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  • Domenica 20 febbraio 2011

«È un enorme massacro»

In Libia la polizia spara per uccidere, ormai anche fuori dalle manifestazioni

Continuano ad arrivare notizie di repressioni e massacri dalla Libia, dove la polizia sta soffocando con la violenza i moti di protesta scoppiati nell’ultima settimana. Il regime non fornisce informazioni su quanto sta accadendo, quindi non ci sono cifre ufficiali, ma varie testimonianze da parte di cittadini libici e organizzazioni umanitarie parlano di almeno 280 persone uccise dalle forze dell’ordine da mercoledì scorso a oggi.

Ieri le forze di sicurezza libiche hanno aperto il fuoco su un gruppo di persone che partecipava a un funerale a Bengasi, uccidendone 15 e ferendone molte altre. La gente si era riunita per ricordare proprio la morte di alcuni manifestanti uccisi nei giorni precedenti. Sempre ieri, nonostante i blocchi e i rallentamenti a cui è soggetta la Rete nel paese, sono iniziati a circolare online alcuni video inquietanti e terribili girati in una specie di obitorio, che mostravano i cadaveri dei manifestanti pestati a morte.

Il dottor Mariam dell’ospedale di Bengasi ha detto ad Al Jazeera che «è un massacro. L’esercito sta sparando ai manifestanti con proiettili veri, l’ho visto con i miei occhi. Sono ovunque, non c’è posto in cui si sia al sicuro. C’è un ragazzino di otto anni che è morto l’altro giorno con un proiettile in testa – che cosa aveva fatto per meritarsi questo?».

Diverse testimonianze sostengono che la polizia non stia più nemmeno reprimendo le manifestazioni: spara per uccidere e basta. Secondo altri il governo avrebbe liberato alcuni pericolosi criminali dalle carceri dando proprio a loro l’incarico di diffondere il terrore nelle città. Oltre alle centinaia di morti ci sono anche molte centinaia di feriti: il tutto in un paese i cui ospedali non sono certo attrezzati alle cure di così tanti feriti. «I feriti arrivano ondate e noi non siamo adeguatamente equipaggiati: sono tutte ferite molto serie, che coinvolgono la testa, il petto o l’addome. Tutti feriti da armi da fuoco, e tra loro non c’è nessun membro della polizia o dell’esercito».

La stessa cosa è stata detta ad Al Jazeera da un altro cittadino di Bengasi, che non ha fornito il proprio nome per salvaguardare la propria incolumità. «È un enorme massacro. Non avevamo mai visto niente di lontanamente simile a questo. È orribile».