Il documento del PD contro Veltroni

I giovani dirigenti post-dalemiani scrivono il documento più reazionario e antiveltroniano mai uscito dentro il partito

© Marco Merlini / LaPresse
21-05-2010 Roma
Politica
Nuova Fiera di Roma, assemblea nazionale del Partito democratico
Nella foto l'ex segretario del Pd, Walter Veltroni

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Rome, 05-21-2010
Politic
New Rome Fair, Democratic Party's National convention 
In the photo former Pd Secretary, Walter Veltroni
© Marco Merlini / LaPresse 21-05-2010 Roma Politica Nuova Fiera di Roma, assemblea nazionale del Partito democratico Nella foto l'ex segretario del Pd, Walter Veltroni © Marco Merlini / LaPresse Rome, 05-21-2010 Politic New Rome Fair, Democratic Party's National convention In the photo former Pd Secretary, Walter Veltroni

Aggiornamento delle 20,31: Davide Zoggia, responsabile Enti locali del Pd ha comunicato la sospensione dell’appuntamento di Orvieto indetto dal documento circolato oggi. Stella Bianchi e Annamaria Parente, della segreteria del PD, avevano intanto diffuso una severa critica all’iniziativa: “In questi mesi, in segreteria e negli organismi dirigenti, c’è stato uno sforzo di elaborazione comune e di lavoro condiviso con l’obiettivo di rafforzare il Partito democratico. Per questo abbiamo visto con stupore il documento firmato da quattro membri della segreteria e che sembra presentarsi come una piattaforma alternativa, di fatto il tentativo di minare alle fondamenta il partito democratico stesso, cosa per noi inaccettabile. Iniziative come questa – aggiungono – non fanno altro che indebolire l’autorevolezza e la forza del lavoro sinora compiuto”.

ROMA, 11 SET – L’esponente della segretaria del Pd Davide Zoggia spiega in una nota che l’iniziativa di mettere a punto un documento ad Orvieto con l’obiettivo di pensare al «futuro del paese e del partito» slitterà. E precisa che comunque non voleva essere «un’iniziativa contro qualcuno», ma solo «un contributo». «Con altri dirigenti di partito – racconta Zoggia – abbiamo iniziato a lavorare per promuovere un momento di confronto e riflessione sulla crisi di sistema che caratterizza questa fase politica, un tema cruciale per il futuro del Partito Democratico e dell’Italia». «Vorremmo produrre un’analisi e una conseguente proposta che riguardi una fase storica del Paese e non riduttivamente questo o quel dirigente. Non è una nuova aggregazione interna – avverte – nè un’iniziativa contro qualcuno. Vogliamo offrire il nostro contributo, aperto a tutti, su temi cardine per il nostro Paese». «Riteniamo utile andare oltre gli steccati congressuali e dare una mano ad affrontare un momento difficile. Abbiamo la fortuna di partire dal grande lavoro di costruzione del partito fatto da chi ha guidato e guida il Pd. Si tratta di un lavoro che intendiamo solo in modo collettivo», osserva. «Proprio per questa ragione – conclude anche a nome dei promotori del documento di orvieto – e affinchè il nostro intendimento venga recepito per quello che vuol davvero essere, si è deciso di rinviare l’assemblea di Orvieto del 25 settembre e di convocarla non appena si saranno realizzate le condizioni sopradescritte, raccogliendo nel frattempo altri utili confronti e contributi». (ANSA)

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Non è vero che la rivalità tra D’Alema e Veltroni tenga in ostaggio il Pd sulla base di capricciose faide, antipatie personali, lotte di potere e cosche interne: lo tiene ostaggio, sì, ma di visioni politiche e letture del mondo radicalmente lontane, e psicologie incompatibili (su cui si sono incistati odii e capricci, certo) che si sono tramandate alle generazioni successive, anche con prese di distanza dai due genitori ma non da un pensiero. Il confronto che sembrava sopito sta riemergendo tra gli eredi, complici le difficoltà in cui sembra dibattersi il PD dopo un anno di rinnovata leadership: e oggi trova una nuova resa dei conti nel documento scritto da un gruppo di quarantenni di scuola dalemiana per convocare un seminario ad Orvieto il prossimo 25 settembre. Vi accennava stamattina Repubblica.

In realtà, sia sulla legge elettorale che sul Nuovo Ulivo e l’alleanza con la sinistra il Pd è spaccato. Si riapre una resa dei conti. Montano dissensi e sospetti che il “parlamentino” democratico – convocato per il 23 settembre, dopo il pressing dei veltroniani – dovrà affrontare. A dare la temperatura del clima nel partito c´è anche un documento di alcuni quarantenni bersaniani – i “giovani turchi” si autodefiniscono – in rotta con il leaderismo. Non si spingono a dire che c’è una classe dirigente del partito da rottamare, ma vogliono archiviare il quindicennio trascorso e i suoi leader. Duro l’affondo contro Veltroni, assimilato a «quei dirigenti che parlano sempre più spesso come divi di Hollywood in tour promozionale, capaci di ripetere soltanto quanto amino l’Italia, le sue bellezze artistiche». Criticano la visione del Pd che stava alla base del discorso del Lingotto, questa «rimozione del passato cullandosi nella retorica di un partito completamente nuovo, figlio di niente e di nessuno, contenitore post-identitario di tutto, supermercato elettorale di un molteplice nulla. Ci si è messi – scrivono – in favore del vento rinunciando alle battaglie difficili… «. I “giovani turchi” – Fassina, Orfini, Zoggia, Gualtieri, Di Traglia, Orlando – hanno organizzato un convegno per il 25.

Il documento, che il Post pubblica integralmente in anteprima, rivela a cominciare dal linguaggio l’atteggiamento tradizionalista e reazionario dei suoi promotori, intenti a demolire l’idea del Partito Democratico così come è stato costruito e condotto dal fronte di Walter Veltroni, accusando quest’ultimo di un’impostazione che sarebbe alla base di tutte le rovine odierne del partito e della situazione politica italiana nel suo complesso (trascurando però il fatto che la gestione del PD sia cambiata ormai da un anno, e sia in mano a una dirigenza di cui molti firmatari fanno essi stessi parte). “Tornare avanti” è lo slogan che i firmatari del testo rivendicano (ne elenca i nomi il Messaggero di oggi: Gualtieri, Fassina, Zoggia, Orfini, Stumpo – tutti nella segreteria attuale – Orlando, Boccia, Esposito, Manciulli), elaborando un’analisi spettacolarmente vetero nella forma e nel contenuto (più che “giovani turchi” – quelli volevano modernizzare –  ricordano le guardie della rivoluzione), la cui profondità e solennità si contrappone alla superficialità e leggerezza di cui accusa gli avversari interni. Il testo, per lettori pazienti, è qui.

La crisi del governo Berlusconi come crisi di sistema
Il 4 agosto 2010, con la spaccatura della maggioranza sulla mozione di sfiducia al sottosegretario Caliendo, non si è aperta una crisi di governo, ma una crisi di sistema. Una crisi che sta alla politica italiana come la crisi economico-finanziaria del 2008 sta all’economia mondiale: un evento che costringe a riconsiderare un’intera visione del mondo. Una vera e propria ideologia che negli ultimi venti anni si è progressivamente condensata in un vasto catechismo di formule precostituite, immutabili e indiscutibili, fino a cristallizzarsi in una nuova forma di saggezza convenzionale.
La coincidenza tra crisi economica internazionale e crisi del sistema politico democratico non è casuale, e non si manifesta solo in Italia, ma in un panorama europeo segnato dal primato dell’economia sulla politica, dall’indebolimento degli strumenti nazionali di governo dell’economia e dallo smarrimento delle classi medie. In Italia tutto questo assume però caratteristiche particolarmente radicali.

(continua a leggere)

Aggiornamento: Davide Zoggia, responsabile Enti locali del Pd, allude al fatto che non tutti i nomi indicati dal Messaggero e Repubblica questa mattina siano effettivamente tra i firmatari del documento.