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  • Lunedì 11 ottobre 2010

I nazionalisti avanti in Kirghizistan

Il partito dell'ex presidente in vantaggio sugli altri con appena l'8,6 per cento dei voti: servirà formare una coalizione

Members of local electoral committee sort through a ballot box, at a polling station in Osh, Southern Kyrgyzstan, Sunday, Oct. 10, 2010. Voters turned out in force Sunday to choose a new and empowered parliament that the government hopes will usher in a new era of democracy in Kyrgyzstan after two presidents were ousted by street protests. Kyrgyzstan, which hosts a vital U.S. air base near Afghanistan, is set to embrace a parliamentary system of governance in a vote that has won praise from the United States. (AP Photo/Sergey Ponomarev)
Members of local electoral committee sort through a ballot box, at a polling station in Osh, Southern Kyrgyzstan, Sunday, Oct. 10, 2010. Voters turned out in force Sunday to choose a new and empowered parliament that the government hopes will usher in a new era of democracy in Kyrgyzstan after two presidents were ousted by street protests. Kyrgyzstan, which hosts a vital U.S. air base near Afghanistan, is set to embrace a parliamentary system of governance in a vote that has won praise from the United States. (AP Photo/Sergey Ponomarev)

Arrivati quasi alla fine dello spoglio delle elezioni politiche in Kirghizistan, il partito nazionalista Ata Zhurt, sostenitore del presidente deposto Kurmanbek Bakiyev, sembra avere un piccolo vantaggio sui suoi avversari.

Il fatto che Ata Zhurt sia in vantaggio sugli altri con appena il 8,6 per cento dei voti mostra quanto frammentata e precaria è la situazione nell’ex repubblica sovietica, dove i 120 seggi parlamentari sono contesi da quasi trenta partiti. Il partito socialdemocratico dell’ex primo ministro Almazbek Atambayev ha ottenuto l’8 per cento dei voti. Al terzo posto, col 7,1 per cento dei voti, il partito Ar-Namys dell’ex primo ministro Felix Kulov, filo-russo e molto apprezzato soprattutto dalla comunità uzbeka.

L’affluenza è stata complessivamente del 56 per cento ma ha toccato livelli molto alti nella città di Osh, nel sud del paese, teatro lo scorso giugno di alcuni fra i peggiori scontri tra la maggioranza della popolazione, di etnia kirghiza, e la minoranza uzbeka. Le elezioni di ieri sono state le prime dopo quelle violenze, che provocarono la morte di quattrocento persone.

Le elezioni sono anche le prime dopo l’approvazione di una nuova costituzione, che ha trasformato il Kirghizistan da una repubblica presidenziale a una parlamentare. Qualunque sarà l’esito del voto, i partiti dovranno cercare di allearsi e formare larghe coalizioni per candidarsi a guidare il paese e scegliere il primo ministro.

Il paese oggi è guidato da una fragile coalizione di politici rivali che si erano alleati contro l’ex presidente Kurmanbek Bakiyev, fuggito ad aprile al termine di una lunga serie di sommosse antigovernative nate in seguito all’aumento del costo della vita e alla corruzione interna al governo. Gli Stati Uniti — che hanno una base aerea militare su suolo kirghiso — hanno auspicato a lungo queste elezioni, al contrario della Russia — anch’essa con una base aerea in Kirghizistan — che si oppone al modello parlamentare, preoccupata che un sistema simile possa generare violenze e facilitare un colpo di stato da parte di gruppi islamici estremisti.

Il Kirghizistan ha dislocato 800 osservatori che monitoreranno il voto in tutta la nazione, a cui se ne aggiungono altri 240 dell’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Il capo degli osservatori dell’OSCE, Janez Lenarcic, ha dichiarato che le operazioni di voto si sono svolte regolarmente e pacificamente.

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