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  • Domenica 30 gennaio 2011

La rivolta in Egitto vista da Israele

Lo stato vicino preoccupato del possibile contagio a Gaza e di cosa sarà un nuovo potere egiziano

SHARM EL-SHEIKH, EGYPT - JANUARY 06: In this handout image provided by the Israeli Government Press Office (GPO), Israel's Prime Minister Benjamin Netanyahu (L) shakes hands with Egypt's President Hosni Mubarak during their meeting on January 6, 2011 in Sharm el-Sheikh, Egypt. Israel's Prime Minister Benjamin Netanyahu met with Egypt's President Hosni Mubarak to discuss the stalemate between Israelis and Palestinians in peace negotiations which resumed for the first time in two years in September 2010. (Photo by Moshe Milner/GPO via Getty Images) *** Local Caption *** Benjamin Netanyahu;Hosni Mubarak
SHARM EL-SHEIKH, EGYPT - JANUARY 06: In this handout image provided by the Israeli Government Press Office (GPO), Israel's Prime Minister Benjamin Netanyahu (L) shakes hands with Egypt's President Hosni Mubarak during their meeting on January 6, 2011 in Sharm el-Sheikh, Egypt. Israel's Prime Minister Benjamin Netanyahu met with Egypt's President Hosni Mubarak to discuss the stalemate between Israelis and Palestinians in peace negotiations which resumed for the first time in two years in September 2010. (Photo by Moshe Milner/GPO via Getty Images) *** Local Caption *** Benjamin Netanyahu;Hosni Mubarak

La rivolta egiziana contro il regime di Mubarak è vista con simpatia in gran parte del mondo e del mondo occidentale, ma anche con riflessioni su quale sia esattamente la sua natura e quale strada possa prendere: se la condizione di maggior modernità e apertura all’Occidente dell’Egitto rispetto agli altri stati mediorientali renda più probabile l’ipotesi di un percorso democratico, o se le componenti islamiste dell’opposizione al regime possano crescere e prevalere.

Ma se i sentimenti sono mescolati in Europa e negli Stati Uniti, la preoccupazione è invece molto più forte nella democrazia più vicina all’Egitto, quella di Israele. Dove i timori sono di due generi: che la rivolta possa contagiare le regioni palestinesi che si trovano sotto l’oppressione israeliana, Gaza in particolare, e che il suo vicino più importante, l’Egitto, possa cessare di essere l’interlocutore più disponibile tra gli stati della regione.

La corrispondente del Guardian da Gerusalemme scriveva stamattina che l’esercito israeliano è in allarme su quello che può succedere a Gaza, e sulla possibilità che il caos egiziano faccia arrivare nuove armi. Il passaggio di confine di Rafah è stato chiuso. Stamattina sul Corriere della Sera si riportavano le opinioni dell’ex ambasciatore israeliano negli USA Shoval Zalman e dello storico Benny Morris. Zalman vede la possibile caduta di Mubarak come un rischio di instabilità: “l’Egitto è il più importante paese arabo con cui siamo i pace”. Morris scrive che il regime di Mubarak è finito e si chiede se non ci sia un “rischio iraniano” nel futuro dell’Egitto, cosa che ribalterebbe completamente il quadro del Medio Oriente e persino il futuro del mondo.

I giornali israeliani seguono gli sviluppi egiziani con grandissima attenzione anche oggi. Stamattina il premier Netanyahu ha detto che “la pace tra Israele ed Egitto è durata per più di tre decenni e il nostro obiettivo è assicurare che queste relazioni continuino a esistere”.

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