La diretta dal Senato

Berlusconi ha parlato alle 9, la discussione al Senato è chiusa: alle 16 il dibattito alla Camera

Italian Prime Minister Silvio Berlusconi reacts after delivering an address to the Senate on December 13, 2010 in Rome. Prime Minister Silvio Berlusconi faces a knife-edge confidence vote in parliament the day after that could either trigger his downfall or see the resilient Italian leader bounce back once again. AFP PHOTO / ALBERTO PIZZOLI (Photo credit should read ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)
Italian Prime Minister Silvio Berlusconi reacts after delivering an address to the Senate on December 13, 2010 in Rome. Prime Minister Silvio Berlusconi faces a knife-edge confidence vote in parliament the day after that could either trigger his downfall or see the resilient Italian leader bounce back once again. AFP PHOTO / ALBERTO PIZZOLI (Photo credit should read ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)

Tra oggi e domani si decide la sorte del governo Berlusconi. La Camera discuterà e voterà le mozioni di fiducia presentate dall’opposizione e dai finiani, il Senato discuterà e voterà il documento di sostegno al governo presentato da PdL e Lega. Tutte le cose da sapere per seguire i lavori sono nella nostra guida.

14,20: chiede ancora “al flì” di pensarci bene: “la notte porta consiglio”. E annuncia la questione di fiducia sul documento di sostegno al Governo della maggioranza. Fine della seduta e della diretta.

14,19: proteste, Schifani dice “non siamo in un’arena”, forse distratto dai paragoni di poco fa con le amministrazioni pubbliche della Spagna.

14,18: “infine, la giustizia. Non parlo per amor di patria della giustizia penale”

14,17: dopo la garbata e rispettosa introduzione – grandi ringraziamenti a tutti – l’uomo si sta animando. Gesticola ininterrottamente e alza la voce.

14,16: attacca i precedenti governi sul deficit. Proteste. Il PCI era compromesso, aveva votato “il 90%” delle decisioni di quei governi fino al ’92. Proteste.

14,14: solita versione. Loro hanno risolto tutto, poi sono andati via dicendo cosa si doveva fare e le amministrazioni di sinistra non hanno fatto “assolutamente nulla”. Nessuna parola sulle promesse fallite di questi mesi.

14,13: Napoli, sentiamo.

14,13: “È stato tentato di gettare del fango sulla Protezione Civile”

14,12: Rivendica i successi dell’Aquila tra le proteste dell’opposizione.

14,10. “Garantisco sui miei figli che non c’è un solo dollaro delle operazioni in Russia che entra nelle mie tasche”

14,09. “Voi stavate con l’Unione Sovietica quando non dovevate starci e adesso che dovreste stare con la Federazione Russa siete contro la Russia”

14,08. Grandi rivendicazioni dei suoi rapporti con la Russia, con Putin e Medvedev, grandi successi, grandi amicizie.

14,06. Berlusconi risponde a Zanda e rivendica tutti i suoi successi di politica estera, lo dirà “la storia”.

14,04. Berlusconi comincia elogiando molto i senatori di Futuro e Libertà, le loro critiche costruttive, la loro passione, e chiede loro di “riflettere”.

14,02. Attenzione, Quagliarello dice che quelli del PdL sono disposti “a prendersi il rischio essere chiamati populisti”. Parla Berlusconi.

13,59. “Chi presenta una mozione di fiducia provenendo dalla maggioranza deve sapere dove va a parare”, “È il momento di mettere fine all’ipocrisia”, “Pretendiamo rispetto per chi voterà per il governo” e altre frasi roboanti del genere.

13.52. “Nel 2010 bisogna prendere atto che la guerra fredda è finita”, dice Quagliariello. Lo fa per difendere Berlusconi e i suoi rapporti con Putin. Ma contraddice la metà dei suoi colleghi, che per una mattinata hanno parlato di muro di Berlino, comunismo, patto di Varsavia e Unione Sovietica.

13,51. “In questi anni l’Italia ha rafforzato la sua posizione nel mondo”.

13,50. Ultimo intervento prima della pausa, si chiude in bellezza: Quagliariello.

13,48. Zanda decide che è necessario citare nel suo intervento Anna Politkovskaja e Mikhail Khodorkovsky, ma inciampa parecchio nella pronuncia. E quindi i due diventano Anna Politoska e Mikhail Kho-dorkos.

13,46. Qualcuno ha interrotto Zanda, che se l’è presa molto con Gasparri: “Guardi che non è in uno studio di Mediaset!”. Solo che non l’aveva interrotto Gasparri bensì Giovanardi, i banchi della maggioranza rumoreggiano, Zanda si scusa col presidente del Senato.

13,41. Fini vedrà a pranzo le cosiddette colombe di Futuro e Libertà, Moffa e Siliquini.

13,40. Parla Luigi Zanda del PD, secondo cui “questo è il primo vero voto politico di questa legislatura”.

13,37. La nascita di Futuro e Libertà è stata un’operazione di “transcubismo”, dice Mazzatorta.

13,34. “Questo sistema elettorale tanto vituperato è consono a una democrazia maggioritaria”, dice il senatore leghista Mazzatorta.

13,30. Comunque i senatori stanno tutti lì a gonfiare il petto e ricordare all’aula quanto sono coraggiosi, e liberi, e independenti, che dicono le cose che pensano e non hanno paura di niente e di nessuno.

13,25. Aldo Cazzullo sta lì, in Senato, e racconta sul Corriere quello che noi non vediamo. Stracquadanio: «Pagato il mutuo a un parlamentare? Embè? Mica è reato!». Aracu su Scilipoti: «È stato come un ragazzo e una ragazza che dopo una lunga amicizia scoprono di essere innamorati»

13,23. Ora Poli Bortone, che accusa Berlusconi e i suoi di “grettezza comportamentale e verbale”. Ci si trascina stancamente, in Senato e nella redazione del Post.

13,12. Parla il senatore Mascitelli, dell’Italia dei Valori. In aula ci sono diversi banchi vuoti.

13.07. Le dichiarazioni di voto si faranno domani anche per il Senato, dalle 9 del mattino.

13,05. Baldassarri dice che la manovra di Tremonti, che ha votato, “frena la crescita” e fa un sacco di danni all’economia del paese. E dice di averla votata solo perché il governo aveva posto la fiducia.

12,57. Parla il senatore Baldassarri, di Futuro e Libertà.

12,55. “Ho la sensazione che lei queste promesse le abbia più minacciate che realizzate”. Berlusconi spazientito per le critiche di Pera.

12,48. Pera attacca molto la sinistra italiana, quella del presente e quella del passato, e qualche senatore dell’opposizione se ne lamenta. Schifani, che ha ripreso la presidenza dell’aula, scampanella.

12,45. Parla Marcello Pera, del Popolo della Libertà. Lamenta che Berlusconi ha fatto la sua relazione “senza alcun pathos”, e quindi annuncia che “mi permetterò di completarla inserendo alcuni miei concetti”.

12,42. Intanto Giampiero Catone ha detto che voterà la fiducia al governo. Se non cambia di nuovo idea – l’ha fatto molto spesso, di recente – questo vuol dire che Berlusconi può contare su 311 voti sicuri. Gliene servono 314, ci sono ancora in dubbio Scilipoti, Calearo e Guzzanti.

12,36. “L’esperienza del governo Berlusconi potrà concludersi solo in due modi: o con il voto o con il voto”.

12,31. Parla Lorenzo Bodega, della Lega Nord. Ex sindaco di Lecco. Se la prende molto con Fini, dice “intimire… ehm, intimare”. È quello che ha proposto la tassa sul permesso di soggiorno per gli immigrati. Il suo seggio al Senato è stato a lungo in bilico, perché non si era dimesso da sindaco entro i termini previsti dalla legge ed era quindi ineleggibile. La giunta delle elezioni lo ha salvato.

12,25. Anche lui parla della grande trasformazione epocale “iniziata a Berlino, col muro di Berlino”. Per la cronaca, sono passati vent’anni.

12,23. “In Sicilia si usa un termine molto espressivo per descrivere il terzo polo: u’ partitu da’annacata”. E poi infierisce: “Una sinistra in grado di vincere, avremo mai il piacere di vederla in questo paese?”

12,21. Nania si arrabbia con la sinistra perché non vince: perché non c’è democrazia senza «una sinistra che possa vincere o perdere in nome e per conto proprio».

12,18. Parla Domenico Nania, un mini-colonnello, diciamo.

12,15. Li Gotti dice che Berlusconi, con tutte le sue leggi ad personam, ha evitato “dieci anni di carcere, di cui solo tre indultabili”.

12,11. Ora parla Li Gotti, dell’Italia dei Valori. Li Gotti è stato un militante e politico di destra per oltre trent’anni. Nel 2003 è uscito da Alleanza Nazionale ed è entrato in IdV, dove è diventato responsabile giustizia.

12,09. “Noi di Futuro e Libertà, glielo dico da uomo, in questi giorni il tormento lo abbiamo dentro”.

12,04. Parla il senatore Saia, di Futuro e Libertà. Intanto girano due buone notizie per il governo. La prima è che Federica Mogherini sarebbe sul punto di partorire, e se così fosse domani l’opposizione dovrebbe fare a meno del suo voto. La seconda è che, forse anche fiutata l’aria, alcune delle cosiddette colombe di Futuro e Libertà starebbero valutando l’ipotesi di astenersi.

11,58. La tv del Senato ha una regia ingessatissima che non si schioda per nessun motivo dall’oratore. Vari testimoni riferiscono dei frequenti addormentamenti di Berlusconi, sempre prontamente scosso dal ministro Brunetta.

11,54. Un altro discorso inconcludente, dall’Assemblea Costituente al “meccanismo taglialeggi”. Prende la parola Maria Leddi, senatrice del PD.

11,49. Parla il senatore Pastore, del PdL. E legge.

11,48. “Lei otterrà questa fiducia. Ma io mi aspetto che lei faccia un atto di seria disponibilità verso il paese, un atto di amore. Lei parla sempre della sensibilità del suo cuore. Si dimetta”. Sbarbati conclude.

11,45. Sbarbati parla senza leggere e si rivolge direttamente a Berlusconi, chiedendogli di “impegnarsi perché i suoi successi personali siano i successi del paese”.

11,41. Sbarbati si lamenta del fatto che Berlusconi è distratto e si perde in “effusioni”. E sospira: “Almeno fossero dirette al femminile!”

11,39. Parla Luciana Sbarbati, già repubblicana, uscita dal PD lo scorso aprile e ora aderente al gruppo misto.

11,37. Elenca cinque “quesiti-chiavi” da affrontare sul mondo del lavoro, ma sono tutti davvero troppo vaghi e generici perché il cronista qui ve li trascriva.

11,34. Rosy Mauro ha lasciato la presidenza dell’aula a Vannino Chiti. Ora parla Maria Ida Germontani, di Futuro e Libertà: quella che era stata dal parrucchiere, accanto a Valditara. Legge, e dice che “la FIAT non c’è più, almeno come l’abbiamo conosciuta fino a oggi”.

11.33. Poi parla di difesa, che è la sua materia. “Questo è uno dei paesi più sicuri del mondo”.

11.31. “Il popolo saprà premiare chi è rimasto fermo nelle promesse”. Appunto, siamo fermi lì. Fermissimi.

11.29. Ora parla Luigi Ramponi del PdL. Ha ottant’anni ed è stato Comandante generale della Guardia di Finanza. E parla di “elezioni amministrative di medio termine”. Poi riparla della amministrative e parla di “vittoria di secondo termine”. Almeno lui non legge, però. “Il disastro, con buona pace vostra, non c’è”.

11,27. Per quanto chi di mestiere fa il politico e il parlamentare dovrebbe essere in grado di parlare per sette minuti senza leggere da un foglio, capiamo che leggere possa essere utile a stare nei tempi, a non dimenticare nulla. Ok. Ma fare delle prove? Dare un’occhiata al discorso prima di leggerlo? Casson ha letto il suo discorso come se non l’avesse mai letto prima, sbagliando le pause, fermandosi quando non si doveva fermare, come la voce meccanica degli aeroporti.

11,23. Casson legge, e legge, e legge…

11,19. Saccomanno parla delle condizioni delle carceri e illustra la sua proposta perché le pene detentive non superiori a un anno possano essere eseguite a domicilio. Ha fatto appello quindi all'”umanità” del premier e del ministro della giustizia. Ulteriori dettagli sulla proposta si possono trovare sul suo sito. Ora parla Casson, del PD.

11,16. Ivan Scalfarotto scrive su Twitter: «Ma nessuno dice a Rosy Mauro che non si può presiedere il Senato con un enorme simbolo di partito sull’abito?». Intanto prosegue l’intervento di Saccomanno.

11,15. Il senatore Saccomanno del PdL, invece, dice che farà un intervento “di nicchia”.

11.,13. Pardi ha accusato Berlusconi più o meno delle solite cose, compresa “la sua retorica fallocratica”. I senatori della maggioranza si sono un po’ agitati.

11,07. Parla il senatore Pardi, dell’Italia dei Valori.

11,05. La cosa strana è che c’è chi nei banchi dell’opposizione strepita e contesta Gramazio, come se il suo fosse un intervento serio. Ora sta rivendicando un voto importante del Movimento Sociale Italiano negli anni Sessanta. E se la prende con uno dall’altra parte. “TE! SPECIALMENTE TE! Che sei succube di quello schieramento!”

11,02: Gramazio è partito con le accuse alla sinistra che sosteneva la Russia e le Brigate Rosse contro chi appoggiava l’Occidente. E urla come un ossesso, come se in aula si stesse discutendo l’adesione alla NATO. “Muro di Berlino!” “Patto di Varsavia!”

10,57: Cosentino ha fatto una tirata da repertorio contro il governo, almeno leggeva poco. Ora Gramazio, del Popolo delle Libertà.

10,51: “l’unica strada percorribile è quella di confermare la fiducia al presidente Berlusconi”. Ora parla Cosentino, senatore del PD.

10,49: il senatore Cosimo Gallo, che parla adesso, è quello che lo scorso marzo propose l’esenzione dal ritiro dei punti dalla patente per gli autisti delle auto blu.

10,46: parla il senatore Gallo, del PdL.

10,44: il discorso di Bonino è assai più alto della questione “chi vince chi perde” e descrive un disastro politico italiano assai più ampio. “Preoccupati soprattutto da quello che avverrà dopo il voto”

10,44: “Noi abbiamo dialogato con tutti e con trasparenza, e ringrazio Bersani per aver riconosciuto che non siamo mossi da interessi di potere”

10,42: Bonino sta dicendo in sostanza “avete fatto schifo ma nessuno si senta assolto, qua dentro”.

10,41: Bonino legge, ma in modo capace. Grande silenzio in aula.

10,40: Bonino attacca sulla Russia e sulla Libia, e sull’aver trascurato l’Europa. Attacca sulla giustizia e sulle carceri, dove il governo si è “piegato a un’alleanza trasversale”.

10,38: “la peste italiana viene da più lontano, da prima ancora che lei si affacciasse sulla scena politica, sicché lei non è che il prodotto del clima antidemocratico e partitocratico”.

10,37: parla Emma Bonino.

10,36: ora ha citato l’Università di Bologna attribuendole “duemila anni”, poi si è accorto dell’inciampo, ha detto “no, duemila, no…”, e ha cambiato discorso.

10,35: Fantetti è in senato da solo qualche mese, essendo subentrato al famigerato senatore Di Girolamo.

10,33: Fantetti ha un’impostazione oratoria anomala: parla a braccio e senza leggere, ma senza aggiungere nessuna enfasi interpretativa, con le mani congiunte e umilmente ingobbito.

10,32: il senatore Fantetti del PdL, parla degli italiani all’estero.

10,30: bilancio a un’ora e mezzo. Neanche un intervento all’altezza della situazione, né in forma che in contenuti: tutto repertorio ordinario, fogli e fogli prevedibili, non uno in grado di attrarre attenzione. Vediamo come va avanti.

10,29: “la trasmissione di Fazio e Saviano vi ha dato fastidio”

10,27: Franco, ricercatrice, esperta di cose della scuola, parla di tagli a cultura e scuola. E attacca il Cepu, benvoluto da Berlusconi.

10,25: parla la senatrice Franco, PD. Parla della Gelmini come “signora ministra”.

10,23: il senatore Baldini, viareggino ed ex sindaco, legge anche lui.

10,20: Baldini cita Wikileaks. Per dire che la sinistra se ne è approfittata. E ribatte con la “famosa mèrcianbàn” di Palazzo Chigi e i soldi presi dall’ambasciata sovietica.

10,18: parla il rotondo senatore Baldini del PdL. Intanto Schifani ha ceduto la presidenza alla senatrice Mauro.

10,17: data la freddezza dell’intervento, inevitabilmente lo spettatore è attratto dalle pose della senatrice accanto a Valditara e dal lavoro del suo parrucchiere.

10,13: parla il senatore Valditara di Futuro e Libertà. Non stacca gli occhi e gli occhiali dai fogli, intervento molto precipitoso e contabile su tagli e bilanci.

10,12: Villari chiude parlando di Gimondi e Merckx.

10,09: raro caso di rappresentante nessuno, a pensarci. È stato eletto con liste bloccate da un partito che poi lo ha espulso e non lo ha accolto nessun altro partito. Un senatore di se stesso col vincolo di mandato più esiguo pensabile. E sta parlando da dieci minuti.

10,08: Villari si sta allargando nei tempi. “Se non mi avessero cacciato ieri, me ne sarei andato via oggi”

10,01: parla l’indimenticato senatore Villari, del gruppo misto. Approfitta della situazione per parlare della sua famosa espulsione, e fare la volpe e l’uva: ora ha capito che il PD non aveva senso. Attacca gli avvicinamenti del PD a Vendola e Di Pietro.

9,59: “Un’autorità istituzionale tra virgolette”, dice alludendo a Fini.

9,58: Compagna urla. Parla di una “mazza da suonare metaforicamente sulla testa del ministro Bondi”. Parla a braccio, anche se un po’ sguaiatamente.

9,56: Luigi Compagna del PdL sostiene di non voler seguire la strada polemica di Latorre, e subito alza la voce e ricorda chi sia il sindaco di Napoli. Proteste. Schifani richiama.

9,55: Latorre ricorda la poesia di Mastella, quella del Neruda falso, ma non si capisce perché, e chiude

9,54: “non vedo platee acclamanti che chiedono un Berlusconi bis”

9,54: “la battaglia contro il governo in carica è già stata vinta a tavolino per abbandono del campo da parte dell’avversario”

9,51: “il debito pubblico è al 120% del Pil, c’è una gigantesca questione meridionale irrisolta, sono alte le tasse, è alta l’evasione”

9,48: parla il senatore Latorre, Partito Democratico. Legge anche lui, ma con un po’ più di disinvoltura (non tantissima, ha già perso il segno).

9,47: “coerentemente e lealmente ribadiamo la fiducia a lei presidente Berlusconi e a tutto il governo. Non c’è tempo da perdere: avanti con le riforme!”

9,45: la qualità oratoria della senatrice Mauro lascia molto a desiderare. Quanto ai contenuti, retorica di repertorio: il popolo, la nostra gente, le poltrone, la nomenclatura, il palazzo.

9,41: bisogna fare il federalismo, dice Mauro. Applausi isolati dai suoi compagni di partito. Mauro legge, piuttosto meccanicamente.

9,40: un sacco di gente esce e Mauro si lamenta del “brusìo”

9,38: un minuto di pallausi, poi Schifani dà la parola alla senatrice Mauro della Lega che vuole “proseguire la politica del fare”

9,37: finito. “Il popolo italiano quando verrà il momento saprà valutare con giustizia i meriti e le responsabilità”

9,37: “la ragionevolezza e la responsabilità prevale sempre sull’irragionevolezza e l’irresponsabilità”

9,36: “lavoreremo anche per rafforzare la squadra di governo”

9,35: “oggi è in gioco la scelta tra il proseguimento di un progetto di cambiamento e la restaurazione”. Il fatto è che “la restaurazione” per gli italiani comincia a diventare un auspicio.

9,34: “in una democrazia è il popolo che sceglie i leader e non i leader che scelgono il popolo” (ma che vuol dire?)

9,33: “mia responsabilità non trascurare ogni possibilità di dialogo con l’opposizione” e recuperare l’unità dei moderati

9,28: lista di cose “approvate”: il federalismo fiscale, il piano sicurezza e il contenimento dell’immigrazione clandestina, il “piano per il Sud”, la riforma del fisco. “Stiamo per varare definitivamente la riforma dell’università”. “Contro la demagogia di chi sale sui tetti”.

9,26: alza il tono di voce evocando possibili tradimenti, possibili alleanze con l’opposizione.

9,25: “ma la sfiducia no, la divisione del campo dei moderati NO!”. Applausi.

9,24: “ognuno di voi sa nel proprio intimo e nella propria conoscenza” che il governo non ha tradito il mandato degli elettori, che ha fatto molto, che ha vinto altre elezioni

9,22: “voglio rivolgermi a tutti i parlamentari del pdl, a chi ha già votato la fiducia, ai membri del governo” e anche a quelli che hanno presentato la mozione di sfiducia: “nessuno di voi ha dimenticato la strada percorsa assieme”. La butta sui sentimenti

9,21: “follia” l’apertura di una crisi

9,20: “l’Italia non è più parte dei problemi dell’economia dell’Europa, è diventata parte della soluzione di questi problemi”

9,17: per la seconda volta cita l’altissimo debito pubblico italiano e dice “ereditato dai governi del compromesso storico”: proteste sparpagliate in aula

9,16: riassunto del difficile contesto economico e dei vanti del governo (“pretestuose, generiche e qualunquistiche” le accuse all’operato del governo)

9,13: il senso delle parole è “non pensate di farmi cadere per creare qualche maggioranza che vi piaccia più di me: o io o elezioni, e allora vedrete”

9,12: ora sta alludendo alla possibilità di una “sfiducia costruttiva” che mantenga continuità

9,09: “se un governo non ha bene operato, deve essere il popolo a deciderlo”. Ovvero se il governo cade, si va a votare.

9,08: “una franca e leale promessa nell’interesse superiore della democrazia: abbiamo bisogno di continuità operativa, di un governo in perfetta efficienza”; “abbiamo bisogno di tutto tranne che di una crisi in buio”

9,06: dopo la lettura del processo verbale “ha la parola” il PresdelCons, tra gli applausi. Molti applausi.

9,01: il presidente Renato Schifani dichiara aperta la seduta

foto: ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images