L’Italia del fumetto vince al festival di Angoulême

Pur nel disinteresse nazionale, gli autori italiani riscuotono successi al più importante festival di settore, il Festival di Angouleme

di Matteo Stefanelli

Suona un po’ noioso dirlo, ma i fatti sono questi: c’è un fertile settore della cultura italiana che, invisibile in patria – almeno alle istituzioni e ai media – miete successi di primo piano all’estero. Fumetti.

La (buona) notizia
È così che è andata alla 38esima edizione del Festival Internazionale di Fumetto di Angoulême, il più importante al mondo, che ha visto proprio un italiano portare a casa il premio principale: Manuele Fior ha ricevuto dal Ministro della Cultura francese, Frédéric Mitterrand, il tradizionale Fauve d’Oro per il Miglior Fumetto, attribuitogli per lo struggente graphic novel Cinquemila chilometri al secondo, (pubblicato dall’editore svizzero Atrabile, e disponibile in Italia per Coconino Press).

Che cos’è?
Il Festival Internazionale del Fumetto di Angoulême è la terza manifestazione culturale francese per dimensioni, dopo Cannes (cinema) e Avignone (teatro). Ogni anno richiama circa 220.000 visitatori da tutta Europa – e non solo – posizionandosi come il più visitato evento del settore al mondo, ben oltre l’americano Comic-Con di San Diego. Si svolge in una piccola cittadina da 46.000 abitanti nel Sud-Ovest del paese, in una regione (Poitou-Charentes) celebre essenzialmente per il cognac e per la sua governatrice, la ex candidata alle presidenziali Ségolène Royale. Nato nel 1974 su iniziativa di un gruppo di collezionisti ed amatori locali, si ispirava al modello italiano, allora d’avanguardia, del Salone dei Comics di Lucca.

La storia
Il Festival francese ha fatto un salto di qualità negli anni ’90, rubando lo scettro a una Lucca sempre più politicizzata e ripiegata localmente, grazie ad una progettazione esemplare fondata sul dialogo tra città, artisti e imprese editoriali. Decisivo anche il supporto delle istituzioni culturali centrali, stimolate soprattutto dal lungo mandato come Ministro della Cultura dell’indimenticato Jack Lang. Per il fumetto italiano gli anni del ‘sorpasso francese’ restano simboleggiati dalle dichiarazioni d’amore del Presidente Mitterrand per il nostro Corto Maltese (che molti francesi ritengono ancora un prodotto nazionale). Ma il vero e proprio boom del festival arriva negli anni 2000, segnati da eventi come la fioritura dei graphic novel e il premio a Persepolis di Marjane Satrapi, le prime grandi mostre e spazi fieristici dedicati ai manga, la statua di bronzo dedicata a Hergé, la consacrazione del geniale autore per bambini Zep (nel 2005, vero momento di svolta, grazie all’attenzione mediatica di tutte le tv nazionali e molte straniere), o l’annuncio in anteprima del film di Spielberg dedicato a Tintin. Successi che hanno portato il festival quasi a raddoppiare il numero di visitatori, e a quadruplicare la copertura giornalistica (ormai globale), sfruttando al meglio l’iniezione di competenze dei migliori curatori internazionali, il supporto delle istituzioni regionali (Ségolène Royale si è spesa molto anche per lo sviluppo, nel 2009, del sontuoso rilancio del Museo del Fumetto) e di alcuni imprenditori col ‘pallino’ del fumetto, come il re della GDO Michel-Edouard Leclerc, fino alla catena di librerie Fnac e, oggi, le ferrovie dello stato (SNCF).

Come funziona
Gli ingredienti sono tre: ampi spazi fieristici, numerose mostre e un concorso con una caratteristica particolare. Nei padiglioni sono schierate tutte le novità editoriali, arricchite però dalla speciale tradizione delle “dediche disegnate”: i disegnatori sono presenti allo stand per giorni, disponibili non solo ad autografare, ma a realizzare disegni ad hoc per i lettori, che non a caso formano lunghe code in entusiastica attesa. Le mostre sono sempre molto numerose, e arrivano ad occupare sia spazi istituzionali (musei, gallerie, librerie, edifici pubblici) che le più varie location sparse per la città, su un modello di “festival disperso” che somiglia poco alle tradizionali fiere del libro concentrate in Fiera, e più ad un Salone/Fuorisalone del Mobile. Infine i premi: il concorso premia diverse categorie relative ai libri pubblicati in Francia nell’anno, dal miglior libro alla migliore serie a fumetti, alle opere prime. Cui si aggiunge un premio speciale, noto come Grand Prix. Una sorta di premio alla carriera, attribuito dalla Accademia dei Grand Prix vincitori negli anni precedenti (tra i quali ci furono maestri come l’italiano Hugo Pratt o l’americano Will Eisner, ed oggi artisti come Moebius, Munoz, Sfar), ma che consiste nell’impegno “attivo” dell’autore. Nominato Presidente dell’edizione successiva, il fumettista avrà il compito di disegnare l’affiche, co-progettare la propria mostra monografica, e suggerire alcune linee guida tematiche per gli altri eventi e mostre.

La cronaca dell’edizione 2011
La principale notizia su cui si sono concentrati i media francesi e internazionali è il nome del vincitore del Grand Prix: si tratta di Art Spiegelman, autore di Maus e figura a dir poco centrale per la storia del fumetto, che ha vinto il Pulitzer, pubblicato in Usa molti grandi maestri europei, e svolto un’appassionata attività di lobbying culturale nel mondo dell’editoria tradizionalmente sospettoso verso i comics. Per il resto l’edizione è stata quel che si dice senza infamia e senza lode. Anche in ragione di un clima generale turbato da qualche segnale di crisi, vista la lieve contrazione (-1%) del mercato francese, dopo un decennio di corsa verso l’alto. Hanno colpito la critica soprattutto due mostre, dedicate alla storia del fumetto di Hong Kong e alle nuove tendenze del fumetto belga. E poi ci sono stati i premi del concorso che, nella Selection Officielle, ha visto premiati un insolito numero di autori stranieri. Tra cui ben due italiani. Di Manuele Fior abbiamo già detto: a lui è andato il riconoscimento principale, quello al Miglior Fumetto. Un premio solo parzialmente inatteso, perché sebbene solo trentenne e alla quarta opera, ha già conquistato una vasta stima internazionale, e nel 2010 il suo Cinquemila chilometri al secondo aveva già ottenuto un premio a Lucca Comics&Games. Prima di lui, solo 6 italiani si erano imposti in quella categoria: Hugo Pratt, Milo Manara, Attilio Micheluzzi, Vittorio Giardino, e Gipi, quest’ultimo nel 2006. Il Premio Speciale della Giuria è invece andato all’americano David Mazzucchelli, per il suo Asterios polyp, lavoro quanto mai complesso ed ambizioso (ne aveva scritto Luca Sofri qui), considerato dalla critica il graphic novel “del decennio”, e qui forse penalizzato dalla decisione dell’Accademia di attribuire il Grand Prix ad un altro americano come Art Spiegelman. Soddisfazione poi per il premio alla categoria Patrimoine, dedicata alle migliori riedizioni di materiale ‘classico’, vinta quest’anno dall’italiano Attilio Micheluzzi per il suo Bab el Mandeb.