Troppa scelta ci rende stupidi

La copertina di Newsweek torna ad analizzare come Internet modifica il nostro modo di pensare

di Emanuele Menietti

Nei giorni della perdita di petrolio in Louisiana, causata dell’esplosione della piattaforma petrolifera della BP, l’ammiraglio della Guardia costiera Thad Allen era incaricato di gestire la crisi e riceveva ogni giorno tra le 300 e le 400 pagine di email, messaggi di vario genere e rapporti sull’incidente nel Golfo del Messico. La quantità di informazioni era tale da non essere gestibile e secondo il responsabile fu una delle cause degli errori negli interventi nei primi giorni dell’emergenza. Più di recente, l’eccessiva quantità di informazioni ha mandato fuori strada la CIA, tanto da spingere il suo direttore Leon Panetta a dire al Congresso degli Stati Uniti che Hosni Mubarak si sarebbe dimesso, eventualità che venne smentita poche ore dopo da un messaggio alla nazione del presidente, che annunciava di non volersene andare.

Troppe informazioni mi attraversano il cervello
Troppe informazioni mi fanno impazzire
(Too much information, The Police, 1981)

L’eccessiva quantità di informazioni o di opzioni per compiere una scelta mette in difficoltà il nostro cervello, come spiega Sharon Begley in un lungo articolo per Newsweek che dà nuovi spunti per il ricco dibattito su come Internet modifichi il nostro modo di pensare. Il tema in questo caso è quello che ci fa dire a volte “OK, a un certo punto basta analisi, indagini e riflessioni: bisogna decidere e agire”. Una volta era più facile.

Che la nostra mente fatichi a orientarsi e a decidere quando ha troppe informazioni è noto ormai da secoli, eppure negli ultimi anni il problema si sarebbe acuito a causa delle nuove tecnologie e della Rete, mezzi che ogni giorno ci investono con quantità enormi di nuove informazioni. Begley ha parlato con alcuni scienziati che stanno facendo ricerche su questi aspetti.

La scienza che si occupa delle decisioni, in piena espansione, ha dimostrato che un maggior numero di informazioni può portare a scelte oggettivamente più povere, e a scelte di cui le persone poi si pentono. Ha spiegato che un sistema inconscio guida buona parte delle nostre scelte, e che può essere messo in panchina da troppe informazioni. Ha anche dimostrato che le decisioni che richiedono maggiore creatività beneficiano nel lasciare che il problema rimanga in incubazione al di sotto del livello di consapevolezza: qualcosa che diventa difficile quando le informazioni non smettono mai di arrivare.

Il flusso continuo di stimoli e dati ci lascia meno possibilità di concentrarci per effettuare una scelta efficace, dicono i ricercatori. La nostra mente viene distratta, si focalizza meno sulla questione e spesso si lascia ingannare. La scienza che si occupa delle decisioni ha isolato alcune tendenze che sono tipiche di questo fenomeno.

Fallimento totale nel decidere
Se sono investite da un numero eccessivo di informazioni, le persone tendono a non compiere una scelta. Nel 2004 uno studio condotto da Sheena Iyengar della Columbia University ha dimostrato che più dati ricevono le persone, più la loro partecipazione diminuisce. Il livello è sceso dal 75 al 70 percento quando il numero di scelte è passato da due a undici, e al 61 percento quando le opzioni sono diventate 59. I partecipanti all’esperimento si sono sentiti sopraffatti dall’eccessivo numero di scelte e hanno lasciato perdere.

Altri studi hanno dimostrato che, per esempio, quando si tratta di fare un acquisto online, la qualità dei prodotti acquistati è migliore se i clienti devono scegliere tra dieci diverse opzioni ed è peggiore se devono scegliere tra cinquanta. E troppe scelte portano spesso a non scegliere, facendo sì che i clienti rinuncino al loro acquisto.

Rimpianto per la scelta
Più le persone hanno informazioni a disposizione, più e probabile che in un secondo momento si pentano della scelta che hanno fatto. Nel 2006 Iyengar ha testato questo assunto analizzando le ricerche di lavoro da parte degli studenti dei college americani. Dalla ricerca è emerso che più gli studenti ottenevano informazioni da diverse fonti sui possibili lavori, più si mostravano insoddisfatti dalla loro scelta finale.

Sapevano così tante cose, consciamente o inconsciamente, che alla fine potevano immaginare facilmente i motivi per cui un lavoro non scelto potesse essere migliore. In una realtà con informazioni limitate, il rimpianto per le decisioni che prendiamo diventa meno frequente. Siamo infastiditi dal fatto che trovare il meglio sia impossibile.

Uno dei motivi, spiega Iyengar, è dovuto dal fatto che la nostra mente è in grado di tenere in considerazione circa sette cose per volta, mentre se ci sono informazioni aggiuntive è necessario un aiuto da parte della memoria a lungo termine. Il nostro cervello deve così scegliere, eliminare il superfluo e cercare di mantenere in evidenza le informazioni chiave. Se ci sono troppi dati, fatichiamo a valutare le variabili e a selezione ciò che è più importante, sentendoci alla fine insoddisfatti per le scelte che abbiamo compiuto.


Ciò che è recente batte la qualità
I nostri sensi e il cervello funzionano principalmente riconoscendo le differenze e a queste attribuiscono maggiore importanza. Un repentino passaggio da freddo a caldo ci evita istintivamente di scottarci con un pentolino sul fuoco, ma anche a livello cognitivo una nuova informazione può assumere maggiore rilevanza per la nostra mente. Così diamo peso a un messaggio nuovo che ci arriva per email o a un aggiornamento di Facebook. Le persone sono solite dare più importanza a ciò che è nuovo e non necessariamente a ciò che è più interessante o importante.

Ricevere 30 SMS in un’ora fino al momento in cui assumi una decisione significa che buona parte di quei messaggi determina poco interesse, mentre il ventinovesimo e il trentesimo messaggio assumono maggiore importanza, a prescindere dal loro valore. Le cose più recenti ci ingannano, così una decisione viene spesso assunta per urgenza e non per importanza.

L’inconscio
Le persone tendono ad assumere decisioni creative quando si lasciano prendere da pensieri inconsci, rispetto a un approccio oggettivo e completamente analitico. Uno studio realizzato preso l’Università cattolica di Nijmegen (Paesi Bassi) ha testato le scelte inconsce di alcuni volontari proponendo un test. Dovevano scegliere tra quattro appartamenti uno da prendere in affitto sulla base di alcune caratteristiche come dimensione, cordialità del locatore, prezzo e altre otto variabili. Chi ha scelto inconsciamente, attraverso una serie di particolari test, ha selezionato l’appartamento migliore.

Ci sono almeno due modi in cui un eccesso di informazioni può compromettere il nostro sistema di decisione inconscio. Uno, quando le persone vedono che ci sono molte informazioni importanti per prendere una decisione, «fanno riferimento alla coscienza» spiega lo psicologo Maarten Bos della Università di Nijmegen. «Questo li porta a fare scelte di minore qualità». Due, l’inconscio funziona meglio quando ignora alcune informazioni su una decisione complessa. Ma c’è una fregatura: in uno tsunami di informazioni, la nostra mente fatica a decidere se possiamo ignorare questa cosa, quest’altra o quest’altra ancora.

Il problema è che una quantità eccessiva di informazioni può metterci anche in difficoltà quando dobbiamo fare una scelta semplice e di routine, che magari abbiamo già fatto altre decine di volte. Esami realizzati con la risonanza magnetica funzionale, un esame diagnostico che consente di mettere in evidenza le aree del cervello che si attivano sotto particolari stimoli, ha dimostrato proprio questo: i centri del cervello che si occupano delle scelte vanno in tilt quando ci sono troppe informazioni. I partecipanti all’esperimento sono andati in sovraccarico e hanno iniziato a fare errori. L’area della corteccia prefrontale dorsolaterale (CPD), quella che si occupa di fare le scelte, ha progressivamente ridotto la propria attività, mentre è aumentata quella della zona del cervello che controlla le emozioni, perché i volontari erano sotto stress a causa delle troppe variabili da considerare.

Per superare il problema delle eccessive informazioni che rendono difficoltose le scelte, Sharon Begley suggerisce di seguire alcuni semplici consigli.

Gli esperti consigliano di occuparsi delle email e degli SMS in blocco, invece che in tempo reale: questo dovrebbe consentire al vostro sistema inconscio di farsi avanti. Evitate la trappola di pensare che sia meglio assumere una decisione che richiede di valutare molte informazioni complesse in maniera metodica e consapevole; farete meglio, e avrete meno frustrazioni, se lascerete che il vostro inconscio si faccia avanti sottraendovi dall’influsso delle tante informazioni. Agite per priorità: se una scelta dipende da un numero limitato di criteri, focalizzatevi consapevolmente su quelli. Alcune persone sono meglio di altre nell’ignorare le informazioni aggiuntive. Questi esperti di cosa è sufficiente sono in grado di dire quando è abbastanza: fanno zapping e quando trovano un programma accettabile si fermano, mentre chi cerca il massimo non smette mai di cambiare canale, cercare informazioni, e così alla fine faticano a prendere una decisione e ad andare oltre. Se pensi di essere un “massimizzatore”, la ricetta migliore per te potrebbe essere quella di spegnere il tuo smartphone.