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  • Venerdì 1 ottobre 2010

I presidenti ereditari

Foreign Policy racconta dei figli di dittatori, alcuni piuttosto bizzarri, pronti a succedere ai loro padri

Nei giorni scorsi a Pyongyang si è tenuta la più grande riunione politica organizzata dal Partito Comunista nordcoreano negli ultimi trent’anni, ed è noto che il congresso ha attribuito maggiori poteri e responsabilità alla persona da diverso tempo indicata come successore di Kim Jong Il alla guida della Corea del Nord: Kim Jong Un, il suo terzo figlio. Kim Jong Un ha ventotto anni e fino allo scorso aprile non erano disponibili nemmeno sue fotografie da adulto. Oggi di foto ce n’è qualcuna in più: rimane il mistero e rimane il fatto politico, la transizione del potere politico per via ereditaria dal padre al figlio. Un fatto che non è isolato alla Corea del Nord, come ricorda oggi Foreign Policy elencando altri simili fenomeni.

Teodoro Nguema Obiang Mangue
figlio di Teodoro Obiang Nguema Mbasongo, presidente della Guinea Equatoriale dal 1979

Teodoro Nguema Obiang Mangue ha 39 anni e oggi fa il ministro dell’agricoltura. Ufficialmente guadagna poco, cinquemila dollari al mese, ma passa la maggior parte del suo tempo in una villa da 35 milioni di dollari a Malibu, in California. Ha diretto una casa discografica, tra le altre cose, e ha avuto una relazione con la rapper Eve (che lo avrebbe mollato una volta appreso che suo padre era accusato di aver mangiato un suo avversario politico). L’anno scorso il New York Times si era occupato di lui in relazione a una sospetta operazione di riciclaggio di almeno 73 milioni di dollari, fatti arrivare negli Stati Uniti attraverso una serie di società e conti correnti offshore. La sua famiglia sta spendendo milioni di dollari in lobbisti per riabilitare la sua immagine negli Stati Uniti. Si gioca la successione a suo padre con suo fratello Gabriel, ma la stampa e gli osservatori internazionali lo vedono ancora come favorito.

Gamal Mubarak
figlio di Hosni Mubarak, presidente dell’Egitto dal 1981

Ha 46 anni e quando ne aveva 17 fu testimone dell’assassinio dell’allora presidente egiziano Sadat, che fece diventare presidente suo padre, Hosni Mubarak, che guida l’Egitto ormai da quasi trent’anni. Negli anni si è occupato più di finanza che di politica, lavorando per la Bank of America al Cairo e a Londra. Da quando si discute della successione a Mubarak, il suo nome è nel novero dei possibili candidati. Dal 2002 Gamal Mubarak dirige il principale think tank del partito di governo. Se davvero si dovesse votare l’anno prossimo, la sua candidatura sarebbe probabile, scrive Foreign Policy. Con questa verrebbe anche qualche guaio: nel corso dei quasi trent’anni passati alla presidenza dell’Egitto, suo padre ha subìto sei attentati.

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Saif al-Islam al-Gheddafi
figlio di Muammar al-Gheddafi, presidente della Libia dal 1969

Ha 38 anni, è il secondo figlio di Gheddafi e non è quello che ha tentato una carriera da calciatore giocando per il Perugia, l’Udinese e la Sampdoria. Non è nemmeno quello arrestato in giro per l’Europa per guida in stato d’ebrezza, violenza e distruzione di camere d’albergo: quello è l’ottavo figlio. È invece il più intellettuale degli otto figli maschi di Gheddafi, ha ottenuto un dottorato alla London School of Economics e suo padre nel 1995 lo ha ufficialmente designato come suo successore. È una figura controversa. Alcuni lo vedono come un possibile riformatore, e citano per questo il periodo che è stato costretto a passare all’estero a causa delle sue frequenti critiche allo stile di governo della sua famiglia. Altri invece minimizzano le sue possibilità di cambiare la Libia, e fanno notare il suo ruolo nella liberazione del terrorista responsabile della strage di Lockerbie.

Gulnara Karimova
figlia di Islam Karimov, presidente dell’Uzbekistan dal 1991

Ha 38 anni ed è allo stesso tempo la donna d’affari, la popstar, la stilista e la diplomatica più famosa nel suo paese. Ha fatto di tutto. Ha cantato con Julio Iglesias, ha pubblicato un singolo con il nome d’arte GooGooSha. Ha fatto beneficenza. Si è laureata ad Harvard. Ha fatto il vice ministro degli esteri. Ha fatto l’ambasciatore in Spagna e poi alle Nazioni Unite, a Ginevra. Ha lavorato per banche d’investimento a Dubai e in Svizzera. Ha scritto editoriali per riviste statunitensi. Ha avuto contro un mandato d’arresto dall’Interpol per aver portato i suoi figli in Uzbekistan dopo il divorzio con suo marito, americano (non se n’è fatto nulla: ha l’immunità diplomatica). Cercate il suo nome su Google Immagini e troverete decine di sue foto con Sting, Elton John, Bill Clinton, Claudia Schiffer, eccetera. Il tutto mentre suo padre fa le peggio cose: è stata capace di tenere un discorso a una raccolta fondi contro l’AIDS a Cannes, negli stessi giorni in cui in Uzbekistan un attivista veniva condannato a sette anni di prigione per aver distribuito materiali informativi contro l’AIDS e per la contraccezione. Molti dubitano delle possibilità che possa tenere saldamente il potere in una nazione a maggioranza islamica e molto conservatrice come l’Uzbekistan.