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  • Martedì 26 ottobre 2010

George Soros vuole legalizzare la marijuana

L'uomo d'affari e filantropo, storico oppositore dell'Unione Sovietica, invita i californiani a votare sì alla legalizzazione

Sul Wall Street Journal di oggi, George Soros spiega perché è favorevole alla legalizzazione della marijuana per interrompere l’attuale regime di proibizionismo che – secondo il ricchissimo uomo d’affari e filantropo – avrebbe portato negli ultimi decenni solamente effetti negativi e nessuna soluzione per il problema.

Membro del movimento sindacale polacco Solidarnosc e fermo oppositore dell’Unione Sovietica al tempo della guerra fredda, Soros si è reso protagonista della vita politica a livello internazionale, soprattutto negli Stati Uniti dove nel 2004 affermò di essere disposto a rinunciare a buona parte della propria fortuna pur di non far rieleggere George W. Bush. Nel 2008 Soros divenne un sostenitore della campagna elettorale di Barack Obama, e ora cerca di premere proprio sulla nuova amministrazione per affrontare la questione della legalizzazione della marijuana.

Le forze di polizia spendono ogni anni molti miliardi di dollari dei contribuenti per cercare di far rispettare questo insostenibile divieto. I 750mila arresti circa che effettuano ogni anno per il possesso di piccoli quantitativi di marijuana rappresentano più del 40% di tutti gli arresti per droga. Regolamentare e tassare la marijuana consentirebbe di risparmiare miliardi di dollari dei contribuenti spesi per far rispettare il divieto e per i costi di incarcerazione, e al tempo stesso consentirebbe di ottenere molti miliardi di dollari di nuovi ricavi ogni anno.

Secondo Soros, la legalizzazione porterebbe anche a una sensibile riduzione dei crimini, delle violenze e della corruzione legati al mercato della droga. Le forze di polizia avrebbero inoltre la possibilità di impegnare più forze su altri fronti, migliorando così il servizio ai cittadini e incrementando la sicurezza.

La marijuana legale consentirebbe anche di ridurre le discriminazioni razziali negli Stati Uniti. A seconda delle aree geografiche, gli afroamericani hanno da tre a dieci probabilità in più di essere arrestati per detenzione di marijuana rispetto agli altri cittadini non di colore. Sono così milioni i giovani statunitensi che si ritrovano con la fedina penale sporca per il possesso di marijuana, un particolare che in molti casi può condizionare la vita e «fare più danno di uno spinello».

Chi trae i maggiori benefici dal mantenere la marijuana fuori legge? Le principali beneficiarie sono le grandi organizzazioni criminali in Messico e in altri paesi che guadagnano miliardi di dollari ogni anno dal loro commercio illecito, e che perderebbero molti vantaggi economici se la marijuana fosse venduta legalmente. Alcuni sostengono che questi orienterebbero i loro affari illeciti verso altre attività, ma è molto più probabile che possano essere indeboliti dalla mancanza dei facili guadagni realizzati con la marijuana.

Soros ammette che la legalizzazione della marijuana non risolve comunque il problema degli effetti di questa droga, e le possibili conseguenze sulle fasce più giovani della popolazione. La soluzione potrebbe essere quella di educare meglio i ragazzi ai pericoli connessi all’utilizzo delle sostanze stupefacenti. Secondo numerose ricerche, negli Stati Uniti gli adolescenti riescono più facilmente a procurarsi la marijuana rispetto all’alcol, il cui consumo al di sotto dei 21 anni di età è vietato. La legalizzazione consentirebbe agli adulti di reperire più facilmente la marijuana, ma difficilmente la renderebbe ancora più accessibile ai giovani.

Un primo passo avanti, conclude Soros sul Wall Street Journal, potrebbe essere offerto dall’approvazione della Proposta 19 in California. La proposta è di iniziativa popolare e prevede di rendere legale l’utilizzo di una trentina di grammi di marijuana per uso personale per i cittadini con un’età superiore ai 21 anni. La legge sarà votata il prossimo 2 novembre dagli elettori della California e propone anche l’istituzione di un’imposta, con un meccanismo simile a quello utilizzato per le sigarette.

Soros confida che la Proposta 19 possa mettere in moto una catena di eventi come avvenne al tempo del proibizionismo per gli alcolici nella prima metà del Novecento. Alcuni stati decisero di ritirare le loro leggi che proibivano il consumo di alcol, incentivando altri stati della federazione a imitarli. E del resto, anche sul fronte della marijuana c’è già un precedente: nel 1996 la California fu il primo stato che decise di legalizzare l’utilizzo della marijuana a fini terapeutici.

Sotto molti punti di vista, la Proposta 19 ha già vinto a prescindere da ciò che accadrà il giorno delle elezioni. Il semplice fatto di essere sottoposta agli elettori ha innalzato e legittimato il confronto pubblico sulla marijuana e sulla gestione del problema in modalità inimmaginabili fino a qualche anno fa. Per queste ragioni ho deciso di sostenere la Proposta 19 e vi invito a fare altrettanto.