• Italia
  • Venerdì 24 settembre 2010

L’UE indagherà sull’esenzione dell’ICI per la Chiesa

La Commissione aprirà la procedura d'infrazione a metà ottobre: gli sconti costano all'Italia due miliardi di euro ogni anno

Alla fine del 2005, a pochi mesi dallo scioglimento delle camere e l’inizio della campagna elettorale, il governo Berlusconi approvò una discussa norma che stabiliva l’esenzione dal pagamento dell’ICI per tutti gli immobili della Chiesa cattolica. Un anno dopo il governo Prodi limò la normativa, prevedendo che l’esenzione dell’ICI si potesse applicare solo agli immobili dalle finalità “non esclusivamente commerciali”, ma quell’avverbio – “esclusivamente” – ha permesso alla Chiesa di usufruire dell’esenzione anche per strutture turistiche, alberghi, ospedali, centri vacanze, negozi: è sufficiente la presenza di una cappella all’interno della struttura. Il risparmio annuo per la Chiesa – e la perdita netta, per il fisco italiano – si avvicinano ai due miliardi di euro.

La notizia adesso è che l’Unione Europea è sul punto di aprire un’indagine formale per aiuti di stato e incompatibilità con le norme sulla concorrenza. Non è la prima volta che viene portato avanti un simile tentativo, e in passato per due volte le procedure d’infrazione annunciate sono state archiviate. Lo racconta Repubblica.

La procedura per aiuti di Stato sarà aperta a metà ottobre dalla Commissione europea. La decisione è già stata scritta e al momento è soggetta alle ultime limature. Nell´introduzione del documento redatto dal commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia si legge: «Alla luce delle informazioni a disposizione la Commissione non può escludere che le misure costituiscano un aiuto di Stato e decide quindi di indagare oltre». In poche parole, da scambi di informazioni informali il dossier diventa ufficiale e fa scattare quella procedura di 18 mesi al termine della quale la Ue dovrà emettere un verdetto.

Sono tre i punti da chiarire. Del mancato pagamento dell’ICI abbiamo detto. Poi c’è l’articolo 149 del Testo unico delle imposte sui redditi, che “conferisce a vita la qualifica di enti non commerciali a quelli ecclesiastici”, garantendo loro un regime fiscale particolare e favorevole. Infine lo sconto del 50 per cento dell’IRES concesso agli enti ecclesiastici che operano nella sanità e nell’istruzione. Per quanto la violazione delle normative sugli aiuti di stato sembrerebbe evidente e conclamata, il fallimento delle precedenti iniziative dovrebbe suggerire prudenza e piedi di piombo. Repubblica spiega però che il documento di Joaquín Almunia, il commissario europeo per la concorrenza, è severo al punto da lasciar pensare che la condanna sarà “difficile da scampare”.

L’esistenza dell’aiuto di Stato è resa chiara dal «minor gettito per l’erario» e la norma viola la concorrenza in quanto i beneficiari degli sconti Ici «sembrano» essere in concorrenza con altri operatori nel settore turistico-alberghiero e della sanità. Insomma, le condizioni dell’esistenza dell’aiuto e della sua incompatibilità con le norme Ue «sembrano essere soddisfatte». Analisi curiosamente opposta a quella contenuta nelle due precedenti archiviazioni (2008 e 2010) quando non c’erano timori di una sconfessione da parte della Corte. Con l’apertura dell’indagine formale le parti avranno un mese per presentare le proprie ragioni. Quindi entro 18 mesi Bruxelles dovrà decidere se assolvere o condannare l’Italia, con conseguente fine dei privilegi e inevitabile rimborso all’erario delle tasse non pagate dagli enti ecclesiastici.