Il retroscena accompagnato a queste parole è noto da tempo: Blatter vuole essere rieletto per lasciare la presidenza della FIFA tra quattro anni a Michel Platini, oggi presidente della UEFA. Hammam rischia di cambiare il copione, e infatti la sua campagna elettorale punta sui temi che fanno male a Blatter: toni durissimi contro la corruzione, promesse di maggiore trasparenza e di una più equa distribuzione dei guadagni. E qualche strizzatina d’occhio a Platini, che è in un bel dilemma: se Blatter dovesse essere sconfitto, la sua promozione tra quattro anni sarebbe tutt’altro che scontata.

foto: SAEED KHAN/AFP/Getty Images