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  • Martedì 25 gennaio 2011

Poche prove contro Bradley Manning

Non ci sono ancora prove del collegamento tra il soldato americano e Julian Assange

L’esercito americano ha fatto sapere che le indagini in corso su Bradley Manning, il soldato accusato di avere passato migliaia di rapporti diplomatici riservati a Wikileaks, per il momento non  hanno trovato niente che possa metterlo in relazione a Julian Assange.

Le indagini hanno confermato che Manning ha effettivamente scaricato  illegalmente sul suo computer decine di migliaia di documenti e li ha poi passati a una fonte esterna, ma al momento non c’è nessuna prova del fatto che li abbia passati a Julian Asssange, né che sia mai stato in contatto con lui.

Bradley Manning è un’analista ventitreenne dell’intelligence americana, ed è diventato il primo sospettato dopo la denuncia di un ex hacker, Adrian Lamo, all’FBI. Secondo l’accusa, Manning avrebbe contattato via chat l’hacker lo scorso 21 maggio mentre si trovava in servizio a Baghdad, e gli avrebbe confessato di aver passato a Wikileaks il video del “Collateral Murder”, in cui un elicottero americano uccide diversi civili in uno scontro a fuoco. Oltre ad assumersi la responsabilità del video, l’analista avrebbe detto di avere in mano 260mila rapporti riservati delle ambasciate americane, più o meno l’esatto numero di quelli che, qualche mese dopo, Wikileaks ha pubblicato.

L’esercito ha anche negato con forza che Manning sia mai stato maltrattato nel carcere militare di Quantico, Virginia, in cui si trova. Wikileaks non ha ovviamente mai confermato Manning come fonte, ma attraverso il suo fondatore Julian Assange lo ha più volte definito, con dei giri di parole (“se fosse stato lui”), un “eroe”, in qualche modo avallando la tesi dell’accusa. Tutt’ora l’account su Twitter di Wikileaks ha un avatar con la scritta “Free Bradley”.