• Mondo
  • Sabato 2 ottobre 2010

L’Iraq ancora senza un governo

A sette mesi dalle elezioni politiche, i partiti iracheni non sono ancora riusciti a trovare un accordo

Iraq's former Prime Minister Ayad Allawi, left, greets current Prime Minister Nouri al-Maliki, right, before their meeting at Allawi's compound in Baghdad, Iraq, Tuesday, June 29, 2010. The Tuesday meeting was the second between the two men who are both battling to become the country's next prime minister since the inconclusive March 7 election. (AP Photo/Hadi Mizban)
Iraq's former Prime Minister Ayad Allawi, left, greets current Prime Minister Nouri al-Maliki, right, before their meeting at Allawi's compound in Baghdad, Iraq, Tuesday, June 29, 2010. The Tuesday meeting was the second between the two men who are both battling to become the country's next prime minister since the inconclusive March 7 election. (AP Photo/Hadi Mizban)

Nel 1977 la classe politica olandese impiegò 207 giorni per trovare un accordo e formare una coalizione di governo. La BBC oggi scrive che l’Iraq è sulla strada di battere questo primato, visto che dalle elezioni dello scorso marzo a ora non è ancora stato in grado di darsi un nuovo governo.

Qualche sviluppo è arrivati ieri, quando il principale partito di orientamento sciita ha deciso di sostenere il primo ministro uscente, Nouri Maliki. Maliki ha oggi il sostegno dell’Alleanza nazionale, una coalizione di movimenti sciiti (tra i quali quelli che fanno riferimento a Muqtada al-Sadr, ma il loro sostegno in parlamento si ferma quattro seggi prima della maggioranza richiesta per formare un governo. Il ritardo nella Dall’altra parte c’è il blocco più laico e secolarizzato che fa riferimento all’ex primo ministro Iyad Allawi, che ha vinto le elezioni con margine piccolissimo e si è dichiarato contrario al sostegno di Maliki.

Il ritardo nella formazione di un governo risente anche del tempo che è stato necessario a ufficializzare i risultati delle elezioni del 7 marzo, arrivati solo alla fine di quel mese. Allawi conquistò il favore del voto sunnita e ottenne 91 seggi. Maliki ne ottenne pochi di meno ma è riuscito poi ad allargare la coalizione a suo sostegno, seppure non abbastanza da conquistare la maggioranza assoluta dei consensi nel Consiglio dei rappresentanti, la camera irachena. All’inizio di agosto il presidente statunitense Obama aveva chiesto all’ayatollah al-Sistani di intervenire nelle trattative politiche per convincere Maliki a fare un passo indietro.

Questi sono i quattro principali blocchi politici iracheni, come descritti dalla BBC.

Al-Iraqiyya (Movimento Nazionale Iracheno)
Blocco nazionalista guidato dall’ex primo ministro Iyad Allawi, politico secolarizzato di etnia sciita. Ha l’appoggio anche del vice presidente uscente Tariq al-Hashemi, arabo di etnia sunnita, e di vari anziani politici sunniti come Saleh al-Mutlaq.

Legge dello Stato
Guidata dal primo ministro uscente Nouri Maliki e dal suo partito Daawa, di orientamento islamico e sciita, raccoglie consenso trasversalmente ai gruppi etnici e tribali. Ne fanno parte alcuni leader sunniti, curdi sciiti, cristiani e indipendenti.

Alleanza Nazionale Irachena
Coalizione tra gruppi sciiti che comprende i seguaci del chierico radicale Muqtada al-Sadr, il Consiglio Supremo Islamico Iracheno e il partito Fadhilah Party, nonché gli ex primi ministri Ibrahim Jaafari e Ahmad Chalabi.

Alleanza per il Kurdistan
Due partiti che amministrano la regione semi autonoma a maggioranza curda: il Partito Democratico del Kurdistan e l’Unione Patriottica del Kurdistan, guidati dall’attuale presidente iracheno Jalal Talabani.