• Mondo
  • Lunedì 1 novembre 2010

Dilma Rousseff, presidente del Brasile

Dilma Rousseff ha vinto al ballottaggio con il 55,5 percento dei voti

di Elena Favilli

Dilma Rousseff è la prima donna presidente del Brasile. Era la candidata scelta da Lula, il presidente del miracolo economico. E dopo una partenza a rilento era sempre stata in testa ai sondaggi. Inaspettatamente fermata al primo turno dal successo della verde Marina Silva, ieri ha vinto al ballottaggio con il 55,5 percento dei voti. Il suo avversario Jose Serra si è fermato al 44,5 percento. Oggi tutta la stampa brasiliana parla di lei, la ex guerrigliera rivoluzionaria diventata consigliere del presidente più amato della storia del Brasile.

Figlia di un esule, poeta e militante comunista bulgaro, nacque a Belo Horizonte nel 1947 e durante gli anni della dittatura militare in Brasile – quando aveva soltanto diciassette anni – si unì alla resistenza dandosi alla macchia e diventando una guerrigliera della Vanguarda Armada Revolucionária Palmares. Catturata dai militari, fu imprigionata e torturata per tre anni. Quando uscì di prigione riprese l’attività politica e completò i suoi studi in economia. Il suo impegno politico per il Partido Trabalhista Brasileiro la portò a diventare segretaria delle Risorse Energetiche e Minerarie dello stato di Rio Grande nel 1993.

Lula la incontrò per la prima volta nel 2002, quando era già candidato alle elezioni presidenziali. «Sapevo soltanto che Dilma era a capo della segreteria per le Risorse Energetiche sotto il governo di Olivio Dutra, non avevamo molti contatti» raccontò Lula in un’intervista del 2009 «ma dalla prima volta che la sentii parlare notai che aveva qualcosa di diverso, era oggettiva e conosceva veramente il settore, fu allora che pensai: “ecco, ho trovato il ministro per l’energia”. Fu così che entrò a far parte del mio governo».

Dilma Rousseff fu nominata ministro dell’Energia e delle Risorse Minerarie nel gennaio del 2003. Il suo modo di gestire i problemi fu subito apprezzato da tutti i suoi collaboratori, anche quelli che erano entrati a far parte del ministero ben prima di lei. La sua moderazione, la sua visione articolata e mai ideologica, la sua discrezione e modestia furono le caratteristiche che le conquistarono la fiducia e la simpatia dei suoi collaboratori e del presidente. Due anni dopo – nel 2005 – Lula l’aveva già nominata ministro della Casa Civile, un incarico corrispondente a capo dello staff presidenziale. Da allora iniziarono a vedersi quasi tutti i giorni, a volte anche durante i finesettimana: era diventata il braccio destro del presidente.

Chi lavorava al loro fianco dice che Lula era stato conquistato dalla capacità della Rousseff di risolvere le situazioni più difficili e dalle sue competenze tecniche. In più, Lula aveva sviluppato per lei un affetto quasi paterno. La stessa Dilma una volta lo riconobbe: «Il presidente mi rimprovera quando lo deve fare. Però devo riconoscere che molte volte – e soprattutto durante la mia malattia (fu operata per un linfoma nell’aprile del 2009, ndr) – mi protegge affettivamente».



*
Nel suo primo discorso da Presidente della Repubblica, tenuto in un hotel di Brasilia, Dilma Rousseff  ha subito detto che il suo principale obiettivo sarà combattere la povertà del paese. A chi durante la campagna elettorale l’aveva accusata di essere troppo ideologica e troppo di sinistra ha risposto che rispetterà le posizioni politiche e religiose di tutti: «Chi, come me, ha lottato per la democrazia è amante della libertà. Ho detto e riaffermo che la stampa libera è fondamentale per la democrazia. Ho detto e riaffermo che preferisco le mille voci della stampa al silenzio della dittatura».

Poi ha ribadito l’importanza della trasparenza nell’amministrazione pubblica e nella gestione della politica (durante la campagna elettorale il nuovo capo dello staff di Lula era stato costretto a dare le dimissioni per uno scandalo di tangenti) e ha ringraziato Lula per il suo appoggio incondizionato: «Ringrazio particolarmente e con molta emozione il presidente Lula» ha detto con la voce rotta dal pianto mentre i militanti del Partido dos Trabalhadores scandivano il nome del presidente uscente «lo ringrazio per il suo appoggio: avere imparato dalla sua sapienza è qualcosa che vale per tutta la vita».

Lula è sempre rimasto al suo fianco e l’ha abbracciata a lungo dopo l’annuncio ufficiale dei risultati. Ma ora per Dilma il compito non sarà facile. Dopo otto anni, Lula lascia la presidenza con un indice di popolarità altissimo e l’economia in pieno boom. Venti milioni di persone sono uscite dalla povertà grazie alle sue politiche sociali, la classe media si è ormai estesa fino a comprendere metà della popolazione (90 milioni di persone) e l’economia continua a crescere a ritmi da superpotenza (più otto per cento previsto per quest’anno). Le aspettative sulla Rousseff, quindi, sono necessariamente molto alte. Non sarà semplice ripetere una tale scala di successi e soprattutto non sarà facile sostituire il suo carisma. Del resto, la storia dell’ex operaio metalmeccanico nato da una famiglia povera e analfabeta e poi diventato presidente è di per sé irripetibile.

L’attenzione ora è tutta sul governo che sceglierà di formare. Durante il suo discorso, ha ribadito che rispetterà l’alleanza dei partiti con cui è stata eletta: «Sono stata eletta come parte di un’alleanza di dieci partiti e con loro andrò a formare un nuovo governo meritocratico e pluralista, che darà valore ai quadri dell’amministrazione pubblica indipendentemente dall’appartenenza partitica. Tendo la mia mano all’opposizione, da parte mia non ci saranno mai privilegi né favoritismi per nessuno». Lula non ha dubbi: «Dilma sorprenderà il mondo», ha ripetuto spesso durante la campagna elettorale. «E ora formerai un bel governo», le ha detto dopo averla abbracciata.