• Mondo
  • Martedì 7 dicembre 2010

I diciotto paesi che non andranno a Oslo

Hanno accolto l'invito della Cina e non parteciperanno alla premiazione del Nobel per la Pace a Liu Xiaobo

Il 10 dicembre del 1896 moriva Alfred Bernhard Nobel e, come ogni anno, per ricordare il giorno della sua scomparsa, l’organizzazione dei premi Nobel ha fissato per quella data la cerimonia di consegna del premio Nobel per la Pace. Il premiato di quest’anno, l’attivista cinese Liu Xiaobo, non potrà però partecipare all’evento di Oslo. Liu si trova in carcere perché è considerato dalle autorità di Pechino un pericoloso dissidente. Il governo cinese ha duramente criticato la scelta di conferire il Nobel al proprio prigioniero, cercando sostegno dai paesi tradizionalmente vicini al proprio regime, che hanno infine accettato di non mandare i loro delegati alla cerimonia per la consegna del premio.

Oltre alla Cina, che sta cercando di impedire che altri attivisti possano lasciare il paese per ritirare il premio a Oslo in nome di Liu Xiaobo, altri diciotto Stati sembra abbiano da poco confermato la loro decisione di non presentarsi alla cerimonia. La lista dei paesi solidali con Pechino è stata diffusa dalla stessa organizzazione dei Nobel e nell’elenco compaiono molti paesi tradizionalmente vicini al regime cinese.

– Russia
– Kazakistan
– Colombia
– Tunisia
– Arabia Saudita
– Pakistan
– Serbia
– Iraq
– Iran
– Vietnam
– Afghanistan
– Venezuela
– Filippine
– Egitto
– Sudan
– Ucraina
– Cuba
– Marocco

Il ministro degli esteri cinese ha definito la cerimonia di venerdì prossimo come una farsa contro la Cina e ha etichettato come «pagliacci» i paesi che hanno sostenuto, e sostengono, l’assegnazione del Nobel per la Pace a Liu Xiaobo. In Cina molto sostenitori di Liu sono agli arresti domiciliari per evitare che lascino il paese. Secondo la portavoce del ministro, Jiang Yu, chi sostiene Liu è sostanzialmente contro lo sviluppo della Cina e vuole interferire nel sistema politico e legale del paese: «Non cambieremo idea a causa delle ingerenze di qualche clown».

Liu ha 54 anni ed è un attivista e intellettuale laureato in letteratura. È da molti anni impegnato per la difesa dei diritti civili in Cina spesso non rispettati dal governo di Pechino. Nel 1989 Liu Xiaobo partecipò anche alle manifestazioni in piazza Tiananmen. Nel 1991 fu accusato di voler sovvertire il regime e nel 1996 fu condannato a tre anni di lavoro in un campo di rieducazione per «disturbo della quiete pubblica» per aver criticato il partito comunista cinese.

In occasione del sessantesimo anniversario dell’adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani, nel dicembre del 2008 Liu ha sottoscritto il manifesto Charta 08, successivamente pubblicato online da oltre 300 intellettuali e attivisti cinesi. Liu venne arrestato due giorni prima della pubblicazione del manifesto e dopo mesi di prigionia, nel giugno del 2009 gli inquirenti hanno confermato l’arresto per atti sovversivi contro il governo. Nel dicembre dello stesso anno, Liu Xiaobo è stato condannato a undici anni di prigionia, una sentenza molto criticata all’estero e contro la quale si sono mossi gli Stati Uniti e altri paesi, senza ottenere però alcuna apertura da Pechino.

foto di GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images