La fabbrica di cioccolato ai-tempi-della-crisi

L'americana Hershey ha deciso di chiudere il suo storico stabilimento in Pennsylvania per resistere alla concorrenza

Le fabbriche di cioccolato possiedono un fascino che ha pochi paragoni con qualsiasi altro stabilimento alimentare, vuoi per il gusto del materiale che vi si produce o per l’immaginario generato da storie come quelle raccontate nel libro per ragazzi – poi diventato film, due volte – La fabbrica di cioccolato, quello di Willy Wonka. La fabbrica di cioccolato della Hershey, in Pennsylvania, ha proprio quell’aura lì: è lo storico stabilimento del più famoso produttore di cioccolato degli Stati Uniti. Da quasi un secolo la fabbrica costruita in mattoni all’incrocio tra la Chocolate e la Cocoa avenue, riconoscibile grazie alle due alte ciminiere che svettano sulle case della zona, produce dolciumi per la gioia di bambini, adulti e dentisti, ma ora la società ha deciso di chiuderla per costruirne una nuova in un’altra zona di Hershey più periferica.

La vecchia fabbrica costruita nei primi del Novecento ha soffitti molto bassi e locali poco adatti ad accogliere i nuovi macchinari per la produzione delle barre di cioccolato e degli altri dolciumi. Nello stabilimento lavorano circa 1100 operai e molti di loro dovranno affrontare un brutto periodo. Seicento dipendenti saranno trasferiti nella nuova sede della fabbrica, mentre per i restanti cinquecento scatteranno i piani di licenziamento e prepensionamento perché saranno sostituti da una nuova generazione di macchinari, che consentiranno alla Hershey di automatizzare buona parte della produzione.

I responsabili della società sostengono che la chiusura dello stabilimento storico e la costruzione di una nuova area industriale siano un passaggio obbligato per mantenere competitiva la Hershey. L’azienda sta investendo 300 milioni di dollari per la realizzazione del nuovo impianto e confida di risparmiare tempo e denaro nella produzione dei dolciumi. La concorrenza è sempre più agguerrita, specialmente su scala globale, e la società non vuole perdere terreno nei confronti di altri grandi protagonisti del settore come la britannica Cadbury, acquisita dalla multinazionale Kraft, e su scala diversa anche con l’italiana Ferrero.

La fabbrica del cioccolato più famosa d’America fu fondata da Milton Hershey, un intraprendente produttore di dolciumi che avviò il proprio impero verso la fine dell’Ottocento producendo caramelle morbide rivestite di cioccolato. La Hershey Chocolate Company iniziò le operazioni nel 1894 a Lancaster, in Pennsylvania, e nel 1900 avviò una produzione intensiva di barrette, wafer e altri dolci a base di cioccolato al latte. Sfruttando la produzione di massa, Hershey riuscì ad abbassare sensibilmente il prezzo dei propri prodotti, rendendo il cioccolato accessibile a tutti e non solo alle classi più abbienti.

In pochi anni la società conobbe un insperato successo, tanto da spingere Milton Hershey a cercare una nuova area nella quale costruire una fabbrica più grande. La scelta cadde su Derry Township, l’area urbana dove Milton era nato. Questa decisione si rivelò vincente: la zona era sufficientemente vicina ai porti di New York e Philadelphia presso i quali arrivavano il cacao e lo zucchero, mentre nella campagna circostante numerosi allevatori provvedevano alla produzione del latte necessario per la preparazione del cioccolato. I lavori di costruzione del nuovo stabilimento, quello che ora sarà chiuso, terminarono nel 1905 e lo stesso anno la società ebbe la possibilità di aumentare considerevolmente la produzione di dolciumi rispondendo così alla crescente domanda.

Nei decenni successivi la società introdusse sul mercato numerosi prodotti a base di cioccolato, consolidando così gli affari. Il difficile periodo della depressione economica colpì anche Hershey, ma la celebre fabbrica di cioccolato tenne duro, resistendo agli scioperi e alle proteste anche dure degli operai. Durante la Seconda guerra mondiale, Hershey avviò la produzione della “Razione D”, una barretta altamente energetica utilizzata dall’esercito statunitense per i propri soldati impegnati al fronte. Le “Razioni D” prodotte furono almeno un miliardo e valsero alla Hershey numerosi riconoscimenti da parte dell’esercito.

Negli anni dopo la guerra la società continuò a differenziare la propria offerta e ad aprire nuovi stabilimenti per mantenersi competitiva. Nel 1968 l’azienda cambiò nome diventando Hershey Foods Corporation e avviò una serie di acquisizioni emancipandosi dalla sola produzione di dolciumi e cioccolato, attività che rimangono comunque alla base della fortuna della società. Oggi Hershey è il più grande produttore di dolciumi del Nord America ed esporta i propri prodotti in un centinaio di paesi in tutto il mondo. Gli impiegati sono quasi 14mila e le vendite annue superano i 4 miliardi di dollari.

L’area urbana della Pennsylvania dove sorge lo storico stabilimento è conosciuta ormai da decenni come Hershey. Quando decise di costruire lì la propria fabbrica, Milton Hershey avviò un ambizioso progetto per offrire ai propri operai tutti i servizi necessari, intrattenimento compreso. Le case avevano affitti molto bassi e così anche il trasporto pubblico. Un teatro offriva qualche ora di svago ogni settimana e successivamente un piccolo parco a tema, naturalmente sul cioccolato, avrebbe consentito alle famiglie degli operai di divertirsi nei giorni di pausa dal lavoro.

Da allora le cose sono cambiate molto. Chocolate World, il parco a tema, è visitato ogni anno da decine di migliaia di turisti che possono conoscere la storia della fabbrica, divertirsi sulle giostre e creare le loro barrette di cioccolato utilizzando gli ingredienti messi a disposizione dalla Hershey. Lo spostamento della fabbrica in un’area più periferica della zona urbana non dovrebbe avere un impatto negativo sull’economia locale, ma non mancano le voci critiche, come spiega NPR:

«Detesto doverlo dire, ma penso che Milton si stia rivoltando nella tomba vedendo cosa è successo qui negli ultimi anni» racconta Bob Laird, un uomo d’affari della zona la cui compagna lavora nella fabbrica. Secondo Laird, la chiusura dello stabilimento e il taglio del personale sono un segno dell’avidità dell’azienda e vanno contro la visione di Milton Hershey sui propri lavoratori.

Inizialmente la multinazionale del cioccolato aveva deciso di spostare interamente la produzione da Hershey in un’altra zona della Pennsylvania. Dopo una lunga trattativa con i sindacati, la società ha deciso di rimanere e in cambio ha ottenuto la possibilità di tagliare almeno 500 posti di lavoro.