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  • Martedì 28 settembre 2010

“Giustiziati”

Stanotte un uomo di 31 anni è stato ucciso in Georgia, la settimana scorsa aveva tentato il suicidio

di Elena Favilli

Stanotte Brandon Joseph Rhode, 31 anni, è stato ucciso con un’iniezione letale nella prigione di Jackson, Georgia. I medici hanno impiegato trenta minuti prima di riuscire a trovare una vena in cui iniettare la dose. Poi ne sono passati altri quattordici prima che morisse. La settimana scorsa Rhode aveva cercato di suicidarsi tagliandosi le vene dei polsi e della gola con delle lamette. Ha passato gli ultimi giorni della sua vita legato a un letto di un ospedale locale, per evitare che cercasse di nuovo di uccidersi.

Brandon Joseph Rhode era stato condannato alla pena di morte nel 2000 per avere ucciso un uomo e i suoi due bambini nella loro casa durante un tentativo di rapina a mano armata. Il suo avvocato Brian Kammer aveva chiesto più volte un atto di clemenza per Rhode, a cui erano stati anche diagnosticati gravi problemi di salute, ma tutti i ricorsi sono stati sempre respinti dai giudici della Corte Suprema. L’ultimo era stato presentato subito dopo il tentativo di suicidio di Rhode della scorsa settimana. Secondo il suo avvocato, Rhode poteva avere riportato danni cerebrali a causa della lunga emorragia e non era in grado di comprendere quello che gli stava per accadere.

I numeri sulla pena di morte negli Stati Uniti sono in calo negli ultimi anni, ma il cammino per l’abolizione è ancora molto lungo. Secondo l’ultimo rapporto diffuso da Amnesty International, soltanto nel 2009 negli Stati Uniti sono state “giustiziate” 52 persone ed emesse 123 condanne. La maggior parte delle esecuzioni avviene in una minoranza di stati, soprattutto in Texas e in Virginia, che insieme contano quasi la metà di tutte le condanne a morte eseguite negli USA dal 1977. Al momento gli stati in cui la pena di morte è stata abolita sono sedici: Alaska, Hawaii, Iowa, Maine, Massachusetts, Michigan, Minnesota, New York, Dakota del Nord, Rhode Island, Vermont, West Virginia, Wisconsin, New Jersey, New Mexico, Distretto di Columbia. In diversi altri stati proposte di legge abolizioniste sono attualmente in considerazione.

Ieri il governatore della California Arnold Schwarzenegger ha deciso di sospendere l’esecuzione di Albert Greenwood Brown per 45 ore, riaccendendo il dibattito sulla legittimità della pena capitale. Nel 2006 un giudice federale aveva disposto la sospensione di tutte le esecuzioni nello stato della California perché il metodo usato delle tre iniezioni sembrava violare la norma costituzionale che vieta qualsiasi cruel and unusual punishment (punizione crudele e fuori dal comune). In ben sette casi – su un totale di undici condanne a morte eseguite nella prigione di San Quentin – era stato infatti segnalato che la prima iniezione non era riuscita ad anestetizzare completamente il detenuto, esponendolo a un livello di dolore in aperta violazione con quanto sancito dalla Costituzione americana.

L’intervento di Schwarzenegger – che ha riacceso il solito inerme dibattito – è arrivato per concedere agli avvocati del condannato il tempo di un nuovo ricorso, dopo le polemiche scatenate dalla decisione di venerdì scorso del giudice Jeremy Fogel di riprendere le esecuzioni, a partire da quella di Albert Greenwood Brown, condannato alla fine degli anni ottanta per avere stuprato e ucciso una ragazzina di quindici anni. Il giudice ha concesso a Brown soltanto la possibilità di scegliere se essere ucciso con le tre dosi o con una singola dose, come accade negli stati di Washington e Ohio. Se il ricorso in appello presentato dai suoi avvocati dovesse fallire, Brown sarà ucciso giovedì mattina alle 9.

Nell’ultimo anno negli Stati Uniti sono continuate a emergere prove sul rischio di mettere a morte un innocente che hanno contribuito a far crescere il dibattito sulla pena di morte, che ha diversi aspetti: da quello dell’efficacia “deterrente”, a quello della disumanità, a quello dei costi per lo stato, a quello degli errori (in Florida e in altri stati si è discusso negli ultimi anni di diversi casi di condanne forse eseguite contro innocenti). Nel 2009, nove uomini condannati a morte sono stati rilasciati perché innocenti, il secondo numero più alto da quando la pena di morte è stata reintrodotta nel paese (il numero più alto è 12 nel 2003). I nove uomini hanno trascorso un totale di 121 anni nel braccio della morte, dalla condanna fino alla loro liberazione. Secondo il Death Penalty Information Center, dal 1973 sono 139 le persone rilasciate perché innocenti.

(fotografia di Chris Carlsson)