Tutti i radicali di Berlusconi

Gli exploit verbali di Stracquadanio e co. sono la cifra di una scuola politica ben precisa

© ROBERTO MONALDO/LAPRESSE
31-07-2003 ROMA
POLITICA
SAN PIETRO - MANIFESTAZIONE DEI RADICALI ITALIANI PER I DIRITTI SOCIALI DEGLI OMOSESSUALI
NELLA FOTO DANIELE CAPEZZONE (SEGRETARIO RADICALI ITALIANI)
© ROBERTO MONALDO/LAPRESSE 31-07-2003 ROMA POLITICA SAN PIETRO - MANIFESTAZIONE DEI RADICALI ITALIANI PER I DIRITTI SOCIALI DEGLI OMOSESSUALI NELLA FOTO DANIELE CAPEZZONE (SEGRETARIO RADICALI ITALIANI)

Dell’influenza e dell’impatto dei Radicali negli ultimi quarant’anni di politica italiana si è discusso molto e a lungo, e vari osservatori e commentatori sono concordi nel riconoscere loro la capacità di condizionare l’agenda politica italiana in proporzione di gran lunga superiore alle loro dimensioni elettorali. Le ragioni di questa influenza sono molte e intrecciate fra loro, e come spesso accade è complicato arrivare a identificarne una sola tra le altre: quel che è certo è che i Radicali nel corso degli anni si sono distinti per un modo originale e militante di fare politica – centrato sul perseguimento di grandi battaglie tematiche, trasversali e non identitarie – e sull’abilità organizzativa, comunicativa e dialettica nella gestione di queste campagne.

Poi c’è tutta la vasta pubblicistica su Marco Pannella: su come il suo gigantesco carisma abbia rappresentato allo stesso tempo il più grande volano e il più grande freno all’espansione dei Radicali, e su come la sua retorica abbia formato e allevato un esercito di militanti radicali passati poi negli anni in altre formazioni politiche. La cifra è quella del capo: capacità di sostenere discorsi interminabili, petulanza ossessiva e aggressiva, retorica evocativa e apodittica, tendenza a non mollare l’osso neanche sotto tortura. Oggi gli ex radicali sono sparsi un po’ dappertutto, ma non è un caso il fatto che simili doti dialettiche abbiano trovato maggiore riconoscimento e consacrazione nel centrodestra, messe al servizio di ideali meno nobili e disinteressati di quelli a cui i Radicali sono storicamente affezionati: e spesso convertiti in aggressività e petulanza verbali svuotate delle loro antiche buone intenzioni.

Daniele Capezzone
Togliamoci subito il dente che fa più male. La leggenda vuole che abbia conosciuto Pannella durante una manifestazione radicale nel 1998, e nel 2001 era già segretario di Radicali Italiani (la leggenda metropolitana aggiunge particolari più maliziosi). Eletto alla Camera nella primavera del 2006 nelle liste della Rosa nel Pugno, alla fine dell’anno lascia la segreteria dei Radicali, alla fine dell’anno seguente si promette al Popolo delle Libertà e vi aderisce nel febbraio del 2008. Capezzone è un radicale al cubo e la sua retorica rappresenta probabilmente il punto più alto della petulanza dialettica di scuola pannelliana. Le sue doti quindi non passano inosservate: il centrodestra lo promuove portavoce prima di Forza Italia e poi del PdL. Qualche tempo fa qualcuno mise insieme un po’ di sue dichiarazioni da segretario radicale, anticlericali e antiberlusconiane, confrontandole con quelle odierne; altri continuano a stupirsi del suo frenetico attivismo da dichiarazione.

Giorgio Clelio Stracquadanio
È quello che ieri ha monopolizzato la giornata politica con la sua battuta sulla prostituzione come mezzo per ottenere un posto in lista, e deve la sua notorietà esclusivamente alle sue intemerate verbali: Stracquadanio è uno che ha detto che la legge elettorale va benissimo così, altrimenti “le persone si illudono che contino qualcosa”. Ed è quello che ha auspicato un “trattamento Boffo” per Gianfranco Fini. Anche lui aveva cominciato da Radicale, come portaborse e “responsabile della propaganda” di Tiziana Maiolo, un’altra che negli anni Novanta era passata da Rifondazione Comunista a Forza Italia dalla sera alla mattina. È finito a pubblicare libri dal titolo “I peccati di Prodi” e fondare un sito internet che si chiama “Il Predellino“.

Gaetano Quagliariello
Eh. La notte della morte di Eluana Englaro, urlò in Parlamento che “Eluana non è morta, è stata ammazzata!”. Eppure il suo è un passato di militanza per la laicità e la libertà di scelta: anche lui nei Radicali, di cui fu addirittura vice segretario nazionale. Erano gli anni Ottanta, Quagliariello era in prima linea nelle battaglie per il diritto all’aborto e per il testamento biologico. A un certo punto lo arrestarono pure, durante una marcia antimilitarista, lui e un suo compagno radicale. Francesco Rutelli.

Giuseppe Calderisi
La sua è una storia meno rumorosa di quella degli altri. Deputato radicale negli anni Settanta, è esperto di sistemi elettorali e fu uno dei protagonisti della stagione referendaria. Negli anni Novanta entra in Forza Italia e ci rimane, transitando nei Riformatori liberali di Della Vedova (ci arriviamo) e arrivando nelle liste del PdL alle ultime elezioni politiche.

Marco Taradash
Ha fatto un sacco di cose. Il giornalista, il conduttore radiofonico, il conduttore televisivo, l’europarlamentare per i Radicali, il deputato con Forza Italia. Per anni, anche dopo la sua uscita dai Radicali, ha condotto l’edizione domenicale di Stampa e regime, la celebre rassegna stampa radiofonica condotta nei giorni feriali da Massimo Bordin. L’anno scorso si era candidato a sindaco di Livorno, sua città natale, e perse malamente. Considerata la sua dimestichezza con i mezzi di comunicazione e l’abilità dialettica di cui sopra, per qualche tempo il centrodestra ha sperato che Taradash potesse essere il suo Santoro: condusse per qualche tempo un talk show che si chiamava “La zona rossa”, su Rete4, senza grandi risultati. Oggi fa il consigliere regionale in Toscana, sempre nelle liste del PdL.

Elio Vito
Berlusconi ha il fiuto per certi personaggi, e Vito è stato un po’ il Capezzone del decennio scorso: quello dalle trenta dichiarazioni al giorno, che riusciva a trovare posto nel panino di qualsiasi telegiornale. Nella scorsa legislatura faceva il capogruppo di Forza Italia, oggi è ministro per i rapporti col Parlamento: la sua carriera politica inizia però nei Radicali, che lo eleggono alla Camera due volte nel 1992 e nel 1994. “Nessuno”, scrisse Stella sul Corriere nel 2001, “va pazzo per il Capo quanto va pazzo lui”.

Eugenia Roccella
Figlia di uno storico dirigente radicale, negli anni Settanta divenne leader del “movimento per la liberazione della donna”. Poi si allontana dalla politica attiva per vent’anni e ritorna come editorialista di Avvenire e biografa di Berlusconi: in vent’anni passa dalla leadership del movimento femminista a quella del Family day, la manifestazione contro le proposte di legge sulle coppie di fatto promosse dal governo Prodi. Oggi è deputata del PdL e sottosegretaria alla Salute, e riesce a sostenere su qualsiasi tema le posizioni più clericali e conservatrici dello spettro politico. La pillola RU486 è “terrorizzante”, la violenza sugli omosessuali “non un emergenza”, la diagnosi pre-impianto come “selezione genetica”. Di tutti gli ex radicali di questa lista è quella che probabilmente ha fatto il percorso più esteso: la persona che è arrivata più lontano rispetto a dove era partita.

Benedetto Della Vedova
Certo, Della Vedova oggi non può essere incasellato con questa semplicità tra “i radicali di Berlusconi”, essendo vice capogruppo di Futuro e Libertà. Però è passato da Forza Italia e dal PdL tra il 2006 e il 2010, lasciando i Radicali quando questi decisero di entrare nell’Unione: prima aveva fatto il presidente dei Radicali e l’europarlamentare. I suoi cambi di schieramento sono stati più ragionati e meno urlati di quelli dei personaggi che abbiamo descritto, e forse anche per questo è uno dei pochi ex radicali rimasto in ottimi rapporti con i suoi ex compagni. Per quanto atipico possa sembrare – in Futuro e Libertà c’è Tremaglia, per fare un esempio – la collocazione tra i finiani è sicuramente all’interno del centrodestra quella che lo rende meno lontano dal suo passato radicale.