“La fine della politica”

Per Gian Enrico Rusconi la nostra Costituzione non aveva previsto "l'avanspettacolo di nomenklature" corrente

Oggi Gian Enrico Rusconi, politologo e commentatore della Stampa, scrive un commento spietato sulla irrecuperabile classe politica italiana e su come la nostra Costituzione non lo avesse previsto.

Berlusconi, Obama? L’accostamento è grottesco. Ma ce lo impone la nostra infelice condizione. In realtà ci manca la sostanza su cui confrontarci – la grande politica. Al di là dell’Atlantico c’è una società vitale, aggressiva che fa persino paura nella sua volontà di affermare posizioni che dividono. Da noi c’è una società divisa ma ripiegata su se stessa, apatica sino alla tristezza. Costretta a lottare per la spazzatura.
Obama non è stato azzoppato da un antagonista diretto personale, non semplicemente perché non si è trattato di una elezione presidenziale. Ha dovuto fare i conti con una mobilitazione popolare eccezionale, da lui evidentemente sottovalutata. Ma questa mobilitazione – ecco l’aspetto più sorprendente della vitalità della società americana – ha trovato, inventato o fatto emergere dal basso una nuova classe politica. È esattamente l’opposto della società italiana.

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