Cosa sappiamo dell’attentato dell’Addaura

Il 20 giugno del 1989 fu ritrovata una grossa quantità di dinamite sulla spiaggia della villa di Falcone

Da ieri si è ricominciato a parlare del fallito attentato dell’Addaura a Giovanni Falcone, le cui indagini – a oltre vent’anni dai fatti – sono di fatto ancora aperte. I fatti risalgono al 20 giugno del 1989 e rappresentano un episodio centrale sia della guerra tra mafia e Stato degli anni Novanta sia della presunta e più volte insinuata presenza di infiltrazioni mafiose all’interno dello Stato e dei servizi segreti.

Il giudice Giovanni Falcone si trovava in vacanza sulla costa dell’Addaura, vicino Palermo, in una villa che aveva affittato per l’estate. Falcone era ovviamente seguito dalla scorta, e la villa aveva davanti un fazzoletto di spiaggia. Quella sera a casa di Falcone c’erano anche i magistrati svizzeri Claudio Lehmann e Carla Dal Ponte, che in quei mesi stavano indagando su un traffico di denaro dalla Sicilia alla Svizzera. Il giudice palermitano li aveva invitati per una cena e un bagno. La mattina dopo la cena, gli uomini della scorta facevano una perlustrazione di routine sulla spiaggia. Camminando sulla spiaggia, però, un agente aveva visto una borsa contenente cinquantotto candelotti di dinamite, ovviamente inesplosa.

È la storia dell’attentato fallito dell’Addaura, sulla quale da subito si scatenarono diverse polemiche – ci fu chi disse che Falcone se l’era fatto da solo, “per farsi pubblicità” – e rispetto alla quale le indagini non chiarirono mai del tutto la dinamica e i mandanti. Negli ultimi anni, poi, le dichiarazioni di alcuni pentiti avevano reso il quadro generale ancora più torbido, ipotizzando la presenza sul luogo dell’attentato di alcuni boss mafiosi e di due agenti dei servizi segreti. Qualche mese fa Repubblica aveva dedicato due pagine alla vicenda, raccontando in un articolo di Attilio Bolzoni come il 20 giugno del 1989 davanti alla villa di Giovanni Falcone ci fossero due gruppi. Uno a terra, formato da mafiosi e uomini dei servizi segreti. Un altro in mare, su un canotto con a bordo due sub. I due sub sarebbero stati due agenti segreti – Antonino Agostino, Emanuele Piazza – impegnati per evitare che la bomba esplodesse.

Agostino e Piazza erano due poliziotti specializzati nella caccia ai latitanti. Entrambi furono uccisi poco dopo l’attentato fallito – Agostino nell’agosto del 1989, Piazza nel marzo del 1990 – e su entrambe le loro morti non si è fatta mai la necessaria chiarezza. La notizia di ieri è che la polizia scientifica ha estratto quattro profili genetici da una maglietta, una maschera e una muta da sub ritrovate sulla scogliera poco dopo il ritrovamento della dinamite. Uno di questi profili genetici corrisponde a quello di Angelo Galatolo, 44 anni, boss mafioso già condannato per i fatti dell’Addaura. Gli altri tre DNA non corrispondono ancora a dei nomi.

Sappiamo però – lo ha detto il collegio di periti nominato dal gip Lirio Conti – che quei codici genetici non appartengono ad altri boss già condannati o indagati di recente. Così come sappiamo che non appartengono né all’agente Antonino Agostino né al suo collega Emanuele Piazza, che secondo alcuni pentiti avrebbero sventato l’attentato. Questo ridimensiona l’attendibilità di alcuni pentiti e rafforza quella di altri, soprattutto quello a cui gira l’indagine, Angelo Fontana. Che aveva parlato della presenza di Angelo Galatolo e che aveva escluso la presenza di uomini dei servizi. Così oggi il Corriere della Sera.

Il pentito Angelo Fontana ha dichiarato al pm Nicolò Marino, all’aggiunto Domenico Gozzo e al procuratore Sergio Lari che sulla scogliera dell’Addaura c’era solo una squadra di mafiosi. «L’attentato non si fece – ha spiegato – perché Nino Madonia disse di rientrare dopo aver notato la presenza dei poliziotti di guardia a casa Falcone». Angelo Galatolo, che aveva in mano il telecomando della bomba, si gettò in mare.

Il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, ha detto che i riscontri rappresentano “sicuramente un dato positivo”. La prossima udienza del processo sul fallito attentato dell’Addaura, riaperto due anni fa, si terrà il 25 gennaio. Rimangono aperte le indagini sulle ricostruzioni dei pentiti riguardo il ruolo dei servizi segreti, così come rimangono aperte quelle sull’attentato fallito: se dei quattro profili genetici solo uno corrisponde a uno dei mafiosi condannati, a chi corrispondono gli altri?