Le accuse alla Pfizer in Nigeria

La casa farmaceutica avrebbe investigato sul passato di un procuratore per fargli abbandonare una causa

Secondo quanto riportato in un documento dell’ambasciata degli Stati Uniti in Nigeria diffuso da Wikileaks, Pfizer, la più grande casa farmaceutica al mondo, avrebbe indagato segretamente su un procuratore generale per trovare e pubblicare fatti del suo passato utili a spingerlo ad abbandonare una causa legale, incentrata su un farmaco per bambini contro la meningite. Interpellata dal Guardian, la Pfizer — produttrice di farmaci come Xanax, Viagra, Zitromax e Zoloft — ha negato le accuse definendole «completamente false».

La Nigeria aveva sporto denuncia contro la Pfizer per un farmaco sperimentale contro la meningente, il Trovan, che secondo l’accusa avrebbe contribuito alla morte di diversi bambini dello stato di Kano, nel nord del paese. L’anno scorso l’azienda avrebbe tentato di arrivare a un patteggiamento di 75 milioni di dollari con lo stato di Kano, ma secondo il rapporto, classificato “confidenziale” e firmato dal console economico Robert Tansey, la casa farmaceutica non sarebbe stata realmente intenzionata a pagare l’accordo, ma avrebbe invece tentato una strada illegale, molto vicina a quello che potrebbe essere definito ricatto.

Il documento racconta una riunione del 9 aprile 2009 tra il direttore della Pfizer nel paese, Enrico Liggeri, e le autorità degli Stati Uniti dell’ambasciata di Abuja. Afferma: “Secondo Liggeri, Pfizer ha assunto investigatori per scoprire vecchie storie di corruzione del procuratore generale Michael Aondoakaa, per spingerlo ad abbandonare il caso federale. Dice inoltre di aver passato le informazioni ottenute attraverso gli investigatori ai media locali.

Il rapporto continua: “A febbraio sono stati pubblicati una serie di articoli che dettagliavano i ‘presunti’ legami corrotti di Aondoakaa. Liggeri sostiene che Pfizer avrebbe molto più materiale dannoso su Aondoakaa, e che le persone a lui vicine starebbero insistendo per fargli abbandonare il caso in seguito agli articoli negativi.”

A metà degli anni Novanta migliaia di bambini di Kano si sono ammalati di meningite. I medici della Pfizer ne hanno curati duecento, metà con il nuovo Trovan e metà con il miglior farmaco contro la meningite sul mercato al tempo, il Ceftriaxone. Durante il trattamento sono morti cinque bambini sotto cura di Trovan, e sei sotto cura di Ceftriaxone, un buon risultato per i medici dell’azienda. In seguito la Pfizer è stata però accusata di non aver chiesto il consenso dei genitori dei bambini per il trattamento sperimentale. Il Trovan è stato poi commercializzato per gli adulti europei e in seguito ritirato dal mercato per timori sulla sua tossicità.

Il rapporto dell’ambasciata riporta che la Pfizer era convinta della bontà della sperimentazione, e che le morti erano state causate solamente dalla meningite. Liggeri diceva inoltre di credere che la natura della causa fosse “politica”, perché, secondo le sue affermazioni, Medici Senza Frontiere avrebbe usato lo stesso farmaco per trattare l’epidemia di meningite senza ricevere proteste dallo stato nigeriano. Medici Senza Frontiere — che, scrive il Guardian, era stata la prima a preoccuparsi della sperimentazione — ha negato con forza le affermazioni di Liggeri.

Il mese scorso, il quotidiano nigeriano Next ha pubblicato una storia intitolata L’accordo segreto di Aondoakaa con la Pfizer.

I termini dell’accordo che hanno portato al ritiro della causa federale da 6 miliardi di dollari contro la Pfizer “sono ancora sconosciuti, per la natura dell’accordo ottenuto con Mike Aondoakaa”. Pfizer e le autorità nigeriane hanno firmato un accordo confidenziale. “Il ritiro del caso, come i termini dell’accordo, sono tenuti altamente segreti dalle parti coinvolte nella negoziazione”, dice l’articolo.

Il procuratore Aondoakaa, intervistato dal Guardian, si è dichiarato sorpreso dalle accuse dei rapporti alla Pfizer.

«Non sapevo che la Pfizer stesse investigando sul mio passato. È una questione molto seria, sono stato l’obiettivo di una multinazionale. […] Se fosse vero, probabilmente prenderò vie legali.»

Foto: ALAIN JOCARD/AFP/Getty Images