Un’altra condanna sbagliata in Texas

In Texas un uomo è stato dichiarato innocente dopo trenta anni di carcere, decisiva la prova del DNA

di Elena Favilli

C’è un libro pubblicato da McSweeney’s e curato da Dave Eggers che si chiama “Surviving Justice“: sopravvivere alla giustizia. Raccoglie le testimonianze di tredici americani ingiustamente condannati per crimini che non hanno mai commesso e del difficile reinserimento nella società dopo avere dimostrato la loro innocenza, e dopo avere passato decine di anni in carcere. Le loro storie si assomigliano un po’ tutte: processi confusi, prove incerte, false testimonianze, interrogatori pilotati, errori della scientifica.

Cornelius Dupree ha una storia simile: dopo trent’anni di carcere un giudice del Tribunale di Dallas lo ha dichiarato innocente in seguito all’analisi dei risultati del DNA. Era stato condannato per stupro e rapina quando aveva 21 anni, ora ne ha 51. Il Texas ha liberato 41 persone dal 2001 grazie agli esami del DNA, più di qualsiasi altro stato americano.

«Devo ammettere che provo sentimenti contrastanti», ha detto Dupree ai giornalisti appena uscito dal carcere «c’è molta rabbia, ma c’è anche molta gioia, e alla fine la gioia forse è più grande della rabbia: sono sopraffatto dalla gioia di essere libero». Poi ha aggiunto una frase: «Poteva capitare a chiunque, sfortunatamente è capitato a me. È il sistema che va cambiato».

Secondo i dati di Innocence Project, il 75% percento delle condanne attribuite erroneamente dipende da scambi di identità che potrebbero essere evitati con l’esame del DNA. Dupree era stato accusato di avere derubato una coppia insieme a un suo complice e poi di avere stuprato la donna. L’uomo non riconobbe inizialmente Dupree nel cosiddetto confronto all’americana, ma la donna sì. Durante il processo, entrambi confermarono di riconoscere Dupree e un altro uomo, Anthony Massingili, come i loro aggressori. Dupree fu condannato a 75 anni di carcere. Anche Massingili a breve dovrebbe essere scarcerato.

I casi di condanne sbagliate fanno sempre molto discutere negli Stati Uniti, dove in molti stati vige ancora la pena di morte e gli errori giudiziari possono essere molto cari. Nel 2009 il caso di Todd Willingham sembrò per la prima volta suggerire che la giustizia americana poteva avere ucciso un innocente, ma il caso fu insabbiato dal governatore del Texas Rick Perry che sostituì quattro dei nove membri della commissione che stava indagando. Lo scorso novembre il Texas Observer ha pubblicato un’inchiesta esclusiva su quello che sembra essere un nuovo errore irreversibile commesso da un tribunale dello stato texano.