La fine di Christiania?

Una sentenza restituisce giurisdizione al governo danese sulla città occupata dagli hippy nel 1971

Christiania è un quartiere parzialmente autogovernato di Copenaghen, fondato nel 1971 in un’ex base militare da un gruppo di hippy e diventato nel corso degli anni una specie di via di mezzo tra un punto di riferimento della cultura alternativa e una località turistica come molte altre. Per anni il governo danese ha alternato concessioni a tentativi di rimuovere gli occupanti. Nel 2006 la località non ha più lo status di comunità alternativa e un anno dopo la polizia ha distrutto uno dei suoi edifici. Ora, a quarant’anni dalla sua fondazione, la Corte suprema della Danimarca ha stabilito che l’ex base militare deve tornare sotto il controllo dello stato. Ne ha scritto il quotidiano polacco Gazeta Wyborcza, tradotto in italiano da Presseurop.

Fondata nel 1971 da un gruppo di hippie che occuparono una base navale dismessa a Copenaghen, Christiania è un fenomeno globale. Secondo gli esperti è un caposaldo della cultura alternativa, la più famosa e l’ultima rimasta delle enclave hippie d’Europa. Dopo la Sirenetta e il parco di divertimenti Tivoli, Christiania è la terza attrazione turistica della capitale danese. Ogni anno un milione di visitatori vengono a fare un giro tra le baracche impreziosite da murales psichedelici e a comprare cannabis in Pusher street.

Christiania, autoproclamatasi città libera, ha il suo inno nazionale (I kan ikke slå os ihjel, “Non potete ucciderci,” una canzone di protesta del gruppo rock Bifrost), la sua bandiera (tre sfere gialle su sfondo rosso), la sua valuta e il suo insieme di regole e costumi. Le auto sono bandite (i visitatori possono parcheggiare fuori dalla città), come lo sono le fotografie, i giubbotti antiproiettile e persino la corsa (correre significa automaticamente essere considerato un ladro).

Recentemente, dopo quarant’anni di esistenza e ventidue di indipendenza legalmente riconosciuta, Christiana ha perso il suo status di città libera. Il 18 febbraio la Corte suprema danese ha respinto un appello presentato dai residenti dell’enclave contro una sentenza del 2009, che sanciva la restituzione dei 35 ettari dell’ex base navale al controllo dello stato. In questo modo si è conclusa una lunga battaglia legale sul riconoscimento conquistato dagli squatter nel 1989.

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