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  • Giovedì 17 febbraio 2011

Le proteste in Bahrein, Libia e Yemen

Il punto della situazione sui fatti di oggi: i governi iniziano a usare la forza contro i manifestanti

Bahraini army tanks take position near Pearl Square in Manama on February 17, 2011. Riot police stormed through the square firing rubber bullets and tear gas in a harsh crackdown on anti-regime protesters that left four dead, witnesses and opposition said. AFP PHOTO/JOSEPH EID (Photo credit should read JOSEPH EID/AFP/Getty Images)
Bahraini army tanks take position near Pearl Square in Manama on February 17, 2011. Riot police stormed through the square firing rubber bullets and tear gas in a harsh crackdown on anti-regime protesters that left four dead, witnesses and opposition said. AFP PHOTO/JOSEPH EID (Photo credit should read JOSEPH EID/AFP/Getty Images)

Anche questa giornata è stata ricca di notizie e sviluppi riguardo le rivolte nel nord dell’Africa e in Medi Oriente. Le situazioni più instabili in queste ore sono sicuramente quelle in Libia, Bahrein e Yemen dove migliaia di persone stanno manifestando contro i loro governi, che più volte nelle ultime ore non hanno esitato a reprimere le proteste con la violenza. Vediamo quindi cosa è successo oggi.

Bahrein
Il numero dei manifestanti rimasti uccisi a seguito dell’attacco notturno della polizia in piazza Pearl – la piazza che i manifestanti hanno eletto a loro “piazza Tahrir” – è salito a sette. Oltre alle persone che sono state uccise, centinaia di altri manifestanti sono stati feriti, tra questi alcuni sono stati colpiti da armi da fuoco. Maryama Alkawaka, responsabile delle relazioni esterne del Bahrain Centre for Human Rights, ha raccontato ad Al Jazeera che «le persone sono state attaccate nel sonno, senza alcun avvertimento. Mentre correvano per sfuggire all’assalto, altri poliziotti le attaccavano frontalmente». Taraq Al Hassan, portavoce del ministro degli Interni, ha spiegato lo svolgimento dello sgombero: «Il comandante della polizia ha usato gli altoparlanti per invitare i manifestanti a lasciare la piazza. Le forze di sicurezza si sono spostate progressivamente da nord verso sud, lasciando alle persone la possibilità di scappare». Hassan ha detto che nelle tende dei dimostranti sono state trovate «armi da fuoco, spade, coltelli e bandiere di Hezbollah». Il ministro degli Esteri ha definito la morte dei manifestanti un «deplorevole incidente». Il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha telefonato al ministro degli Esteri del Bahrein per esprimergli «profonda preoccupazione per i recenti avvenimenti» e chiedergli maggiore «moderazione».

Yemen
Oggi è stato il settimo giorno di proteste in Yemen. Quaranta persone sono rimaste ferite negli scontri tra manifestanti e sostenitori del governo. Nella capitale San’a circa 800 sostenitori del presidente, armati di pugnali e bastoni, si sono scontrati con 1500 dimostranti, che hanno risposto lanciando pietre. La polizia è intervenuta sparando colpi di avvertimento per disperdere la folla. I manifestanti chiedono le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh, che guida il paese da 32 anni: Saleh qualche settimana fa aveva annunciato che non si sarebbe ricandidato alle prossime presidenziali, nel tentativo di placare le proteste, ma queste invece hanno guadagnato slancio e partecipazione giorno dopo giorno.

Libia
Almeno quattordici persone sono morte oggi in Libia negli scontri tra i manifestanti e i sostenitori del presidente Gheddafi. Al Jazeera scrive che alcuni testimoni avrebbero visto la polizia sparare e uccidere sei persone a Bengasi e che trenta detenuti sarebbero stati scarcerati, pagati e armati per picchiare i manifestanti: «Hanno coltelli, spade e pistole, e stanno uccidendo tutti», ha detto un testimone.

foto: JOSEPH EID/AFP/Getty Images