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  • Mercoledì 6 ottobre 2010

«Non era nel programma, mi dispiace»

Il governo britannico sta tagliando voci di bilancio che non erano citate nel programma elettorale

British Prime Minister David Cameron looks on during a National Service to mark the 65th anniversary of Victory over Japan at the Cenotaph in London, Sunday, Aug. 15, 2010. (AP Photo/Sang Tan)
British Prime Minister David Cameron looks on during a National Service to mark the 65th anniversary of Victory over Japan at the Cenotaph in London, Sunday, Aug. 15, 2010. (AP Photo/Sang Tan)

Non era un mistero per nessuno, in Gran Bretagna, che una volta al governo i conservatori di David Cameron avessero intenzione di ridurre il deficit di bilancio tagliando interi capitoli di spesa e riducendo l’impatto dei programmi di welfare sulle casse del paese: era scritto nel programma elettorale e in tutti i discorsi dell’allora candidato primo ministro. Solo che era scritto in modo preciso e dettagliato, e c’era scritto che non sarebbero stati toccati i cosiddetti child benefits.

In Regno Unito fin dagli anni Cinquanta il governo versa ogni settimana una cifra a tutte le famiglie con figli. La cifra è aumentata nel corso degli anni: oggi le famiglie ricevono più o meno 25 euro a settimana per il loro primo figlio e 16 euro la settimana per ognuno dei loro eventuali altri figli. Nonostante la diffusione del progetto e soprattutto il fatto che il programma non fosse menzionato nel suo programma elettorale, i child benefits sono finiti nel capitolo delle voci di spesa da tagliare della finanziaria promossa dal governo conservatore: un milione e duecento mila famiglie – quelle con un reddito complessivo superiore ai cinquanta mila euro l’anno – ne faranno a meno: riceveranno ogni anno 1200 euro in meno se hanno un figlio, quasi 3000 euro in meno se ne hanno tre.

La decisione è stata annunciata lunedì dal ministro delle finanze Osborne e ha generato malumori e polemiche, non solo da parte laburista. Anche qualche conservatore, infatti, vede dietro questa decisione un attacco alle famiglie, che Cameron invece aveva promesso di proteggere, nonché la messa in discussione del principio universalista delle misure di welfare, che lo stesso Cameron aveva giurato di mantenere in piedi.

Per il momento il primo ministro britannico è stato costretto a cancellare un calendario di incontri pubblici con gli elettori per timore di essere contestato e criticato. Ieri si è ufficialmente scusato con gli elettori per non avere mantenuto gli impegni assunti nel corso della campagna elettorale.

“Non abbiamo elencato punto per punto le cose che avremmo tagliato, e non conoscevamo i dettagli della situazione che avremmo ereditato. Ma ammetto che questi tagli non erano nel nostro programma, e ovviamente mi dispiace”

Nonostante i malumori di parte dell’elettorato, gli stessi che lo hanno costretto alle scuse, i sondaggi premiano la decisione del governo: una consultazione commissionata dal Sun vede l’83 per cento dei cittadini britannici favorevoli ai tagli. Oggi Cameron prenderà la parola al congresso del partito conservatore, per la prima volta da primo ministro. Il Guardian pubblica alcune anticipazioni sul suo discorso.

“Nel tentativo di rimettere in sesto il nostro bilancio, il principio dell’equità comprende la richiesta a chi ha stipendi più alti di fare qualche sacrificio in più rispetto a chi ha stipendi più bassi. È giusto che chi ha le spalle più larghe porti più peso. Per troppo tempo abbiamo misurato il nostro successo nella lotta alla povertà sulla base dell’entità degli assegni che davamo alle persone. Noi diciamo che questi successi vanno misurati sulle opportunità che diamo alle persone. Quando si parla di equità non si parla soltanto di gente che viene aiutata dallo stato: l’altra faccia della medaglia sono le persone che danno quegli aiuti attraverso le loro tasse. Equità significa dare alle persone quello che meritano, e quello che meritano dipende da come si comportano”