Le dieci più grandi scoperte della zoologia

BBC Wildlife classifica le dieci scoperte più importanti di tutti i tempi nel campo della zoologia

La zoologia è la disciplina biologica che si occupa dello studio degli animali. Uno dei primi studiosi di zoologia fu il filosofo greco Aristotele, che nel quarto secolo a.C classificò le caratteristiche e il comportamento di centinaia di specie in cinque libri. Da allora la zoologia è progressivamente avanzata nella descrizione dell’universo animale, spesso annunciando nuove scoperte. BBC Wildlife Magazine ieri ha provato a fare una classifica delle dieci più importanti di tutti i tempi.

10. Gli strumenti usati dagli scimpanzé

Nel 1960, Jane Goodall scoprì che gli scimpanzé del Parco Nazionale della Tanzania usavano i ramoscelli degli alberi come esca per catturare le termiti. Staccavano un ramoscello, lo inserivano in un nido di termiti e quando le termiti iniziavano a mangiarne le foglie, lo tiravano fuori e mangiavano a loro volta gli insetti rimasti aggrappati.

9. La simbiosi nel corallo

Quello che comunemente chiamiamo corallo non è altro che lo scheletro calcareo di piccoli polipi simili ad anemoni di mare, che di solito vivono radunati in colonie molto numerose. Queste creature marine riescono a vivere soltanto grazie a una relazione simbiotica con un tipo particolare di alghe, dette zooxantelle. Le alghe si attaccano al corallo e in cambio di rifugio e sostanze nutritive fondamentali (fosfati, nitrati, anidride carbonica), garantiscono ossigeno e prodotti metabolici della fotosintesi al corallo, consentendogli di aumentare la produzione di calcio e quindi di proliferare.

8. Come caccia il calamaro gigante

Il calamaro gigante è il più grande animale invertebrato del pianeta. Vive a profondità così inaccessibili per l’uomo che sono pochissime le cose che si sanno sul suo comportamento. Nel 2004, gli scienziati giapponesi Tsunemi Kubodera e Kyoki Mori riuscirono a riprendere con una telecamera il comportamento del calamaro gigante a novecento metri di profondità. Le immagini mostrarono per la prima volta l’animale durante una scena di caccia, con i tentacoli che venivano scagliati verso la preda emergendo improvvisamente dall’oscurità più totale.

7. Le rotte migratorie

L’avanzare della tecnologia ha consentito agli scienziati di mappare con precisione sempre maggiore le rotte migratorie di moltissime specie di uccelli, che si spostano a seconda della stagione dell’anno. Per milioni di anni, i loro spostamenti erano infatti rimasti avvolti nel mistero.

6. Le leggi di Mendel

Fu il monaco boemo Gregor Mendel che nel diciannovesimo secolo dimostrò che le caratteristiche degli animali venivano trasmesse geneticamente da una generazione all’altra. Con i suoi esperimenti sulla fecondazione artificiale delle piante, Mendel dedusse che l’ereditarietà era un fenomeno dovuto ad agenti specifici trasmessi dai genitori, al contrario di quanto creduto all’epoca, ponendo le basi per la successiva ricerca sulla genetica.


5. La morte del dodo

Il dodo era un uccello dell’isola di Mauritius. Non sapeva volare, si nutriva di frutti e nidificava a terra. Si estinse rapidamente alla fine del diciassettesimo secolo in seguito all’arrivo sull’isola dei portoghesi prima e degli olandesi poi. L’estinzione del dodo è considerata l’esempio più eclatante dell’impatto dell’uomo sulla vita degli animali selvaggi.

4. Le bocche idrotermiche

Le bocche idrotermiche sono delle valvole della superficie marina da cui fuoriescono getti d’acqua calda. Nel 2004, alcuni scienziati scoprirono varie forme di vita intorno alle bocche di un cratere sommerso in Nuova Zelanda. Gli studiosi ipotizzano che le bocche idrotermiche dei vulcani sul fondo marino siano state un ingrediente essenziale nelle origini della vita sulla Terra, poiché i microrganismi potrebbero aver ricavato energia dall’acqua bollente, piuttosto che dalla luce del Sole, alimentandosi con una ricca gamma di minerali disciolti nel fluido. I pennacchi idrotermici dei vulcani sono infatti ricchi in metano e solfuro di idrogeno, e le bocche ospitano fiorenti ecosistemi e comunità rigogliose di minuscoli organismi.

3. La fotosintesi

Il processo attraverso il quale le piante usano la luce del sole per trasformare anidride carbonica e acqua in zuccheri e ossigeno è alla base di moltissime forme di vita sulla terra. È difficile attribuire la scoperta a una sola persona, anche se alcuni degli studi più importanti furono sicuramente condotti dallo scienziato olandese Jan Ingenhousz nel 1779.

2. La vita microscopica

Lo scienziato olandese Antonie Philips van Leeuwenhoek, nel diciassettesimo secolo, condusse alcune ricerche che consentirono di vedere per la prima volta forme di vita microscopica. Il suo lavoro fu fondamentale per la successiva ricerca sulle origini di alcune malattie e per il contributo che diede alla riscrittura delle regole sull’igiene.

1. Le forme di vita transitorie

La scoperta dei resti fossili dell’archeottérige, il più antico e primitivo uccello noto, che condivideva alcune caratteristiche degli antichi rettili e alcune caratteristiche degli uccelli moderni, ha fatto coniare l’espressione «specie transitorie». L’animale viveva circa 150 milioni di anni fa e aveva sia ali piumate che denti, artigli e una lunga coda. La sua scoperta, intorno a metà del diciannovesimo secolo, confermò le teorie di Darwin sull’evoluzione.