Per il Ros Verdini «ha mentito ai giudici»

Un'informativa afferma che i rapporti e gli aiuti all'imprenditore Luca Fusi sono durati fino al 2007

© Marco Merlini / LaPresse
28-07-2010 Roma
Politica
Sede del Pdl, conferenza stampa del coordinatore nazionale del Popolo della Libertˆ, Denis Verdini
Nella foto Denis Verdini

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Rome, 07-28-2010
Politic
Pdl headquarters, press congerence of the National Coordinator, Denis Verdini
In the photo Denis Verdini
© Marco Merlini / LaPresse 28-07-2010 Roma Politica Sede del Pdl, conferenza stampa del coordinatore nazionale del Popolo della Libertˆ, Denis Verdini Nella foto Denis Verdini © Marco Merlini / LaPresse Rome, 07-28-2010 Politic Pdl headquarters, press congerence of the National Coordinator, Denis Verdini In the photo Denis Verdini

Lunedì prossimo Denis Verdini e Luca Fusi, l’imprenditore amico di Verdini che l’accusa sostiene essere stato favorito in diversi appalti pubblici dalla sua relazione col coordinatore con il PdL, compariranno di fronte al procuratore dell’Aquila Alfredo Rossini perché indagati per abuso d’ufficio. La posizione di Verdini “appare sempre più compromessa”, riferisce stamattina la Stampa, dopo che il 25 settembre scorso il Ros dei Carabinieri ha consegnato al giudice un rapporto dettagliato sull’affidamento degli appalti per il terremoto dell’Aquila, in cui il ruolo di Verdini nel favorire Fusi e altri imprenditori viene evidenziato molto dettagliatamente e in cui si sostiene che le iniziative di Verdini non fossero dettate solo dall’amicizia con Fusi, ma anche da concreti interessi comuni.

«Ha mentito quando ha sostenuto di fronte ai pubblici ministeri di Firenze che questi rapporti erano terminati nel 1995-1996»

(Fusi e Verdini sono stati soci) «fino al 2007 e a ciò deve aggiungersi l’enorme prestito non garantito di 26 milioni e 600 mila euro che Verdini ha fatto a Fusi con il suo Credito Cooperativo Fiorentino, come emerge dalla relazione della Banca d’Italia a seguito dell’ispezione»

Spiega la Stampa che l’inchiesta si avvicina anche al ruolo avuto da Gianni Letta nei contatti per assegnare gli appalti:

L’attenzione si concentra su un incontro che si tenne a palazzo Chigi il 12 maggio del 2009, e al quale parteciparono il sottosegretario Gianni Letta, Denis Verdini, alcuni imprenditori e dirigenti della Cassa di Risparmio dell’Aquila. In quell’occasione si decise la costituzione del Consorzio Federico II, che poi si aggiudicò diversi appalti. Ora il rapporto del Ros documenta che il Consorzio (costituito dalla Btp di Riccardo Fusi e da alcune imprese abruzzesi) ottenne una serie di appalti dopo quell’incontro a palazzo Chigi. Anzi, secondo l’ipotesi investigativa, «grazie» a quell’incontro. Lo stesso Denis Verdini, nel suo interrogatorio davanti ai pm fiorentini, mise a verbale: «Ho accompagnato Fusi insieme al presidente della Banca dell’Aquila, al consorzio… dal dottor Letta, per raccomandargli la… diciamo la possibilità di lavorare: questo è avvenuto. Siccome Letta è dell’Aquila e era molto interessato alle cose, io ho accompagnato loro da Letta. Il colloquio si è risolto in niente. In grandi gentilezze. Letta in sintesi espose: “Parlerò, vedrò, però c’è questa tendenza alla ricostruzione attraverso la Protezione civile”…»

Il Corriere della Sera ricostruisce tutta la storia riassumendo il contenuto dell’informativa del Ros ed elencando gli appalti contestati.

Gli accertamenti vengono avviati nella primavera scorsa, quando i magistrati toscani che indagano sugli appalti dei «Grandi Eventi» trasmettono ai colleghi dell’Aquila copia delle intercettazioni telefoniche nelle quali si parla degli affari da concludere in Abruzzo. Si decide così di concentrarsi sulle commesse ottenute dal Federico II, associazione d’imprese che fu creata dopo una riunione avvenuta il 12 maggio a Palazzo Chigi e presieduta da Gianni Letta. Il primo ad essere interrogato è proprio Barattelli che si presenta dai pubblici ministeri temendo di finire sotto inchiesta e ammette: «Sapevamo che la Btp aveva appoggi politici e per questo chiedemmo di poter lavorare con loro». Numerosi altri testimoni vengono convocati e intanto si acquisisce la documentazione che riguarda le gare già concluse, quelle in via di definizione e i lavori concessi a trattativa privata. I carabinieri entrano più volte nelle sedi delle amministrazioni locali e della Protezione civile, sequestrano bandi, lettere d’incarico, successivi contratti. Il 20 settembre scorso consegnano la relazione conclusiva che traccia la storia dei quattro appalti per oltre 21 milioni di euro che sarebbero stati ottenuti proprio grazie all’interessamento di Verdini. Ed evidenziano come le «commesse» siano state spartite sempre tra le stesse imprese.

L’informativa spiega così i sospetti che gli interessi economici comuni tra Fusi e Verdini siano durati fino al 2007:

«Il 28 febbraio 2005 si costituisce la “Parved spa” che al 98 per cento è di Verdini che versa quattro milioni e 900 mila euro su 5 milioni di capitale sociale, con sede a Firenze in via Alfieri 5 dove hanno sede molte società di Fusi. Il 4 aprile 2005 la Parved acquista il 20-25 per cento della “Porta Elisa srl” per 20.000 euro che per il resto del capitale in parti quasi uguali è di proprietà di Roberto Ballerini, Davide Bartolomei (socio di Fusi) e Stefania Cecconi, moglie di Fusi. Il 28 novembre 2006 la “Parved” cambia denominazione in “Parfu spa” mantenendo lo stesso codice fiscale. Presidente diventa Riccardo Fusi e all’atto notarile è presente anche sua sorella Milva: è verosimilmente in tale occasione che Verdini cede la sua società ai due Fusi. Il 27 giugno 2007 la “Porta Elisa” viene posta in liquidazione»