• Mondo
  • Mercoledì 20 ottobre 2010

Le Monde contro lo sciopero francese

"Questa situazione è intollerabile perché è irresponsabile" si legge sul giornale

Unions flags, political parties flags and banners are seen while people march during a demonstration in Rennes, western France, Tuesday, Oct.19, 2010. The protesters are trying to prevent the French parliament from approving a bill that would raise the retirement age from 60 to 62 to help prevent the pension system from going bankrupt. (AP Photo/David Vincent)
Unions flags, political parties flags and banners are seen while people march during a demonstration in Rennes, western France, Tuesday, Oct.19, 2010. The protesters are trying to prevent the French parliament from approving a bill that would raise the retirement age from 60 to 62 to help prevent the pension system from going bankrupt. (AP Photo/David Vincent)

Al settimo giorno di scioperi e manifestazioni, in Francia, alcuni tra coloro che appoggiano idealmente le posizioni dei sindacati iniziano a sollevare qualche dubbio riguardo l’intensità di una mobilitazione che sta oggettivamente arrecando grandi disagi alle persone e alle imprese della nazione.

Il presidente francese Nicolas Sarkozy è intervenuto in questo senso, imponendo l’apertura forzata dei depositi di carburante. L’assenza di benzina infatti ha compromesso sia la mobilità dei cittadini che il funzionamento dei mezzi pubblici, impedendo di raggiungere il posto di lavoro a chi non vuole scioperare e soprattutto complicando l’erogazione di vari servizi pubblici.

Oggi è arrivata anche la forte condanna di Le Monde, quotidiano francese di orientamento progressista e di centrosinistra, tutt’altro che lontano dalle posizioni dei sindacati, almeno idealmente. Un editoriale firmato da Eric Fottorino, già direttore responsabile e oggi direttore editoriale di Le Monde, e intitolato “Ai nostri lettori”, ricorda che quest’anno già per nove giorni Le Monde non è potuto andare in edicola a causa degli scioperi.

Questa situazione è intollerabile perché è irresponsabile. La decisione di prendere in ostaggio le nostre pubblicazioni non è stata preceduta da alcun colloquio né da alcun negoziato. Ancora una volta, elementi non controllati e di minoranza della CGT [il sindacato francese, ndr] ha imposto alla maggioranza una decisione arbitraria, senza considerare le conseguenze per un settore oggetto di una rivoluzione tecnologica e in grave difficoltà economica. I fatti hanno preso il posto del dialogo, ancora una volta.

Quella di Fottorino è una critica alle modalità con cui i sindacati hanno organizzato la mobilitazione, piuttosto che alla loro piattaforma politica, e anche un appello estremo alla sopravvivenza non tanto dell’informazione – che è viva e vegeta online, lo dice lui stesso – quanto proprio dei giornali di carta. Che è un argomento discutibile, per quanto legittimo, ma dovrebbe far presa sui sindacati, le cui rivendicazioni nei confronti della protezione dei lavoratori sono forti a prescindere dalla difficoltà di un determinato settore produttivo.

Queste mancate pubblicazioni scoraggiano i lettori, abituandoli sempre di più a trovare le informazioni attraverso un semplice clic del mouse: si corre il grande rischio di vedere morire i giornali e le edicole, le cui condizioni sono già molto precarie. Si corre il grande rischio di dirottare gli introiti pubblicitari su altri media, sulla radio, sulla televisione e su internet. Si corre il grande rischio, infine, di perdere definitivamente il sale della nostra vita pubblica: i giornali scritti – i giornali ben scritti – in cui un’esperta redazione riesce a dare un senso a un flusso di informazioni spesso contraddittorie e disordinate, dando loro ordine e priorità.

Insomma, dice Fottorino, magari un giorno i quotidiani di carta moriranno di morte naturale: ci sta, lo sappiamo. Così però rischiano di morire prima del tempo.

La rivoluzione digitale è in corso. Nessuno metterebbe in discussione il suo contributo e certo non Le Monde, che si è imposto in questo mondo esigente e creativo fin dai suoi albori con Lemonde.fr e le applicazioni smartphone e tablet. Viviamo in un’epoca di transizione, in cui ciascun supporto deve trovare il suo posto all’interno di un modello economico sostenibile. Ma la modernità è fatta di scelte. Queste mobilitazioni selvagge rischiano di togliere ogni possibilità di scelta ai nostri lettori. E quindi ridurre la nostra libertà.