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  • Mercoledì 24 novembre 2010

La risposta prudente della Corea del Sud

Dopo gli attacchi di eri dal Nord, annunciata un'esercitazione militare congiunta con gli Stati Uniti

This picture taken on November 23, 2010 by a South Korean tourist shows huge plumes of smoke rising from Yeonpyeong island in the disputed waters of the Yellow Sea on November 23, 2010. North Korea fired dozens of artillery shells onto a South Korean island on November 23, 2010, killing two people, setting homes ablaze and triggering an exchange of fire as the South's military went on top alert. REPUBLIC OF KOREA OUT AFP PHOTO (Photo credit should read STR/AFP/Getty Images)
This picture taken on November 23, 2010 by a South Korean tourist shows huge plumes of smoke rising from Yeonpyeong island in the disputed waters of the Yellow Sea on November 23, 2010. North Korea fired dozens of artillery shells onto a South Korean island on November 23, 2010, killing two people, setting homes ablaze and triggering an exchange of fire as the South's military went on top alert. REPUBLIC OF KOREA OUT AFP PHOTO (Photo credit should read STR/AFP/Getty Images)

Il presidente statunitense Barack Obama e il presidente sudcoreano Lee Myung-bak hanno trovato un accordo questa notte per effettuare alcune esercitazioni militari congiunge, come prima risposta agli attacchi sferrati ieri dalla Corea del Nord, che ieri aveva attaccato l’isola di Yeonpyeong uccidendo due persone e ferendone altre diciotto.

Alle esercitazioni militari prenderà parte anche la superportaerei George Washington e varie altre navi da battaglia, e secondo il New York Times gli obiettivi dell’operazione sono due: fare da deterrente nei confronti della Corea del Nord e fare presente alla Cina che se non farà qualcosa per tenere a bada la Corea del Nord, sua alleata, la presenza statunitense nelle sue vicinanze è destinata a crescere. Ma è chiaro a tutti che si tratta di una risposta azzoppata.

Obama è costretto ancora una volta a scegliere fra strade che non lo convincono: rispondere con semplici condanne verbali e un irrigidimento delle sanzioni, fin qui inefficaci; cominciare delle esercitazioni militari dal valore largamente simbolico; reagire con forza, rischiando di scatenare una guerra di cui Seoul, la capitale della Corea del Sud, sarebbe la prima vittima.

L’attacco della Corea del Nord è molto preoccupante non lo solo per le sue dimensioni, con pochi precedenti nel recente passato, ma anche perché l’isola colpita si trova a pochi chilometri da Inchon, la città del principale aeroporto internazionale sudcoreano: e quindi evidenzia l’estrema vulnerabilità del paese. Nonostante questo, comunque, le immagini satellitari non mostrano prove evidenti di un’escalation militare in corso: si tratterebbe quindi dell’ennesima provocazione, da parte della Corea del Nord, e non dell’inizio di una serie di campagne militari. Soltanto undici giorni fa, la Corea del Nord aveva invitato uno scienziato dell’università di Stanford per mostrargli il grado di avanzamento dei lavori su una centrale nucleare.

La dimostrazione nucleare e l’attacco sono interpretati da molti come un tentativo di rafforzare le credenziali e il profilo di Kim Jong-un, erede dell’attuale presidente Kim Jong-il. Anche quando quest’ultimo andò al potere, la Corea del Nord condusse una serie di simili attacchi. Choi Jin-wook, studioso esperto della materia all’Istituto coreano per l’unità nazionale, ha detto invece che gli attacchi mostrano “la crescente frustrazione da parte del governo di Pyongyang”.