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  • Giovedì 3 marzo 2011

Cinque fattori meno evidenti delle rivolte arabe

Thomas Friedman elenca le cause meno citate, da Google Earth alle Olimpiadi cinesi

Sui manuali di storia di domani probabilmente il rogo suicida di Mohamed Bouazizi, che protestava in Tunisia contro la requisizione del suo carro ambulante di frutta, sarà indicato come  l’evento scatenante delle rivolte arabe. Altre cause, più generali, sono note: la corruzione dei governi, la disoccupazione, il ruolo dei social network. Thomas Friedman, esperto di affari esteri del New York Times e tre volte premio Pulitzer per i suoi reportage sul Medio Oriente e il terrorismo, prova a fare una lista dei fattori meno evidenti della rivolta:

1. Il fattore Obama
Il resto del mondo ha visto l’elezione di Obama come rivoluzionaria ben più degli stessi americani. Vedere un giovane afroamericano di ascendenze musulmane tenere un discorso come quello del Cairo deve aver messo davanti agli occhi della gioventù araba un potente modello di cambiamento.

2. Google Earth
In Bahrain, gli attivisti incoraggiano la popolazione a guardare il proprio paese dall’alto usando il servizio di Google. Decine di migliaia di abitanti che vivono in zone povere e sovrappopolate hanno avuto l’occasione di vedere i possedimenti sterminati della famiglia Al-Khalifa, che governa il Paese.

3. Israele
All’inizio del 2009, il primo ministro israeliano Ehud Olmert ha rassegnato le dimissioni a causa degli episodi di corruzione che lo vedevano coinvolto. L’ex presidente Moshe Katsav è stato recentemente condannato sulla base di due accuse di stupro che gli sono state mosse dai suoi dipendenti. Al-Jazeera ha seguito da vicino le vicende israeliane, e ha mostrato all’opinione pubblica dei paesi arabi che a pochi chilometri da loro c’era un paese in cui la corruzione della classe dirigente poteva essere perseguita e condannata.

4. Le Olimpiadi di Pechino
La Cina è ormai la seconda economia più grande del mondo. I Giochi del 2008 sono stati l’occasione per renderlo evidente a tutti. I popoli arabi hanno avuto davanti agli occhi l’ascesa di un paese che negli anni Cinquanta era più povero dell’Egitto.

5. Il fattore Fayyad
Il primo ministro palestinese Salam Fayyad ha detto dopo la sua elezione: giudicatemi dai risultati, non solo dalla mia ostilità verso l’Occidente e Israele. La Cina, anche se ha privato i suoi cittadini di molti diritti, ha dato loro in cambio il benessere economico. Gli arabi non avevano né la possibilità di giudicare l’operato dei propri governi, né la crescita e l’occupazione.

Sommate tutto questo e cosa avrete? Una potente convergenza di forze che spinge un’ampia richiesta di cambiamento. Avrete l’inizio di qualcosa di grosso.