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  • Lunedì 21 marzo 2011

Il terzo giorno di guerra in Libia

Le forze del regime continuano a sparare sulla folla, almeno nove morti nel centro di Misurata

Anche oggi le forze della coalizione internazionale hanno continuato le operazioni in Libia cercando di fermare l’offensiva dell’esercito di Gheddafi. Dopo i raid degli ultimi due giorni le forze lealiste sono state costrette a ritirarsi da Bengasi, ma hanno continuato ad attaccare popolazione e ribelli ad Ajdabiya, Misurata e Zintan. Ad Ajdabiya gli scontri sono andati avanti per tutto il giorno, con i ribelli che hanno cercato invano di riconquistare la città. A Misurata i militari dell’esercito di Gheddafi hanno tagliato acqua ed elettricità e sparato sulla popolazione, uccidendo almeno nove persone. Le forze della coalizione oggi hanno diminuito il numero di attacchi missilistici, concentrandosi sul controllo della no-fly zone.

Nel frattempo Gran Bretagna e Italia hanno iniziato a fare pressioni affinché il comando delle operazioni passi al più presto alla NATO. Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha detto durante la riunione di oggi dei ministri UE che se il comando delle operazioni militari in Libia non passerà alla NATO, l’Italia potrebbe decidere di non mettere più a disposizione le proprie basi. Il generale Carter Ham, a capo delle operazioni degli Stati Uniti in Africa, ha confermato alla BBC che «colpire Gheddafi non è tra gli obiettivi della risoluzione» e che la coalizione si limiterà a proteggere i civili ma non supporterà le forze degli insorti. Il segretario della Lega Araba, Amr Moussa, dopo le sorprendenti dichiarazioni con cui ieri criticava i bombardamenti sulla difesa aerea di Gheddafi, si è affrettato a ribadire il suo sostegno all’intervento della coalizione internazionale e ha detto di non avere «nessun problema con la risoluzione dell’ONU, che rispettiamo e sosteniamo».

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17.59 – Il generale Carter Ham, a capo delle operazioni militari degli Stati Uniti in Africa, ha confermato alla BBC che «colpire Gheddafi non è tra gli obiettivi della risoluzione» e che la coalizione si limiterà a proteggere i civili ma non supporterà le forze degli insorti. Il generale ha anche detto che l’area della no-fly zone verrà estesa fino a coprire un’estensione pari a mille chilometri.

17.40 – Gli Emirati Arabi smentiscono la notizia di questa mattina che parlava di un loro imminente invio di jet per partecipare all’intervento militare. «Il nostro contributo all’operazione resterà solo di assistenza umanitaria», ha fatto sapere poco fa il governo.

17.32 – Le forze di Gheddafi continuano a bombardare Zintan, nella parte nord-occidentale della Libia.

17.31 – Il Consiglio Nazionale Libico ha fatto sapere che la parte orientale di Ajdabiya è stata riconquistata.

17.27 – Il premier britannico David Cameron ha assicurato oggi al Parlamento che il comando delle operazioni militari in Libia passerà alla NATO: «Lasciate che vi spieghi come funzionerà la coalizione: sta operando sotto il comando degli Stati Uniti con l’intenzione di trasferirlo alla NATO. Questo significa che tutti gli alleati che vorranno contribuire potranno farlo. Chiaramente la missione beneficerebbe di questo passaggio».

17.15 – Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha detto durante la riunione di oggi dei ministri UE che se il comando delle operazioni militari in Libia non passerà alla NATO, l’Italia non metterà più a disposizione le proprie basi: «Se non sarà possibile un passaggio dell’azione militare in Libia sotto il controllo e il coordinamento Nato, dovremo riflettere sul modo per assumere il controllo delle nostre basi».

17.11La foto dei quattro giornalisti del New York Times liberati oggi.

17.09 – Il presidente russo Dmitri Medvedev ha rimproverato il premier Vladimir Putin per le sue dichiarazioni sull’intervento ONU in Libia, definendole «inaccettabili». Putin aveva paragonato la risoluzione ONU a una «crociata medievale».

17.05 – Il ministro degli esteri francese, Alain Juppe, ha detto che il regime di Gheddafi «collasserà dall’interno» in seguito alla pressione della coalizione internazionale e di credere che tra pochi giorni anche la NATO sarà pronta a dare il suo supporto all’operazione.

16.58 – La BBC scrive che il numero di missili lanciati contro la Libia dalla coalizione internazionale è sceso dagli oltre cento di sabato notte ai circa dodici di domenica notte.  Vince Crawley ha detto alla Reuters: «Abbiamo impiegato le prime 24 ore per imporre una no-fly zone e ora stiamo assumendo un atteggiamento di controllo».

16.55 – L’agenzia di stato libica Jana continua a dire che «i terroristi di al Qaida stanno continuando a portare avanti il loro attacco».

16.50 – Il Consiglio Nazionale Libico ha detto tramite Abed al-Hafeez Ghoga che non sarà mai disposto a trattare con Gheddafi: «Stiamo combattendo una guerra a cui lui ci ha costretto. Preferiremmo vedere arrivare la fine piuttosto che negoziare con lui. È ricercato dalla comunità internazionale per i suoi crimini. Sarà processato per i suoi atti di genocidio».

16.46 – Secondo gli ultimi aggiornamenti della Reuters, i militari di Gheddafi avrebbero sparato contro la folla disarmata nel centro di Misurata uccidendo almeno nove persone.

15.20 – Il primo ministro russo, Vladimir Putin, ha paragonato la risoluzione ONU a una crociata: «La risoluzione è difettosa. Permette qualsiasi cosa. Assomiglia a una crociata medievale».

14.50 – Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si riunirà questa sera alle 6 per discutere della situazione in Libia.

14.10 – Il Guardian scrive che le notizie circolate nelle ultime ore sul ferimento del figlio di Gheddafi sono probabilmente false.

13.30 – Un portavoce dei ribelli da Bengasi ha ribadito il loro supporto all’intervento ONU e confermato di non volere truppe da terra.

13.23 – AP scrive che i quattro giornalisti del New York Times scomparsi da giorni sono stati liberati e si trovano ora presso l’ambasciata turca di Tripoli.

12.30 – Continuano ad arrivare notizie di scontri molti violenti a Misurata. Un testimone intervistato da BBC ha detto che in città sono in azione carri armati e cecchini di Gheddafi: «Stanno distruggendo tutto, sparano sulla popolazione».

11.24 – Il corrispondente di Al Jazeera da Bengasi, citando fonti anti-governative, dice che in città ci sarebbero soldati dell’esercito di Gheddafi vestiti con abiti civili.

11.06 – Continuano a circolare voci sulle condizioni di uno dei figli di Gheddafi. Il Guardian dice che secondo due diverse fonti Khamis Gheddafi sarebbe stato gravemente ferito durante un attacco aereo dei ribelli la settimana scorsa e sarebbe ora in condizioni molto gravi.

11.02 – I ribelli dicono che le forze di Gheddafi stanno portando centinaia di persone a Misurata per formare uno scudo umano in difesa della città.

10.20 – Il capo della Lega Araba, Amr Moussa, e il segretario generale dell’ONU, Ban-Ki Moon, parlano durante una conferenza stampa al Cairo. «La Lega Araba e l’ONU sono unite nella missione in Libia per proteggere i civili», hanno detto. Il capo della Lega Araba ha spiegato di non avere «nessun problema con la risoluzione Onu».

9.45 – L’agenzia di stato libica Jana dice che Gheddafi avrebbe chiesto ai suoi sostenitori di organizzare una marcia pacifica su Bengasi.

9.40 – Il ministro degli Esteri britannico, William Hague, ha detto che «la Libia non sarà un altro Iraq. Non ci sarà un’invasione da terra».

9.30 – Al Jazeera dice che anche gli Emirati Arabi prenderanno parte alle operazioni militari con i loro aerei.

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È passata la seconda notte di attacchi sulla Libia da parte delle forze intenzionate a fare rispettare la risoluzione ONU sulla no-fly zone e la protezione dei civili, malgrado un nuovo cessate il fuoco sia stato proclamato ieri sera dall’esercito libico, il primo a non rispettarlo. I bombardamenti aerei si sono concentrati su Tripoli, dove è stato colpito un edificio vicino all’accampamento in cui risiede il colonnello Gheddafi, malgrado ieri sera gli Stati Uniti avessero annunciato che Gheddafi non è tra gli obiettivi e che non sono i loro aerei ad aver colpito in quella zona, aggiungendo che “20 bersagli su 22 sono stati colpiti”. Sempre ieri sera il regime libico aveva sostenuto che 64 persone siano morte finora a causa dei bombardamenti, ma gli attaccanti hanno negato di avere colpito obiettivi civili. Da terra a Tripoli sono stati sparati diversi colpi di contraerea, apparentemente senza nessun risultato.

A Bengasi la situazione è stata invece più calma, dopo gli attacchi della notte precedente che avevano fermato l’assedio delle forze di Gheddafi: ma alcune esplosioni sono state udite nella prima parte della serata. Il fronte più problematico per le forze alleate è diventato quello diplomatico, dopo che il segretario generale della Lega Araba Amr Moussa ha attaccato ieri l’uso dei bombardamenti e contestato la loro legittimità come strumento per far rispettare la risoluzione ONU: da parte inglese e francese gli è stato ricordato che la formula “ogni misura necessaria” usata nella risoluzione si riferiva esattamente a questo. Ma nuove prese di distanza dai bombardamenti sono arrivate anche dalla Cina – che aveva spiegato la sua astensione sulla risoluzione con la posizione favorevole della Lega Araba – e dalla Russia. In tarda serata è poi arrivata notizia che l’opposizione della Turchia aveva impedito alla NATO di raggiungere un accordo sul suo ruolo nel far rispettare la risoluzione ONU.

Intanto si sono mossi nei cieli libici i primi aerei italiani, senza – a quanto risulta – partecipare a operazioni di fuoco.