Michael Moore aveva esagerato, in “Sicko”?

Secondo un rapporto diplomatico, Cuba proibì la distribuzione del documentario che elogiava la sanità cubana, perché dipingeva un'immagine troppo positiva

Aggiornamento: sul suo sito, Michael Moore ha risposto al rapporto ottenuto da Wikileaks e pubblicato sul Guardian, indicando come false le sue affermazioni.

C’è solo un problema — l’intera nazione di Cuba ha visto il film sulla televisione nazionale il 25 aprile 2008! Ai cubani il film è piaciuto così tanto che è diventato uno dei pochi film americani a ottenere una distribuzione nei cinema di Cuba. Assicuro personalmente che una pellicola 35mm si trova al Film Institute di L’Avana. Ci sono state proiezioni di Sicko in città di tutto il paese. A L’Avana, Sicko è stato proiettato al celebre Yara Theater.

Il regista segnala poi una serie di siti che riportano l’effettiva proiezione del film a Cuba, e le parole di apprezzamento del ministero della sanità di Cuba nei confronti del film, che avrebbe «aiutato a promuovere i principi umanitari su cui si basa la società cubana».

– — –

In un rapporto dell’ambasciata americana a L’Avana si racconta che Cuba avrebbe proibito la distribuzione nei cinema del documentario Sicko di Michael Moore perché conteneva un ritratto del sistema sanitario cubano eccessivamente positivo, lontano dalla realtà, che avrebbe potuto innervosire il popolo cubano. Sicko era stato mostrato a diversi medici cubani, che “sarebbero stati così infastiditi dal film da lasciare la stanza”.

Il film, uscito nel 2008, metteva in cattiva luce il sistema sanitario americano tramite il confronto con quello cubano, che nel film veniva dipinto magnificamente: una sanità di alto livello accessibile a tutti. A quanto pare Moore avrebbe però calcato parecchio la mano.

XXXXXXXX ha dichiarato che le autorità cubane hanno proibito il documentario Sicko di Michael Moore per la sua natura sovversiva. Sebbene l’intento del film fosse quello di screditare il sistema sanitario USA elogiando l’eccellenza del sistema cubano, il regime sapeva che il film raccontava un mito, e non ha voluto rischiare una forte reazione negativa dei cittadini, mostrando attrezzature evidentemente non accessibili alla stragrande maggioranza di loro.

Il rapporto arriva da una sezione dell’ambasciata americana a L’Avana, l’USINT, di cui fanno parte funzionari del dipartimento di stato USA e membri dello staff locali. È firmato dall’ex direttore della sezione, Michael E. Parmly, ed è basato sulle dichiarazioni del medico professionista dei servizi esteri, che racconta la situazione del sistema sanitario cubano attraverso conversazioni con persone del luogo, visite non autorizzate negli ospedali e l’assistenza data ai membri dell’USINT per accedere ai servizi sanitari.

Per le sue riprese Moore ha usato l’ospedale Hermanos Ameijeiras, costruito nel 1982 e ristrutturato di recente. Al contrario di quanto affermato nel film, secondo il rapporto per ottenere l’assistenza medica a Cuba è necessaria una tangente, o una raccomandazione da qualcuno interno all’amministrazione dell’ospedale. “I cubani dicono di essere molto risentiti per non poter accedere al miglior ospedale di L’Avana”. Secondo il medico, Moore avrebbe ricostruito più accuratamente il sistema sanitario cubano andando a visitare l’ospedale Calixto Garcia, quello in cui finiscono la maggior parte dei cittadini, un edificio “in rovina”, costruito nell’Ottocento, che “ricorda le condizioni dei paesi più poveri del mondo”.