Le richieste del Garante della privacy a Street View

L'Italia ha preso provvedimenti contro le automobili di Google che fotografano le città

Il Garante della Privacy italiano ha ordinato dei provvedimenti contro Google Street View, il servizio che permette di osservare le strade di centinaia di città grazie a una serie di fotografie a 360 gradi scattate dalle macchine fotografiche delle automobili di Google. Il servizio aveva già incontrato ostruzioni in altri paesi europei come la Repubblica Ceca e la Germania, dove il 2,9 per cento dei cittadini ha chiesto che le proprie abitazioni vengano eliminate del tutto dalle fotografie.

«Si è creato un forte allarme e anche ostilità in molti Paesi europei nei confronti delle riprese di Google», afferma Francesco Pizzetti, il presidente dell’Authority Garante per la Privacy. «Abbiamo ricevuto proteste persino da amministrazioni locali. Non c’è nessun dubbio che Street View possa rappresentare uno strumento molto utile nel settore turistico, permette di vedere le località di vacanza, aiuta a scegliere e ad organizzare un viaggio. Ma è anche vero che può essere eccessivamente invadente nella vita dei cittadini e dunque bisogna stabilire alcune regole».

Le regole decise dal Garante mirano ad attutire la sorpresa della presenza delle automobili. Le Google Cars dovranno essere riconoscibili attraverso segnali o adesivi visibili, e la loro presenza in una determinata città dovrà essere segnalata tre giorni in anticipo sul sito della società, e non solo qualche ora prima come accade ora. Nel caso delle grandi città dovranno essere indicati i quartieri precisi, e dovranno esserci avvisi sulle pagine di cronaca di almeno due quotidiani locali e un annuncio in almeno un’emittente radiofonica locale.

Si è deciso che al trattamento di dati effettuato da Google Street View si debbano applicare le norme del Codice privacy, visto che il servizio viene effettuato con strumenti (dalle vetture agli impianti fotografici) situati nel territorio italiano. Alla società californiana è stato anche imposto di nominare un proprio rappresentante sul territorio italiano al quale possano rivolgersi i cittadini per la tutela dei loro diritti.

Simona Panseri, portavoce di Google, ha commentato così la decisione al giornalista de La Stampa:

«Ne parleremo, ci confronteremo anche con il Garante, in un’ottica costruttiva come sempre nel dialogo che abbiamo con loro». Vuol dire che pensate che ci siano margini per modificare un provvedimento già deliberato? «Vuol dire soltanto che valuteremo e ne parleremo anche con il Garante come abbiamo sempre fatto».