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  • Mercoledì 26 gennaio 2011

«Il momento Sputnik della nostra generazione»

I passaggi più rilevanti del discorso di Obama sullo Stato dell'Unione

US President Barack Obama delivers his State of the Union Address before a joint session of Congress and the Supreme Court on January 25, 2011 on Capitol Hill in Washington, DC. AFP PHOTO / Nicholas KAMM (Photo credit should read NICHOLAS KAMM/AFP/Getty Images)
US President Barack Obama delivers his State of the Union Address before a joint session of Congress and the Supreme Court on January 25, 2011 on Capitol Hill in Washington, DC. AFP PHOTO / Nicholas KAMM (Photo credit should read NICHOLAS KAMM/AFP/Getty Images)

Questa notte Barack Obama ha tenuto davanti al Congresso il suo secondo discorso sullo Stato dell’Unione. Il testo integrale del discorso si può leggere qui, mentre invece qui si può trovare il video. Noi abbiamo selezionato e tradotto i passaggi più importanti ed efficaci dal discorso del presidente statunitense.
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«Dipende da noi»
Oltre tutto il rumore e le passioni e il risentimento del nostro dibattito pubblico, Tucson ci ha ricordato che non importa chi siamo o da dove veniamo: ognuno di noi è parte di qualcosa più grande e più importante di una preferenza politica o partitica. Di per sé questa semplice consapevolezza non ci accompagnerà in una nuova era di cooperazione. Quello che verrà da adesso in poi dipende da noi. Quello che verrà da adesso in poi non sarà determinato dal fatto che siamo seduti vicini stasera ma dal fatto che potremo lavorare insieme domani. Io credo che possiamo. Io credo che dobbiamo.

«Il mondo è cambiato»
Sì, il mondo è cambiato. La competizione per i posti di lavoro è reale. Ma questo non dovrebbe scoraggiarci, dovrebbe spronarci. Ricordate: pur con tutti i colpi che abbiamo preso negli ultimi due anni, pur con tutti i pessimisti che prevedevano il nostro declino, l’America è ancora la più grande e più prospera economia del mondo. Non ci sono lavoratori più produttivi dei nostri. Non c’è un paese che abbia più aziende di successo o che registri più brevetti a inventori e imprenditori. Siamo la casa dei migliori college e delle migliori università del mondo: gli studenti vogliono venire a studiare qui più che in qualsiasi altra parte della Terra.

Innovazione
La prima cosa da fare per conquistare il futuro è incoraggiare l’innovazione. Nessuno può prevedere quale sarà la prossima grande industria, da dove verranno i nuovi posti di lavoro. Trent’anni fa non sapevamo che una cosa chiamata Internet avrebbe portato a una rivoluzione economica. Quello che possiamo fare – e che l’America fa meglio di chiunque altro – è lasciare sprigionare la creatività e l’immaginazione della nostra gente. La libera imprenditoria guida l’innovazione. Ma siccome per le aziende non è sempre proficuo investire in ricerca, nel corso della storia il governo ha dato a scienziati e inventori il sostegno di cui hanno bisogno. È così che abbiamo piantato i semi da cui è nata Internet. Così abbiamo reso possibile la nascita di cose come i microprocessori e la tecnologia GPS.

Il momento Sputnik
Questo è il momento Sputnik della nostra generazione. Due anni fa, dissi che dovevamo raggiungere un livello di ricerca e sviluppo che non conoscevamo dalla Corsa allo spazio. Da qui a poche settimane, invierò una legge finanziaria al Congresso che ci aiuta a raggiungere quell’obiettivo. Investiremo in ricerca biomedica, in information technology e in energia pulita – un investimento che rafforzerà la nostra sicurezza, proteggerà il nostro pianeta e creerà innumerevoli posti di lavoro. Queste sono le cose su cui dobbiamo lavorare. E per potercele permettere, chiedo al Congresso di eliminare i miliardi di dollari dei contribuenti che diamo alle compagnie petrolifere. Non so se viene siete accorti, ma se la cavano benissimo da sole. Inoltre, l’energia pulita creerà posti di lavoro solo se le aziende che la producono troveranno un mercato. Quindi stasera vi invito a unirvi a me nel porci un nuovo obiettivo: da qui al 2035, l’80 per cento dell’elettricità americana verrà da fonti di energia pulita.

«Se vuoi fare la differenza nella vita di un bambino»
Nei prossimi dieci anni, la metà dei nuovi posti di lavoro richiederà un’istruzione che va oltre un diploma di scuola superiore. E intanto oltre un quarto dei nostri studenti non finisce nemmeno quella. La qualità della nostra matematica e delle nostre scienze sta dietro quella di diverse altre nazioni. Siamo precipitati al nono posto al mondo in proporzione al numero di laureati. La questione ci riguarda tutti – come cittadini, come genitori – e riguarda la nostra volontà di fare quel che si deve per dare a ogni bambino la possibilità di realizzarsi. Per questo, voglio dire una cosa ai giovani che ci ascoltano stasera e stanno riflettendo sul loro futuro: se vuoi fare la differenza nella vita del tuo paese, se vuoi fare la differenza nella vita di un bambino, diventa un insegnante. Il tuo paese ha bisogno di te.

«Non ha senso»
Oggi ci sono centinaia di migliaia di studenti che eccellono nelle nostre scuole ma non sono cittadini americani. Alcuni di loro sono figli di immigrati clandestini, e non hanno responsabilità per le azioni dei loro genitori. Sono cresciuti come americani, sono fedeli alla nostra bandiera e intanto vivono ogni giorno con la minaccia della deportazione. Altri vengono qui dall’estero a studiare nei nostri college e nelle nostre università. Non appena si laureano, però, noi li rispediamo a casa loro così che possano competere contro di noi. Non ha senso.

Ricostruire l’America
Il terzo passo per conquistare il futuro è ricostruire l’America. Per attrarre nuove imprese sul nostro territorio ci serve il modo più veloce e affidabile possibile per spostare persone, beni, informazioni: dalle ferrovie ad alta velocità alla rete internet ad alta velocità. Le nostre infrastrutture devono essere le migliori: ora non lo sono più. In Corea del Sud le case hanno internet più veloce delle nostre. Ci sono paesi in Europa e in Russia che investono più di noi in strade e ferrovie. La Cina produce più velocemente treni e aeroporti.

Internet wireless
Da qui ai prossimi cinque anni, faremo sì che sia possibile estendere la copertura internet wireless ad alta velocità al 98 per cento degli americani. Non si tratta solo di navigare più velocemente o non far cadere la linea quando telefoniamo. Si tratta di collegare ogni parte dell’America all’era digitale. Si tratta di una comunità rurale in Iowa o in Alabama dove fattori e piccoli imprenditori possono vendere i loro prodotti in tutto il mondo. Si tratta di un pompiere che può scaricare la planimetria di un edificio in fiamme su uno smartphone. Si tratta di uno studente che può studiare su un libro digitale, di un malato che può parlare col proprio medico e vederlo in faccia senza spostarsi.

Il debito pubblico
L’ultimo passo – il più critico – per conquistare il futuro è accertarci di non finire sepolti da una montagna di debito. Viviamo con l’eredità di un debito che è cominciato dieci anni fa. Alla luce della crisi finanziaria, una parte di quel debito è servito a a salvare posti di lavoro e mettere dei soldi nelle tasche della gente. Ora che il peggio è passato, dobbiamo affrontare il fatto che il nostro governo spende più di quanto incassa. Non è sostenibile. Ogni giorno le famiglie fanno sacrifici per vivere con i loro mezzi: meritano un governo che faccia lo stesso. Per questo propongo il congelamento della spesa interna per i prossimi cinque anni. Questo ridurrebbe il debito di 400 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni e richiederà tagli dolorosi.


Dove tagliare
So che c’è chi in questa Camera chiede tagli ancora più profondi e incisivi, e ho intenzione di eliminare tutte le cose di cui credo possiamo fare a meno. Ma facciamo attenzione a non farlo sulle spalle dei nostri cittadini più vulnerabili. E facciamo attenzione a tagliare quello che è davvero superfluo. Ridurre il debito tagliando gli investimenti nell’innovazione e nell’istruzione è come alleggerire un aereo troppo carico buttando via il motore: all’inizio magari potrà sembrarti di andare più veloce, ma poi arriva lo schianto. La spesa interna rappresenta poco più del 12 per cento del nostro bilancio. Per fare altri progressi dobbiamo smetterla di far finta che tagliare quella spesa da sola possa essere abbastanza. Non è così. Se abbiamo davvero a cuore la riduzione del debito, per esempio, non possiamo permetterci tagli fiscali per il 2 per cento di americani più ricchi. Prima di togliere i soldi alle nostre scuole dovremmo chiedere ai milionari di rinunciare ai loro sgravi. Non si tratta di punire il loro successo, ma di promuovere il successo dell’America.

Il governo e il salmone
Nonostante viviamo e lavoriamo nell’era dell’informazione, l’ultima grande riorganizzazione del governo risale all’era della tv in bianco e nero. Oggi abbiamo dodici diverse agenzie governative che hanno a che fare con le esportazioni. Cinque diverse entità che si occupano di case. Questo è il mio esempio preferito: il ministero degli Interni si occupa del salmone quando sta in acqua, ma il ministero del Commercio se ne prende carico quando sta sotto sale. Quando è affumicato la cosa diventa ancora più complicata. Ora, abbiamo fatto grandi passi avanti negli ultimi due anni utilizzando la tecnologia e liberandoci degli sprechi. I veterani possono scaricare la loro storia medica con un clic. Stiamo vendendo ettari di uffici federali inutilizzati per anni, taglieremo la burocrazia per venderne ancora. Ma dobbiamo fare di più. Nei prossimi mesi, la mia amministrazione metterà in piedi una proposta per fondere, consolidare e riorganizzare il governo federale in un modo più funzionale all’obiettivo di costruire un’America più competitiva.

La storia di Brandon Fisher
Possiamo avere differenze nelle politiche da adottare, ma crediamo tutti nei diritti espressi dalla nostra Costituzione. Possiamo avere opinioni differenti, ma crediamo nella stessa promessa che dice che c’è un posto in cui ce la puoi fare, se ci provi. Possiamo avere storie differenti, ma crediamo nello stesso sogno che dice che questo è il paese in cui tutto è possibile. Non importa chi sei e da dove vieni. Quel sogno è la storia di un piccolo imprenditore che si chiama Brandon Fisher.

Brandon ha aperto la sua azienda a Berlin, in Pennsylvania: è specializzato in una nuova tecnica di trivellazione. Un giorno, l’estate scorsa, ha sentito che dall’altra parte del mondo trentatré persone erano rimasti intrappolati in una miniera in Cile e nessuno sapeva come salvarli. Brandon ha pensato che la sua azienda poteva dare una mano. Ha progettato un sistema di salvataggio che poi è diventato noto come Plan B. I suoi operai hanno lavorato senza soste per costruire la strumentazione necessaria. Poi Brandon è andato in Cile. Insieme ad altri, ha cominciato a trivellare senza soste, lavorando tre o quattro giorni senza dormire. Trentasette giorni dopo il Plan B ha funzionato e i minatori sono stati salvati. Ma siccome non gli piace stare al centro dell’attenzione, Brandon era già tornato a casa, lavorando al suo nuovo progetto. Pochi giorni dopo, uno dei suoi impiegati ha detto: “Abbiamo dimostrato che Center Rock è una piccola azienda, ma fa grandi cose”. Noi facciamo grandi cose. Dai primi giorni della nostra fondazione, l’America è la storia di gente normale che osa sognare. Così conquisteremo il futuro.

foto: NICHOLAS KAMM/AFP/Getty Images