L’unodue di Newsweek all’Italia berlusconiana

Due articoli di seguito assai documentati ci riempiono di meritate mazzate

L’uso degli articoli della stampa estera sull’Italia è sempre da guardare con diffidenza: piuttosto che maggiore obiettività, lo sguardo da lontano tradisce spesso maggiore superficialità e impreparazione, che trasformano le cose italiane in facili macchiette e luoghi comuni. Ma non è sempre così, ed è anche vero che l’Italia si è avvicinata molto alle macchiette e ai luoghi comuni su di sé. Newsweek, il grande settimanale americano di cui si è molto parlato in questi giorni per la fusione col sito di news Daily Beast, ha ieri e l’altroieri pubblicato due pezzi in rapida successione dedicati all’Italia, preparati e non da stare allegri. Il primo è scritto dalla corrispondente dall’Italia Barbie Nadeau, scrittrice e giornalista per molte altre testate, ed è dedicato al maschilismo della società e della politica italiane, raccontati con incredulità ma terribile verosimiglianza. Illustrato da una esauriente foto di Silvio Berlusconi che guarda – a-hem – una signorina, comincia così.

Sono le 8.30 di sera e tutti gli occhi sono puntati verso il programma più popolare della tv italiana, Striscia la Notizia. Due uomini di mezza età sono illuminati da una luce stroboscopica, uno di loro ha in mano una cintura da cui pende una treccia d’aglio dalla forma vagamente fallica. Una donna gli striscia sotto scivolando sul pavimento con la pancia a terra, con addosso un abito ornato di lustrini fornito di tanga e profondo scollo a V che arriva oltre l’ombelico. Quando si alza, uno dei due uomini lascia dondolare la treccia di aglio di fronte alla sua bocca aperta. Lei la prende in mano e se la strofina su un lato della faccia. «Vai, girati, fatti dare un’occhiata», dice l’altro uomo, e le tocca il didietro. «Grazie, bambola».

Nadeau la vecchia favola della presunta “ironia” di Striscia la Notizia non la prende neanche in considerazione, né l’alibi della trasmissione di servizio e difesa dei cittadini. Quello che percepisce un osservatore esterno è altro, e le pretese distinzioni con altri programmi maschilisti non esistono.

Questo è quello che si vede in prima serata in Italia. La parata di lubricità è impossibile da evitare, espressione di una putrefazione che è ormai manifesta ai vertici del governo italiano, specchio dei problemi più profondi della società rispetto all’evoluzione del ruolo delle donne. Mentre i titoli della stampa raccontano di un’infinita saga di modelle teenager, escort e ballerine del ventre marocchine che saltellano intorno al premier Silvio Berlusconi, i media chiariscono che gli uomini sono uomini e le donne sono oggetti in vetrina. Boicottaggi, proteste e perfino lamentele sono rare, e quando emergono in pochi le ascoltano. Ma se Berlusconi può benissimo comportarsi come un vecchio uomo sporco, bisogna dire che molte donne italiane sono state disposte a giocare i suoi giochi umilianti per molto tempo.

L’articolo è lungo, e riassume quello che in Italia conosciamo, a cui ci siamo rassegnati e che ci sentiamo persino noiosi e bacchettoni a ripetere.

Un’intera generazione è cresciuta in una società in cui una specie di porno in versione soft e umiliante è considerato un di più accettabile di ogni programma di news quotidiano. Sono passati ventitré anni da quando Canale 5 di Berlusconi ha introdotto Striscia la Notizia, con le sue donne voluttuose dette veline – letteralmente, “brandelli di carta” – che sfilano negli intermezzi della trasmissione. Oggi, le showgirl non solo compaiono in tutti i canali ma alcune sono perfino al governo, nominate da Berlusconi. Alcuni sondaggi dicono che le giovani italiane preferiscono diventare veline ben retribuite piuttosto che medici, avvocati o imprenditori. Ma per Berlusconi l’idea di una forza lavoro femminile educata sembra essere più una barzelletta che la chiave per il successo economico. È stato lui che ha nominato una ex showgirl, Mara Carfagna, ministro per le Pari Opportunità. I suoi calendari in topless sono ancora appesi nei corridoi più nascosti del Parlamento italiano. Ma nonostante lei faccia discorsi promuovendo «parità di diritti e di dignità» per le donne,  Berlusconi resta indifferente.

È chiaro che chi sostituirà Berlusconi – qualora dovesse accadere – indebolirà questo collegamento tossico tra politica, media e discriminazione di genere. Ma richiederà a tutti gli italiani, di entrambi i sessi, di riprogrammare il loro modo di pensare se davvero si vuole sperare che ci siano dei progressi. E non basterà soltanto cambiare canale.

Il secondo articolo pubblicato ieri sul sito è firmato da Jacopo Barigazzi, collaboratore del settimanale, e racconta il declino della maggioranza berlusconiana e i disastri italiani soprattutto sul piano dell’economia, partendo dal famigerato caso Pompei.

Questo è il modo di lavorare del governo italiano. Nessuna responsabilità, nessuna vergogna, nessuna attenzione verso un paese fatiscente. Oggi l’economia è quasi congelata nel tempo, come le rovine ricoperte di cenere di Pompei. Per vent’anni l’Italia non ha praticamente avuto nessuna crescita, ma nessuno accetta di essere accusato per questo. L’ultimo affair di Berlusconi è stato tanto stupido quanto salace. Ruby dice di avere mentito al premier sulla sua età e di non avere mai avuto rapporti sessuali con il vecchio satiro. Ma mentre queste narrazioni di lussuria un tempo servivano per rafforzare la reputazione di virilità del primo ministro, questa volta sembra che abbiano lasciato l’impressione opposta.

Barigazzi, non certo un militante di sinistra, passa poi a spiegare la declinazione concreta del “modo di lavorare del governo italiano”.

Il governo italiano è così disfunzionale che gli ci sono voluti 153 giorni per nominare un nuovo ministro per lo Sviluppo Economico dopo che il precedente è stato costretto a dare le dimissioni per uno scandalo di corruzione. L’Italia è emersa a fatica dalla sua peggiore recessione degli ultimi sessanta anni. L’anno scorso lo sviluppo economico si è ridotto del cinque percento. Quest’anno le previsioni di crescita sono intorno all’1,2 percento, ma le prospettive per una ulteriore crescita futura sono molto limitate. Il ministro della Finanza Giulio Tremonti un tempo diceva che l’Italia doveva solo aspettare che la Germania si riprendesse e poi le cose sarebbe migliorate. Ma mentre l’economia tedesca è cresciuta su livelli record, fino al +2,2% nel secondo trimestre di quest’anno, l’Italia non è riuscita a crescere neanche di mezzo punto.

E se nella sua impietosa analisi Nadeau spiegava che tutti gli italiani sono complici del guaio culturale, Barigazzi restituisce al governo la maggiore parte di responsabilità sul guaio politico di non saper governare.

Allo stesso tempo, i debiti del paese stanno raggiungendo livelli disperati. Il disastro che ne conseguirà non sarà così drammatico come gli ultimi giorni di Pompei, o così repentino come il recente collasso avvenuto proprio lì. Ma se i leader politici italiani non inizieranno a prestare più attenzione ai bisogni del paese, prendendo decisioni difficili e assumendosene la piena responsabilità, il futuro di milioni di persone potrebbe essere ridotto in cenere.