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  • Venerdì 25 febbraio 2011

Proteste e scontri in Iraq

Le manifestazioni in dieci città irachene sono degenerate: ci sono sei morti e centinaia di feriti

Iraqi anti-government protesters climb and push concrete blast walls leading to the heavily guarded Green Zone during a demonstration in Baghdad, Iraq, Friday, Feb. 25, 2011. Thousands marched on government buildings and clashed with security forces in cities across Iraq on Friday, in the largest and most violent anti-government protests here since political unrest began spreading in the Arab world several weeks ago. (AP Photo/Hadi Mizban)
Iraqi anti-government protesters climb and push concrete blast walls leading to the heavily guarded Green Zone during a demonstration in Baghdad, Iraq, Friday, Feb. 25, 2011. Thousands marched on government buildings and clashed with security forces in cities across Iraq on Friday, in the largest and most violent anti-government protests here since political unrest began spreading in the Arab world several weeks ago. (AP Photo/Hadi Mizban)

Giornata di manifestazioni e proteste in Iraq, che come avevano già fatto molti paesi del Nordafrica e del Medio Oriente ha avuto il suo “giorno della rabbia”. A differenza di quanto visto altrove, però, le persone che hanno manifestato non vogliono rovesciare il governo ma protestano per la corruzione diffusa nel paese e per la mancanza di lavoro, di cibo, di energia e acqua. Le proteste si sono svolte in almeno dieci tra le maggiori città del paese e sono state organizzate negli scorsi giorni soprattutto su Facebook e altri social network.

A Baghdad centinaia di persone si sono radunate nella Piazza della liberazione gridando slogan come “Abbasso la disoccupazione” e “Abbasso quel bugiardo di al-Maliki”, riferendosi al primo ministro Nouri al-Maliki. Gli elicotteri dell’esercito stanno sorvolando la capitale mentre alcuni camion sono stati posizionati intorno alla piazza. Alcuni manifestanti hanno distrutto due muri di cemento che impedivano l’accesso al ponte che porta alla Zona verde, dove si trovano alcuni edifici del governo iracheno e alcune ambasciate, tra cui quella degli Stati Uniti. I manifestanti sono stati bloccati dalle forze di polizia dopo uno scontro particolarmente violento, in cui i manifestanti lanciavano sassi e la polizia rispondeva colpendo con gli sfollagente.

Nella città di Hawija, a 240 chilometri a nord di Baghdad, un gruppo di manifestanti avrebbe cercato di fare irruzione nell’edificio comunale e le forze dell’ordine avrebbero sparato in aria. Il capo del consiglio comunale ha detto che «avevamo detto alle guardie a difesa dell’edificio di sparare solo se i dimostranti fossero riusciti a entrare». Secondo il capo della polizia della città tre manifestanti sono stati uccisi e altri 15 sono stati feriti.

A Mosul centinaia di manifestanti si sono riuniti di fronte all’edificio del Consiglio della provincia, per chiedere nuovi posti di lavoro e servizi migliori. La polizia ha aperto il fuoco contro la folla. Associated Press ha riportato che due manifestanti sono stati uccisi e cinque feriti. A Basra – la seconda città del paese che si trova a 550 chilometri a sud della capitale – migliaia di persone hanno manifestato davanti all’ufficio del governatore chiedendogli di dimettersi. Al Jazeera parla di quattromila manifestanti mentre il New York Times ne riporta diecimila. Il governatore si è effettivamente dimesso anche se la televisione di stato ha detto che l’avrebbe fatto in seguito alla richiesta del primo ministro e non in conseguenza alle proteste di oggi. A Ramadi, una città nella parte occidentale del paese, i soldati hanno sparato contro 250 manifestanti uccidendo una persona e ferendone otto. Anche in questo caso i manifestanti chiedevano le dimissioni del governatore.

Ieri sera il primo ministro al-Maliki è apparso in tv e ha invitato le persone a non partecipare alle proteste che erano state annunciate per oggi. Ha sostenuto che le manifestazioni erano state organizzate da gruppi leali a Saddam Hussein e ad Al Qaida. Nel paese si erano già svolte alcune proteste. Quella con maggior partecipazione di persone si è svolta nella città curda di Sulaimaniyah, dove le persone hanno manifestato contro il governo autonomo della regione.