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  • Giovedì 2 dicembre 2010

Mondiali 2018 in Russia, quelli del 2022 in Qatar

Lo ha annunciato oggi a Zurigo il comitato esecutivo FIFA

Attraverso le parole del presidente Joseph Blatter, la FIFA ha annunciato poco fa dalla sua sede di Zurigo che la Coppa del Mondo di calcio del 2018 si terrà in Russia, e quella del 2022 in Qatar. Le altre nazioni candidate per il 2018 erano Spagna e Portogallo, Olanda e Belgio, Inghilterra, quelle per il 2022 Australia, Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud. L’annuncio è arrivato al termine di due giorni in cui i singoli paesi hanno presentato le proprie candidature, anche se ormai a giochi praticamente fatti. I mondiali del 2014 sono stati assegnati tre anni fa, e si disputeranno in Brasile.

Nelle scorse settimane le polemiche intorno alle assegnazioni dei Mondiali, che portano enormi introiti ai paesi ospitanti, sono state molte. A ottobre alcuni giornalisti del Sunday Times avevano contattato Amos Adamu, nigeriano, componente dell’esecutivo della FIFA, presentandosi come imprenditori statunitensi interessati a portare negli Stati Uniti i mondiali di calcio. Adamu ha promesso loro che avrebbe votato per gli Stati Uniti in cambio di 800 mila dollari, necessari alla costruzione di quattro campi da calcio con prato artificiale in Nigeria.

La stessa cosa era successa quando i giornalisti avevano presentato l’offerta a Reynald Temarii, membro dell’esecutivo FIFA e presidente della OFC, la Confederazione calcistica dell’Oceania. Anche Michel Zen-Ruffinen, ex segretario generale della FIFA – prima pupillo poi rivale di Blatter – è stato filmato da alcuni giornalisti in incognito mentre si offriva come mediatore al prezzo di 200 mila sterline. Nel video Zen-Ruffinen spiegava ai suoi interlocutori che i membri dell’esecutivo possono essere influenzati e convinti in vari modi, chi dal denaro, chi dalle donne. La FIFA aveva sospeso e poi espulso i due membri accusati di corruzione a ottobre. Solo qualche giorno fa, un documentario della BBC ha accusato altri tre membri della FIFA – anche loro appartenenti al comitato — sempre di corruzione, per fatti però risalenti al 1999.

Il Wall Street Journal aveva poi pubblicato un articolo, ripreso anche dal Post, in cui illustrava i “giochi di soldi e politica” che le nazioni hanno portato avanti fino ad oggi per accaparrarsi i Mondiali, in una lotta che secondo il quotidiano ha poco a che fare con le capacità organizzative e la qualità delle infrastrutture del paese, ma più con le mosse politiche dei candidati e dalla loro abilità di “vendersi” meglio alla FIFA.