I mondi del graphic design

Il commento di uno storico del design e alcune foto dalla mostra Graphic Design Worlds

Alla Triennale di Milano è in corso la mostra Graphic Design Worlds, una mostra dedicata al graphic design internazionale a cura di Giorgio Camuffo. I designer chiamati a esporre sono francesi, olandesi, inglesi, statunitensi, italiani: sul sito della mostra è disponibile una lista completa dei designer presenti, con delle brevi biografie.

Daniele Baroni, grande nome del design grafico italiano, ne ha scritto una recensione sul numero di marzo del Giornale dell’Architettura, lamentando quello che potremmo definire “eccesso di rumore” in una professione che un tempo privilegiava un maggiore rigore formale e preferiva il progetto rispetto alla pura espressione artistica.

Un aspetto positivo, e anche sorprendente, è dovuto alla spettacolarità dell’insieme della mostra, con quell’idea allestitiva che assegna a ogni progettista, o gruppo, uno spazio equivalente a una “stanza”, così come avviene per gli artisti che espongono in rassegne internazionali. […]

Va però sottolineato che una libera esibizione dei linguaggi visuali, svincolata dalle esigenze della committenza, colloca questi designer più vicini all’artisticità di un Andy Warhol piuttosto che alla progettualità di un Bob Noorda. […]

Una riflessione di Giovanni Anceschi, uno dei prefatori, dice: «Il graphic design è una professione in trasformazione» che nessuno mette in discussione, ma con questa selezione sembra di percepire il salto di una generazione; come se vi fosse stato un vuoto di un paio di decenni tra una grafica funzionalista del recente passato, rigorosa ed essenziale fino al minimalismo, e queste esibizioni in cui si respira, nell’uso e nell’abuso, lo stesso senso bulimico delle immagini che è la principale caratteristica di altri medium comunicativi. Un eccessivo riempimento delle superfici, fino al disorientamento visivo, evoca un inquinamento semantico. […]

Allora viene da chiedersi se per il graphic design hanno ancora senso alcuni valori fondativi come la costruzione architettonica della composizione, il rapporto dimensionale e di “scala”, i ritmi spaziali tra pieni e vuoti, tra espressione verbo-visuale e le pause.

È possibile visitare la mostra nella sede storica della Triennale di Milano, quella in viale Alemagna 6, fino al 27 marzo.