Gli articoli del “dossier Marcegaglia”

Gli undici articoli che compongono le quattro pagine del Giornale sulla presidente di Confindustria

Il dossier, scrive il Giornale, “lo hanno costruito l’Espresso, il Fatto Quotidiano, La Repubblica e l’Unità: noi lo ripubblichiamo integralmente. Così si scopre una volta per tutte chi sparge fango e chi invece se lo prende in faccia”. Gli articoli sono undici e sono tutti pubblicati negli ultimi due anni.

Nel mirino dei pm e del Fisco 17 conti “segreti” di Marcegaglia
la Repubblica, 11 novembre 2008
Diciassette conti congelati, da «porre in collegamento con le dichiarazioni rese da Marcegaglia Antonio». È il Ministero pubblico della Confederazione elvetica, con una missiva spedita la scorsa settimana all’ufficio del procuratore aggiunto di Milano, Francesco Greco, a rialzare il sipario sui conti esteri della famiglia Marcegaglia. Una parte dei quali – quattro per la precisione – erano già stati scandagliati durante l’inchiesta Enipower, una storia di tangenti pagate per accaparrarsi commesse milionarie e che ha visto tra i numerosi protagonisti anche il rampollo della famiglia industriale mantovana. A marzo 2008 il figlio del fondatore del colosso dell’acciaio ha patteggiato una pena (sospesa) di 11 mesi per corruzione. E ha pagato oltre 6 milioni di euro. (continua a leggere)

Emma concilia
l’Espresso, 8 ottobre 2010
Chi l’avrebbe detto. Implacabile fustigatrice della piaga dell’evasione fiscale, quantificata in 125 miliardi di euro dal Centro studi di Confindustria, stavolta è proprio lei, Emma Marcegaglia, la Presidente, a inciampare nei controlli dell’Agenzia delle entrate. La società Pugnochiuso, controllata dalla Marcegaglia Tourism, gruppo attivo nella gestione alberghiera e di villaggi turistici, ha firmato un accordo conciliativo, 400 mila euro la cifra indicata nel fondo rischi, per chiudere un vecchio contenzioso con il Comune di Vieste, in Puglia, che contestava irregolarità per Ici e Tarsu non pagate. (continua a leggere)

Comunicato del Comitato di redazione
Sole24Ore, 19 aprile 2010
Signora Amministratore delegato, signor Presidente, consiglieri e sindaci, signori azionisti, parlo come rappresentante dei giornalisti del “Sole 24 Ore” nella nostra qualità di azionisti. Se il nostro quotidiano viene acquistato e letto ogni giorno da centinaia di migliaia di lettori, lo si deve innanzitutto al capitale di professionalità e alla dedizione dei suoi giornalisti. Non alle promozioni editoriali, non ai prodotti opzionali: lo si deve all’impegno e alla responsabilità con cui ogni giorno cerchiamo, verifichiamo, pubblichiamo notizie di qualità. Un lavoro e una qualità su cui si fondano i risultati dell’azienda. Se siamo qui, per la terza volta dalla quotazione del 2007, a rappresentare tutti i giornalisti del “Sole 24 Ore” in quanto dipendenti/azionisti è perché al nostro lavoro e alla nostra azienda noi teniamo. Noi crediamo in questa società e vogliamo portare anche in questa sede il nostro contributo di analisi per aumentare l’efficienza dell’azienda e garantirle il rapido ritorno all’utile. (continua a leggere)

Marcegaglia fa l’utile a spese dei fornitori
il Fatto Quotidiano, 18 settembre 2010
Prima le banche e poi i fornitori. Si usa così in casa Marcegaglia, dove per ora non si tagliano i dipendenti e dove la riottosa Fiom è considerata un inter locutore qualificato. Ma andiamo con ordine. Al 31 dicembre 2009 i debiti con i fornitori del gruppo siderurgico della famiglia del presidente di Con findustria rappresentavano il 35 per cento dei 2,14 miliardi di euro fattura ti lo scorso anno. Una percentuale consistente, soprattutto se messa a confronto con il 2008, quando la som ma ammontava al 18 per cento circa di un fat- turato di 3,76 miliardi. Nel dettaglio, a fine 2009 la Marcega glia Spa aveva in totale debiti con i for nitori per 762,889 milioni, dei quali 497,9 contratti in Italia, 108,9 in Ue, 100,83 nei Paesi extra europei e il re sto sparso tra America, Africa-Medio Oriente e Asia. Certo, siamo sempre in tempo di crisi ed è frequente che le aziende paghino le imprese fornitrici in tempi biblici che vanno oltre gli or mai canonici 90 giorni. Cosa che inve ce, anche solo per una questione di in teressi, non è raccomandabile con le banche, che il debito lo fanno pagare salato. Così il passivo totale del grup po di Emma Marcegaglia scende, an che se aumenta il monte delle fatture non pagate all’indotto – nonostante le ripetute rampogne fatte col cappello di numero uno degli industriali nei confronti dei pagamenti in ritardo del la Pubblica amministrazione. (continua a leggere)

Marcegaglia fa rima con Alitalia
l’Unità, 19 aprile 2009
Il tono era stato perentorio, parole inequivocabili che non potevano lasciare spazio al dubbio. Nel gennaio scorso Emma Marcegaglia aveva terminato un’importante intervista al Sole-24 Ore, finalizzata a dare alla Cgil l’ultimissimo ultimatum, dichiarando che la sua avventura nella nuova Alitalia era conclusa. Alle domande del direttore Ferruccio de Bortoli, nel frattempo tornato a dirigere quell’«Istituzione di garanzia» che sarebbe il Corriere della Sera, la leader degli industriali aveva risposto chiaramente e senza fronzoli: «Ho più volte ribadito i motivi della mia adesione alla cordata. Adesso l’operazione si è conclusa. Il mio compito, quindi, si è esaurito. Perciò, esco da Cai». Proprio così c’era scritto sul giornale della Confindustria: «Esco da Cai», cioè dalla cordata di «patrioti», definizione di Silvio Berlusconi, che aveva salvato l’Alitalia. Niente smentite o rettifiche nei giorni successivi, e ci mancherebbe pure questa. Sono passati tre mesi da quell’intervista, ma la signora Marcegaglia non pare aver lasciato il capitale della nuova Alitalia. (continua a leggere)

Antonio Marcegaglia patteggia per una tangente a Enipower
Corriere della sera, 29 marzo 2008
La tangente di 1 milione 158mila euro nel 2003 al manager Enipower Lorenzo Marzocchi, per un appalto di caldaie da 127 milioni, costa alla Marcegaglia spa 500mila euro di pena pecuniaria patteggiata davanti al giudice Paola Belsito (per l’ illecito amministrativo della legge 231) e 250mila di confisca; alla controllata «N.e./C.c.t. spa» 500mila di pena, e 5 milioni 250mila di confisca; e 11 mesi patteggiati (ma sospesi) per corruzione al vicepresidente Antonio Marcegaglia, fratello della presidente designata di Confindustria, Emma. (continua a leggere)


*

Sembra la Carfagna ma è la Marcegaglia
l’Espresso, 12 giugno 2008
Uno si domanda che cos’abbia da sorridere e financo da “gioire” il Santo Padre dinanzi a Silvio Berlusconi che gli bacia la mano e promette il massimo impegno “in difesa della famiglia” (anzi, delle famiglie: lui ne ha due). Poi scopre che il premier s’è pure impegnato a dare più soldi pubblici a scuole e cliniche private, e capisce tutto. Uno si domanda che cos’abbiano da applaudire fino a spellarsi le mani gl’industriali riuniti a Santa Margherita Ligure sotto il palco di Berlusconi che, prima del malore, annuncia “il divieto assoluto di intercettazioni tranne per mafia e terrorismo”, cinque anni di galera a chi le fa e le divulga, nonché “forti penalizzazioni economiche agli editori” che le pubblicano (quasi tutti presenti all’illustre consesso). Colpisce, in particolare, la condiscendenza con cui la neopresidente della Confindustria Emma Marcegaglia e la sua baby-collega Federica Guidi si lasciano ridurre dal premier al rango di vallette, facendosi abbracciare davanti a tutti come una Carfagna o una Brambilla qualunque, prestandosi alle gag col fazzolettino asciuga-sudore, cinguettando agl’inviti a pranzo nell’ennesima villa, ridacchiando alle battutine di dubbio gusto. (continua a leggere)

Sviste pulite
il Fatto Quotidiano, 24 febbraio 2010
Davvero spassoso il dibattito sulle «liste pulite» avviato dal titolare delle liste più luride della storia dell’umanità. Politici, giornalisti, intellettuali e giuristi per caso si esercitano intorno al tema della corruzione con gli stessi esiti di Emanuele Filiberto che tenta di cantare, di Gasparri che tenta di ragionare e di Angelino Jolie che tenta di scrivere una legge anticorruzione. Si impegnano, si applicano, ma non ce la fanno proprio. Non è il loro ramo. Sono troppo abituati a spostare l’attenzione dalle mazzette al colore della toga del giudice che le ha scoperte o della camicia del giornalista che le ha raccontate, per riuscire a dire qualcosa di sensato. Così non fanno altro che rinfacciarsi le reciproche mazzette: tu ne hai prese più di me, tu hai più condannati di me, tu hai più processi di me. Ieri il Geniale, copiando i nostri libri e le denunce di Grillo, elencava i condannati e gli inquisiti in Parlamento. Solo quelli di Pd e Udc, ci mancherebbe: per quelli del Pdl occorrerebbe una Treccani in vari volumi. In prima pagina, direttamente dalla famiglia Addams, Alessandro Sallusti si inerpicava sul tema per elogiare il Pdl del padrone, «unico partito ad affrontare una questione vera e non più rinviabile». Ma va? Benvenuto nel club. (continua a leggere)

Quanti guai per l’azienda di Emma la zarina
il Fatto Quotidiano, 8 ottobre 2010
Questa volta non ci sono case a Montecarlo, cucine Scavolini e neppure, che si sappia, finan ziarie off-shore parcheggiate al sole di qualche isoletta dei Caraibi. Per capire meglio la vicen da esplosa ieri con le perquisizioni alla redazio ne del Giornale conviene però tentare di rispon dere a una domanda fondamentale. Per quale motivo Rinaldo Arpisella, da almeno quindici anni fidato consigliere e lobbista della famiglia Marcegaglia, ha interpretato come una minac cia concreta le frasi pronunciate al telefono dal giornalista Nicola Porro? Perché proprio lui, l’esperto Arpisella, un professionista che gesti sce l’immagine della presidente di Confindu stria e i suoi rapporti con le istituzioni e con la stampa, si è sentito messo alle strette (addirittu­ra «prostrato» scrivono i magistrati) dalle paro le del vicedirettore del Giornale ? Un primo indi zio utile per abbozzare una risposta lo possia mo rintracciare in un breve articolo pubblicato il 22 settembre scorso dal quotidiano della fami glia Berlusconi. Titolo «Pressing in aula sul fra tello del presidente di Confindustria». Nel testo si dava conto di un’udienza del processo per le tangenti Enipower in cui il pm Carlo Nocerino aveva interrogato un dirigente del gruppo Mar­cegaglia per capire chinell’azienda mantovana avesse saputo delle stecche pagate a un mana ger dell’Eni. La maxi bustarella (oltre un milio ne di euro) serviva ad aggiudicarsi un appalto di caldaie del valore di 127 milioni di euro. (continua a leggere)

Rifiuti pericolosi, indagato il padre della Marcegaglia
la Stampa, 10 febbraio 2010
Golden rubbish, spazzatura d’oro. Un nome, quello dell’inchiesta sfociata in una raffica d’arresti e denunce in mezza Italia, che la dice lunga sul volume d’affari che ruotava attorno a un colossale traffico di rifiuti, alcuni pericolosi, smaltiti illecitamente. Un milione di tonnellate, secondo i carabinieri del Noe, con un lucro di svariati milioni. Un fiume di rifiuti che da Bagnoli – ma non solo – approdava in discariche e siti non autorizzati grazie a un sistema di false certificazioni. Tra le mete piu’ gettonate la Maremma. Bilancio: 23 arresti, 20 aziende coinvolte, sessanta indagati tra cui Steno Marcegaglia, presidente dell’omonimo gruppo e padre di Emma, presidente di Confindustria. L’inchiesta è iniziata in Campania quando nel mirino dei magistrati è finita la movimentazione dei rifiuti prodotti dal sito contaminato di Bagnoli. È finita in Toscana coinvolgendo l’Agrideco, società di intermediazione che gestiva l’impianto di smaltimento di Scarlino. Ha portato allo scoperto anche le cause di un’esplosione, il 26 giugno 2008, in questo stabilimento: un operaio romeno di 47 anni perse la vita, un altro rimase ustionato. (continua a leggere)

Per Emma è già autunno
l’Espresso, 4 agosto 2010
Gli imprenditori? Quando si tratta di rivendicare l’orgoglio di categoria, Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, non si tira indietro. “Il coraggio di chi fa impresa” è un’immagine che torna spesso nei suoi discorsi, come l’invito al mondo politico a “dimostrare lo stesso coraggio che gli imprenditori sono obbligati a mettere nelle aziende”. Quando si tratta di puntare i quattrini di famiglia in scommesse dall’esito incerto, tuttavia, Emma Marcegaglia si muove con una cautela che queste dichiarazioni non farebbero supporre. Così, in queste settimane, i vertici dell’Alitalia stanno affrontando la prima possibile defezione dalla squadra dei “capitani coraggiosi” – per usare le parole del premier Silvio Berlusconi – che avevano acquistato la compagnia solo pochi mesi fa. A lasciare potrebbe essere proprio il gruppo Marcegaglia, che vi aveva investito la somma simbolica di 10 milioni di euro. (continua a leggere)