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  • Lunedì 25 ottobre 2010

L’ennesima strage in Messico

Un gruppo di uomini armati ha ucciso tredici persone in una clinica di disintossicazione a Tijuana

Mentre a Ciudad Juarez, in Messico, i familiari delle vittime della strage di venerdì notte stavano partecipando al funerale dei loro cari, a Tijuana un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione in una clinica di disintossicazione dalle droghe e ha ucciso tredici uomini.

Nonostante l’identità dei mandanti dei due attacchi — apparentemente non correlati tra loro — sia ancora da verificare, le autorità sono abbastanza certe che si tratti di due ennesime dimostrazioni di forza dei cartelli della droga, che negli ultimi anni tra forze di polizia, civili e altri narcotrafficanti hanno fatto decine di migliaia di vittime (le stime dicono oltre 28mila negli ultimi quattro anni).

Le informazioni sulla strage di ieri al centro di disintossicazione sono ancora poche; non è la prima volta che i narcotrafficanti — sempre che vengano confermati come autori dell’attacco — prendono di mira una clinica simile, ed è possibile che parte degli uomini uccisi siano attuali o ex membri di cartelli nemici: qualcuno accusa le cliniche di essere nascondigli per narcos e di essere un centro di reclutamento spacciatori. Un’altra ipotesi è che l’attacco sia una risposta ai festeggiamenti di tre giorni fa, in cui le autorità regionali di Tijuana hanno bruciato 134 tonnellate di marijuana sequestrate la settimana scorsa (il più ingente carico di droga mai recuperato nella storia messicana, qui le fotografie del rogo), complimentandosi a vicenda per i recenti buoni risultati ottenuti nella regione, dopo gli arresti di due importanti boss della droga e il sequestro di droga.

Venerdì notte, a Ciudad Juarez, una delle città più colpite della guerra alla droga, i narcos sono invece entrati in due appartamenti nel quartiere Horizontes del Sur dove si stava tenendo una festa e hanno aperto il fuoco sulla folla, uccidendo quattordici ragazzi tra i 16 e i 25 anni e ferendone altri quattrodici, tra cui due bambini di 7 e 9 anni. La strage ha riportato alla mente dei messicani quanto successo a gennaio, quando un attacco simile ha ucciso quindici persone a una festa, e a luglio, quando i narcos uccisero diciassette ragazzi a un compleanno.

I motivi degli attacchi alle feste non sono mai stati chiariti. La polizia crede si tratti di regolamenti di conti tra cartelli della droga, che continuano a combattersi tra loro per ottenere il controllo delle tratte della droga verso gli Stati Uniti. Solo a Ciudad Juarez si stima che negli ultimi tre anni siano state uccise 6.500 persone per crimini legati alla guerra alla droga. La BBC scrive che — come mostrato nella mappa — l’area di Ciudad è contesa principalmente da due cartelli, il Sinaloa e l’Organizzazione Carillo Fuentes.