Il ritorno dei rifiuti a Napoli

Si ricomincia: cumuli in giro per la città, sette camion bruciati

A centinaia sono ricomparsi. Con un incalzare via via più sinistro, sospetto. I cumuli di immondizia soffocano la Grande Illusione. E la questione rifiuti, che sembrava aver ar¬chiviato la parola “emergenza”, riesplode con cortei di piazza e fuochi violenti. Con i sindaci ribelli e gli automezzi che bruciano.

Una sfilata di scheletri, lungo la strada sterrata e ancora verde che porta al cuore del Parco naturale del Vesuvio. Lamiere che marciscono, nella scia acre di un’altra battaglia appena cominciata. Anche se, in fondo, si tratta dell’ennesima replica. È l’aspro copione che si riprende la scena con i suoi miasmi. Tra Terzigno e Boscoreale, bruciano i camion dell’immondizia, di nuovo. Dopo i cumuli già tornati a Napoli, ecco la guerriglia in provincia, che scoppia l’altra notte.

Vengono dati alle fiamme dai ribelli della stagione della rivolta 2010. Tredici camion danneggiati, complessivamente. La mano è di qualche sconosciuto che ha approfittato della manifestazione indetta da pacifici comitati e sindaci contrari, magari pattuglie di giovani e forse di donne ai quali le indagini dell’ufficio Digos, e della polizia di Torre Annunziata e di San Giuseppe Vesuviano, stanno tentando di dare una faccia. Quel fumo è il segno violento di chi non vuole l’apertura della ex cava Vitiello: ovvero il raddoppio, com’era noto da tempo, del più grande sversatoio mai concepito in un’area protetta. Una battaglia persino sposata dalla Provincia di Napoli, che aveva garantito il no a quell’apertura, anche in cambio del passaggio di qualche consigliere dal centrosinistra al centrodestra. «Ma qual è l’alternativa?», hanno tuonato da Roma, a cominciare dall’ex sottosegretario Guido Bertolaso.

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