• Mondo
  • Mercoledì 6 ottobre 2010

Cosa sta succedendo in Pakistan

La minaccia all'Europa, i bombardamenti dei droni, gli attacchi alla NATO, l'influenza in Afghanistan

L’ambasciatore del Pakistan negli Stati Uniti conferma ufficialmente quello che sapevamo già da giorni: gli attacchi dei droni americani in Pakistan servivano a eliminare una cellula che stava studiando una serie di attentati in Europa. «L’attività che vediamo in Nord Waziristan, in termini di attacchi contro persone di Al Qaida e altri gruppi associati, è collegata all’allerta terrorismo lanciata dagli Stati Uniti nei giorni scorsi», ha detto ieri Hussein Haqqani alla BBC. Al centro della minaccia terroristica rivolta verso l’Europa ci sarebbe infatti un gruppo di jihadisti di Amburgo, Germania, che erano andati in Pakistan per unirsi alla lotta contro l’occidente. Da qui l’intensificarsi dei bombardamenti dei droni nella regione pakistana del Nord Waziristan e la diffusione da parte del Dipartimento di Stato americano di un’allerta – esplicita, per quanto vaga – diretta ai turisti e ai viaggiatori in procinto di spostarsi in Europa.

Nell’ultimo mese gli Stati Uniti hanno attaccato ventisei volte il Pakistan con i droni – gli aerei senza pilota teleguidati dalle basi americane in Nevada e in Virginia – la più alta concentrazione di bombardamenti negli ultimi sei mesi. Il piano di attentati è stato sventato anche grazie alla collaborazione decisiva di Ahmed Sidiqi, un cittadino tedesco di origini afghane arrestato in Afghanistan a luglio e interrogato nella base americana di Bagram. È lui che ha fornito dettagli e ricostruzioni: all’inizio del 2009 Sidiqi e dieci altre persone avrebbero lasciato Amburgo per dirigersi verso alcune zone tribali del Pakistan, lì molti di loro si sarebbero uniti agli estremisti islamici per combattere le forze militari occidentali in Afghanistan. Durante gli interrogatori, Sidiqi avrebbe detto agli americani che almeno uno dei suoi compagni di viaggio sarebbe stato impiegato direttamente nel complotto, mentre altre persone lo avrebbero aiutato a progettare gli attacchi. Oggi CNN scrive che Sidiqi avrebbe anche fatto il nome del leader di al Qaida che avrebbe progettato l’intero piano: si tratterebbe di Younis al Mauretani.

Secondo il ministro degli interni tedesco, almeno settanta cittadini tedeschi sarebbero andati in Pakistan e Afghanistan negli ultimi anni per essere addestrati come jihadisti. Alcuni – potendo contare su passaporti “puliti” – sarebbero già rientrati in Germania. Quasi tutti – compreso Ahmed Sidiqi – sarebbero stati reclutati nella moschea di Taba ad Amburgo, la stessa frequentata da Mohammed Atta – l’uomo che sarà poi il leader degli attentatori dell’11 settembre 2001 – e la stessa che è stata chiusa all’inizio di agosto a fronte dei primi elementi sui collegamenti dei suoi frequentatori con gli attentati in fase di progettazione in Pakistan.

L’importanza strategica del Pakistan nella lotta degli Stati Uniti contro il terrorismo è notevolmente aumentata nell’ultimo anno. Dall’inizio del 2009, la guerra invisibile condotta con i droni ha colpito 127 volte le aree tribali nel Nord Waziristan in cui si pensa si nascondano i leader del gruppo terroristico indipendente Haqqani. Alleato con i talebani, Haqqani è una delle reti terroristiche che preoccupa di più i servizi di intelligence americani ed europei perché controlla una regione chiave della lotta al terrorismo, quella dove l’intelligence degli Stati Uniti è convinta sia nascosto Osama bin Laden. Qui, a fine settembre, due Apache delle forze Isaf hanno inseguito e ucciso 53 operativi di Haqqani, complicando i rapporti con l’alleato pakistano.

I vertici delle forze della coalizione insistono che l’attacco oltre i confini del Pakistan è giustificato da un accordo che prevede la possibilità di uscire dai confini afghani per difendersi da un attacco in corso. Ma le autorità di Islamabad hanno parlato di «violazioni inaccettabili» (durante l’operazione sono morti anche tre militari pakistani). Oggi a Quetta, in Pakistan, otto autocisterne che stavano trasportando rifornimenti di benzina per le forze NATO in Afghanistan sono state attaccate da un gruppo di uomini armati, che le hanno incendiate. Uno degli autisti è morto. Un attacco simile c’era stato anche la scorsa settimana, dopo che le autorità pakistane avevano deciso di bloccare un corridoio di collegamento tra Pakistan e Afghanistan usato dalle forze Isaf.