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  • Mercoledì 2 febbraio 2011

Si arrende anche il presidente dello Yemen

Dopo le proteste di questi giorni il presidente Ali Abdullah Saleh ha annunciato che non si ricandiderà

Yemeni demonstrators chant slogans during a rally calling for an end to the government of President Ali Abdullah Saleh, in Sanaa, Yemen, Thursday, Jan. 27, 2011. Tens of thousands of people are calling for the Yemeni president's ouster in protests across the capital inspired by the popular revolt in Tunisia. The demonstrations led by opposition members and youth activists are a significant expansion of the unrest sparked by the Tunisian uprising, which also inspired Egypt's largest protests in a generation. Banner reads:'Together lets break the ruling party'. (AP Photo/Hani Mohammed)
Yemeni demonstrators chant slogans during a rally calling for an end to the government of President Ali Abdullah Saleh, in Sanaa, Yemen, Thursday, Jan. 27, 2011. Tens of thousands of people are calling for the Yemeni president's ouster in protests across the capital inspired by the popular revolt in Tunisia. The demonstrations led by opposition members and youth activists are a significant expansion of the unrest sparked by the Tunisian uprising, which also inspired Egypt's largest protests in a generation. Banner reads:'Together lets break the ruling party'. (AP Photo/Hani Mohammed)

Il presidente dello Yemen Ali Abdullah Saleh, ha annunciato che alla fine del suo attuale mandato presidenziale, cioè nel 2013, non si candiderà alle elezioni. Saleh era al potere da trent’anni: nell’ultima settimana nel paese c’erano state grandi manifestazioni contro il suo regime e per domani era stata indetta una nuova grande protesta di piazza.

Saleh ha detto che non si candiderà nemmeno suo figlio e ha annunciato la sua decisione nel corso di una sessione straordinaria del parlamento yemenita, convocata in vista del “giorno della rabbia” indetto per domani dai suoi numerosi contestatori. I parlamentari dell’opposizione non hanno partecipato alla discussione: sostengono che la decisione del presidente sia troppo poco e arrivi troppo tardi, e confermano la loro adesione alla grande manifestazione di domani.

Nel tentativo di rabbonire le associazioni per i diritti civili, il presidente ha ordinato la liberazione del giornalista Abdul Elah Haidar Shaye, condannato a cinque anni di reclusione perché accusato di collaborare con Al Qaida. Due settimane fa, invece, le autorità yemenite avevano arrestato una delle più influenti attiviste politiche, Tawakul Karman, accusata di propaganda contro il governo. Dopo la sua scarcerazione, avvenuta lunedì, Karman ha detto alla CNN che quello che stava accadendo nel suo paese era stato ispirato direttamente dalla rivolta che in Tunisia ha portato alla caduta del governo di Ben Ali.

Saleh è al potere ininterrottamente dal 1978. Fu prima eletto presidente dello Yemen del Nord e fu poi confermato alla guida della nuova Repubblica dello Yemen, quando nord e sud si unirono nel 1990. È stato rieletto l’ultima volta nel 2006. Gli Stati Uniti osservano con particolare interesse l’evolversi delle proteste nello Yemen: Saleh è un importante alleato dell’America per tenere a bada Al Qaida nella regione.

foto: AP Photo/Hani Mohammed