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  • Giovedì 9 settembre 2010

Turchia, Erdogan si gioca molto nel referendum di domenica

La nuova Costituzione riformerebbe il ramo giuridico e porterebbe il Paese più vicino agli standard dell'Unione Europea

Domenica 12 settembre 49 milioni e mezzo di cittadini turchi voteranno per cambiare la Costituzione e avvicinare il proprio paese al traguardo dell’entrata nell’Unione Europea. Ma, nonostante il “sì” sia in vantaggio nei sondaggi (56,2 contro 43,8 per cento), la feroce campagna dei partiti d’opposizione contro le modifiche apportate dal governo ha aumentato il fronte dei “no”, complicando i piani del primo ministro islamico e conservatore Tayyip Erdogan. Per lui il referendum sarà un banco di prova fondamentale in vista delle elezioni del 2011, in cui cercherà di confermarsi a capo del governo per la terza legislatura di fila. BBC ha preparato uno schema per sapere tutto ciò che serve sul referendum.

La riforma
Porterà modifiche sostanziali alla Costituzione, introdotta nel 1982 dalla giunta militare che nel 1980 prese il potere con un colpo di stato. Le riforme principali vertono sul ramo giuridico: renderanno i militari più facilmente processabili dalle corti civili e daranno al parlamento — i 550 seggi del Buyuk Millet Meclisi, la Grande Assemblea Nazionale — più potere nel nominare i giudici. I nuovi emendamenti elimineranno inoltre l’immunità dei leader del violento colpo di stato del 1980 e daranno la possibilità agli impiegati statali di raggiungere accordi collettivi e scioperare.

Cos’altro c’è in gioco
La popolarità del premier Tayyip Erdogan, in carica da due legislature — otto anni — e candidato per le elezioni del 2011. I suoi oppositori lo accusano di voler modificare la Costituzione a fini personali, con l’obiettivo di controllare direttamente la sfera giuridica del paese come primo passo di un “silenzioso” colpo di stato islamico (i militari sono i principali tutori, anche con metodi violenti in passato, della laicità del sistema turco). Erdogan ha risposto all’attacco accusando gli avversari di usare la disinformazione per plagiare i cittadini e spiegando che, oltre a migliorare l’efficacia dei tribunali, i nuovi emendamenti avvicinerebbero la Turchia agli standard dell’Unione Europea. La Costituzione attuale, infatti, è stata più volte criticata per essere datata e contenere principi che violano i diritti umani.

Come si è arrivati al referendum
Dopo otto anni di contrattazioni. Il partito di Erdogan — il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) — ha messo questa riforma tra gli obiettivi principali della sua amministrazione quando è stato eletto per la prima volta nel 2002. La prima stesura è stata presentata nel 2007, ma l’opposizione si è opposta fermamente. Il governo ha quindi preparato una serie di emendamenti parziali che la scorsa primavera sono stati approvati da 336 parlamentari su 550, un numero sotto la soglia dei due terzi necessaria per l’attuazione diretta, ma sufficiente a indire il referendum di domenica prossima.

Chi critica la riforma
I partiti d’opposizione, il Partito Repubblicano del Popolo (CHP) insieme al Partito del Movimento Nazionalista (MHP), il Partito per la Pace e la Democrazia pro-curdo (BDP) e il Partito dei Lavoratori Curdi (PKK), ora fuorilegge. Il CHP e l’MHP vedono il refendum dell’AKP come un tentativo di prendere il controllo del ramo giudiziario e subordinarlo a quello esecutivo. Il BDP e il PKK hanno tentato di boicottarlo, perché non soddisferebbe le necessità dei cittadini di etnia curda.