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  • Sabato 25 dicembre 2010

Le condanne alla giunta militare argentina

Breve storia e dettaglio delle condanne all'ex dittatore Videla e ai suoi generali, e dei processi ancora in corso

Tre giorni fa l’ex dittatore argentino Jorge Rafael Videla è stato condannato all’ergastolo da un tribunale argentino. Da quel momento Videla è detenuto in un penitenziario. La condanna non si deve genericamente al golpe e ai crimini compiuti nel corso del regime, bensì a un singolo episodio: il sequestro, la tortura e la fucilazione di trentuno prigionieri politici detenuti in un carcere di Cordoba nel 1976, pochi mesi dopo il golpe che lo portò al potere.

Videla era già stato condannato all’ergastolo, insieme ai suoi generali, nel 1985: appena due anni dopo la fine della sua dittatura. Quella condanna era stata però annullata dal contestato indulto emanato nel 1990 dal presidente Carlos Menem, nel tentativo di riconciliare il paese e mettersi alle spalle la dittatura. Nel 2003 l’allora presidente argentino Nestor Kirchner si fece promotore di una norma che, una volta approvata, avrebbe permesso di annullare l’indulto. Nel 2005 la Corte costituzionale argentina decretò che quell’indulto era incostituzionale e negli ultimi anni sono stati aperti diversi procedimenti a carico di Videla e dei suoi generali riguardo singoli episodi di crudeltà. Ci sono infatti altri due processi in corso, uno a Buenos Aires e uno a Mar del Plata, che vedono imputati altri cinquanta ex membri del regime.

Ieri Giovanni Maria Bellu ha raccontato sull’Unità la storia di Angela Lita Boitano, 79 anni, cittadina italiana residente in Argentina e madre di due dei trentamila desaparecidos vittime della dittatura. Il quotidiano argentino Página 12 ha fatto invece il punto della situazione sui principali protagonisti del regime: chi è stato condannato, chi è in attesa di giudizio, chi è stato assolto.

In quindici sono già stati condannati all’ergastolo. Tra questi ci sono appunto Videla, allora capo della giunta militare, e poi Luciano Benjamin Menendez, già condannato a quattro ergastoli, Vicente Meli, responsabile della repressione del dissenso, agli arresti domiciliari dal 2007, Mauricio Carlos Poncet, responsabile della custodia e del trattamento dei prigionieri politici. Un’altra decina di imputati, appartenenti alle seconde file del regime, sono stati assolti. José Felipe Tavip, medico, era l’unico civile imputato per i crimini del regime ed era accusato di aver falsificato un certificato di morte per coprire un membro del regime. È stato dispensato dal processo per motivi di salute.