La Cina nei documenti di Wikileaks

Dal tentativo di hackerare Google e gli Stati Uniti alle posizioni su Iran e Corea del Nord

di MATTEO MIAVALDI e SIMONE PIERANNI

C’era grande aspettativa circa i documenti riservati, svelati da Wikileaks nella serata di ieri. Il mondo dei media è ancora sotto shock per la mole di materiale offerta ad analisti e studiosi. Si tratta per altro solo di una prima parte dei documenti, nei quali supposizioni e ragionamenti su questioni geopolitiche rilevanti, trovano spesso una conferma espressa dai tanti uffici di ambasciate statunitensi nel mondo.

Per quanto riguarda la Cina, sfogliando i cable presentati da Wikileaks sul proprio sito, si ottengono alcune analisi provenienti dagli uffici dell’ambasciata Usa a Pechino, concentrati per lo più sulle relazioni internazionli con un focus particolare su Iran e Corea del Nord, confermando quanto i balletti diplomatici avevano fatto supporre, ovvero il ruolo centrale della Cina nelle politiche Usa relative ai cosiddetti stati canaglia.

Il documento più importante che fa riferimento alla Cina è però quello all’interno del quale gli Stati Uniti denunciano in modo chiaro la clamorosa azione degli hacker cinesi verso Google, acme di una più generale strategia che già precedentemente era stata scoperta e ritenuta proveniente da Pechino (vedi articolo su storia dell’hacking cinese). Si tratto di un cable che probabilmente verrà reso noto nei prossimi giorni, nel quale secondo il New York Times, “il Politburo cinese avrebbe diretto le intrusioni nei computer di Google. Un contatto cinese avrebbe rivelato al personale dell’Ambasciata Usa a Pechino che l’attacco a Google sarebbe stato parte di una campagna coordinata di sabotaggio informatico che, diretta dal governo, avrebbe visto la partecipazione di esperti di sicurezza privati e pirati informatici reclutati direttamente da Pechino. Gli attacchi agli Usa, ai suoi alleati e a personaggi come il Dalai Lama, sarebbero in atto sin dal 2002”.

Il Guardian lascia infinire intuire, nel suo accenno all’evento, ad un coinvolgimento personale di un membro del Politburo, innervosito da una ricerca su Google dalla quale erano scaturite critiche sul suo operato, mentre pare che tra i prossimi documenti pubblicati ci saranno anche alcuni cable provenienti dall’ambasciata Usa a Pechino nel periodo tra il 3 e il 5 giugno 1989.

I documenti presenti sul cable viewer di cablegate.wikileaks.org che riguardano la Cina al momento sono sei, tutti contrassegnati dalla nota Confidential. Eccone il dettaglio.

PRC/IRAN: CHINA SEEKS CLARITY ON U.S. IRAN POLICY
Cable etichettato come Beijing560, proveniente dall’ambasciata Usa di Pechino. Data: 4 marzo 2009.

In questo documento viene descritta la posizione cinese riguardo all’Iran: contrari all’avanzamento di progetti nucleari, ma fermi nella necessità di risolvere le diatribe attraverso il dialogo, con una chiara richiesta agli Usa di non tentennare e scegliere una linea politica che possa essere sostenuta anche dalla Cina, pronta a rispettare le influenze Usa nell’area.

I cinesi vengono presentati come esperti nelle relazioni con gli iraniani, impegnati nel tentativo di spiegare agli Usa come pubblicamente sia difficile ottenere dal regime iraniano un comportamento soft. C’è inoltre il tentativo cinese di minimizzare i progressi iraniani riguardo al nucleare, che vengono dati ancora in fase di studio. La questione, sottolineano gli esperti cinesi sentiti dal personale Usa, è politica. Per questo Pechino suggerisce agli americani di dare un segnale positivo agli iraniani, per portarli ad un tavolo di negoziazione reale, di cui Teheran possa fidarsi.

BEIJING-BASED G-5 CHIEFS OF MISSION ON DPRK
Cable etichettato come Beijing1247, proveniente dall’ambasciata Usa di Pechino.
Data: 8 maggio 2009

Si tratta di un documento nel quale vengono esposte alcune questioni internazionali che hanno come protagonista la Cina: dalla richiesta della Germania di ospitare alcuni detenuti uighuri di Guantanamo, alle invettive cinesi contro la Gran Bretagna per una visita del Dalai Lama, fino ad uno scontro diplomatico Cina- Gran Bretagna in relazione ad un giornalista inglese (del Guardian) che avrebbe agito nel Gansu, senza i necessari permessi, dopo una visita ufficiale dell’ambasciata inglese. Analogo problema viene registrato nei confronti di un giornalista del Financial Times, che avrebbe creato problemi con la sua insistenza nell’inchiesta sui bambini morti nel terremoto del Sichuan.

PRC/IRAN: SCHOLAR SUGGESTS U.S. NEGOTIATE
Cable etichettato come Beijing2438, proveniente dall’ambasciata Usa di Pechino.
Data: 25 agosto 2009

E’ interessante notare il peso dei consigli cinesi agli Usa su come trattare con gli iraniani: sono i cinesi a sottolineare come l’elezione di Obama sia stata salutata con soddisfazione dal popolo iraniano e come le questioni mondiali aperte, prima tra tutte le guerre in Iraq e Afghanistan, pongano l’Iran in grado di negoziare con gli Usa.
La Cina è partica, as usual: l’Iran vi serve per la questione medio orientale, dicono agli Usa: quindi trattate (e lasciate ai media i battibecchi diplomatici, uno show ad uso e consumo del pubblico così come gli scontri all’interno del P5+1, ovvero il comitato permanente dell’Onu, con l’aggiunta della Germania).

PRC/IRAN: CHINA IN WAIT-AND-SEE MODE BILATERALLY
Cable etichettato come Beijing2494, proveniente dall’ambasciata Usa di Pechino.
Data: 1 settembre 2009

La Cina ripete il proprio mantra iraniano, spiegando agli Usa che i disordini del luglio 2009 a Urumqi non hanno peggiorato le relazioni con l’Iran (anche se la Cina afferma di avere intrapreso relazioni anche con altri partiti iraniani, a seguito delle contraddittorie elezioni che, anche grazie a brogli elettorali, avevano confermato Ahmadinejad alla guida del paese). I rapporti tra i due paesi e la capacità della Cina di fare proprie le istanze iraniane nei confronti degli Usa sarebbe confermate dal lancio del canale satellitare della CCTV in arabo.

UNDER SECRETARY BURNS MEETING WITH CCID DIRECTOR
Cable etichettato come Beijing2494, proveniente dall’ambasciata Usa di Pechino.
Data: 11 dicembre 2009

Anche per la Cina il comportamento del Caro Leader coreano è un enigma, ma viene assicurato l’aspetto positivo della visita in Corea del Nord di Stephen Bosworth, rappresentante Usa. Diplomazia, più che forza: anche nel caso della Corea è questo il suggerimento cinese agli statunitensi. Anche perché sia in Corea, sia in Iran i sentimenti antiamericani sarebbero palpabili, reali e forti.

Un commento

Dai documenti analizzati finora, che sono stati ovviamente oscurati su tutti i media cinesi per espressa richiesta del Ministero della Propaganda- qui sembra che la Cina non sia proprio contemplata nelle rivelazioni di Wikileaks – emerge il ruolo sempre più centrale che la Cina ricopre nell’ambito delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti ed Asia, in particolare con gli stati canaglia come Iran e Corea del Nord. Nessuna novità, solo molte conferme documentali di impressioni ed indiscrezioni che hanno insistentemente serpeggiato in questi anni negli ambienti degli addetti ai lavori.

Se l’importanza di mediatrice della Cina nei rapporti con la Corea del Nord è un fatto cristallino degli equilibri diplomatici mondiali, sia per affinità culturali che storiche, l’avanzata dell’ombra cinese in medioriente ha coinciso col crollo di popolarità ed influenza che gli Stati Uniti hanno registrato sin dall’entrata in guerra in Afghanistan ed Iraq. Di fatto, con l’intervento in Medioriente, gli Usa hanno dovuto mettere sul piatto il loro passato ruolo di interlocutori col regime iraniano, un vuoto che la Cina sembra aver riempito senza troppe remore. E’ significativa in questo senso l’entrata dell’Iran, in qualità di paese osservatore, nella Shanghai Cooperation Organization (SCO), datata 24 marzo 2008.

Secondo i documenti segreti, la Cina sembra l’unico stato asiatico in possesso di un’autorità tale da poter agire contemporaneamente su tre fronti:

1. proteggere ed aiutare Pyongyang nel suo programma di sviluppo energetico atomico, intrattenendo commerci segreti ed illegali che non hanno di certo rincuorato gli Stati Uniti

2. frapporsi tra USA ed Iran, dispensando consigli su come trattare con la dittatura islamica che comunque Pechino teme, probabilmente nella sua imprevedibilità, tanto da dirsi disposta ad accettare influenze di Washington in un’area strategica che attualmente sembra controllare saldamente, anche in virtù delle relazioni positive sviluppate in seno alla SCO

3. prestare orecchio alle preoccupazioni e richieste americane, visto che gli Usa in questo momento hanno bisogno di poter contare sulla mediazione asiatica di un’entità esterna al cosiddetto mondo occidentale, molto più credibile in Medioriente.

Tirando le somme, la centralità dell’asse Cina-Stati Uniti assume contorni inquietanti nella descrizioni delle Nazioni Unite e del P5+1, gruppi completamente ininfluenti quando Pechino e Washington intendono accordarsi. Una campana che suona a morte per la multilateralità, in nome di un G2 confermato dai dialoghi serrati tra i due paesi.

Si tratta della conferma definitiva di dove e come siano regolati gli equilibri mondiali, mentre un pubblico incosciente segue gli show che vengono propinati ad uso e consumo.

Cosa c’è nei documenti di Wikileaks
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