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  • Venerdì 11 marzo 2011

L’Europa discute sulla Libia

La riunione straordinaria a Bruxelles chiede a Gheddafi di lasciare il potere

British Prime Minister David Cameron (L) talks with Dutch Prime Minister Mark Rutte prior to a working session of an extraordinary EU summit focused on Libya, on March 11, 2011 at the European Council headquarters in Brussels. The leaders of the 27-nation European Union will examine the prospects for military intervention via a no-fly zone, humanitarian aid and economic measures. AFP PHOTO / ERIC FEFERBERG (Photo credit should read ERIC FEFERBERG/AFP/Getty Images)
British Prime Minister David Cameron (L) talks with Dutch Prime Minister Mark Rutte prior to a working session of an extraordinary EU summit focused on Libya, on March 11, 2011 at the European Council headquarters in Brussels. The leaders of the 27-nation European Union will examine the prospects for military intervention via a no-fly zone, humanitarian aid and economic measures. AFP PHOTO / ERIC FEFERBERG (Photo credit should read ERIC FEFERBERG/AFP/Getty Images)

I leader dei ventisette paesi membri dell’Unione Europea si sono riuniti a Bruxelles nella tarda mattinata di oggi per un summit di emergenza sulla situazione libica. Al suo arrivo alla riunione, il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso ha dichiarato fermamente che Gheddafi deve lasciare il potere e che l’Unione Europea intende perseguire questo obbiettivo «nel pieno rispetto delle leggi internazionali».

L’Europa rimane però divisa sul modo in cui agire. La Francia preme perché altri paesi seguano il suo esempio e riconoscano i ribelli del Consiglio Nazionale Libico come legittimo rappresentante del paese. Nicolas Sarkozy ha ricevuto ieri i rappresentanti del governo ad interim, nel primo incontro ufficiale tra un capo di stato estero e il Consiglio Nazionale Libico. La Gran Bretagna si è associata ai toni decisi della Francia e il principale obbiettivo che intende raggiungere con il meeting in corso, scrive il Guardian, è quello di rafforzare l’embargo di armi nei confronti della Libia e di coordinare lo sforzo umanitario europeo. Francia e Gran Bretagna hanno anche proposto di effettuare attacchi aerei contro obiettivi libici, previa accordo con l’ONU e la Lega Araba, nel caso Gheddafi prosegua con gli attacchi nei confronti di civili disarmati, e hanno steso la bozza di una risoluzione delle Nazioni Unite per la creazione di una no-fly zone sopra il paese. La proposta era stata discussa ieri a una riunione dei leader dei paesi Nato, ma momentaneamente accantonata.

Gli altri stati europei sono molto più cauti e non hanno risparmiato critiche decise alla Francia. Olanda e Lussemburgo si sono detti fortemente contrari al riconoscimento ufficiale del governo dei ribelli. La Germania ha criticato la mossa francese e ha sottolineato la necessità di consultare i paesi vicini alla Libia e la Lega Araba prima di prendere qualsiasi decisione. Anche l’Alto rappresentante europeo per gli affari esteri, Lady Ashton, ha detto che il mondo arabo deve svolgere il ruolo principale nella risoluzione del conflitto libico.

Aggiornamento. Nel documento finale prodotto dalla riunione, l’Unione Europea condanna la repressione violenta del regime e annuncia che gli stati europei «vaglieranno tutte le opzioni necessarie» per fermare l’uccisione di civili. «Il colonnello Gheddafi deve abbandonare il potere immediatamente», continua il testo, che riconosce in qualche modo «il Consiglio nazionale di transizione provvisorio con sede a Bengasi, che [l’Unione Europea] considera un interlocutore politico.»

L’Unione Europea ha detto che sosterrà, nei paesi arabi, «tutte le iniziative che si prefiggono una trasformazione democratica, regimi politici che consentano una transizione pacifica, crescita e prosperità e una distribuzione più proporzionata dei benefici derivanti dall’attività economica». Il documento ha apprezzato l’annuncio del re del Marocco di voler istituire una commissione per la revisione della costituzione del paese e nomina tra i passi positivi l’istituzione di una assemblea costituente in Tunisia e il processo di transizione democratica in Egitto.

foto: ERIC FEFERBERG/AFP/Getty Images