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  • Venerdì 3 settembre 2010

La brutta serata di Jan Brewer

Nel corso del dibattito col candidato democratico, la governatrice dell'Arizona si è inceppata

Può capitare che un politico perda il filo del discorso: una distrazione, un pensiero improvviso, un gesto dietro la telecamera possono bastare a interrompere il flusso delle parole e dare qualche attimo di imbarazzo. Solitamente, la cosa finisce con una risata e col politico che cerca di riprendere da dove si era interrotto. Quanto occorso due sere fa alla governatrice dell’Arizona, la repubblicana Jan Brewer, ha però pochi precedenti.

Di Jan Brewer si era parlato in occasione della sua firma dell’ormai famigerata legge sull’immigrazione, la più dura e repressiva in tutti gli Stati Uniti, contro la quale la stessa amministrazione Obama ha fatto ricorso. La legge prevede che gli agenti di polizia possano fermare un cittadino sulla base del “ragionevole sospetto” che si tratti di un clandestino, chiedendogli i documenti: e i suoi oppositori sono concordi nel sostenere che l’unico “ragionevole sospetto” sarebbe quindi il colore della pelle, aprendo le porte al cosiddetto racial profiling, cioè la pratica di considerare una persona sospetta di un reato esclusivamente in virtù dell’etnia cui appartiene.

Jan Brewer il prossimo 2 novembre si giocherà la rielezione contro il democratico Terry Goddard, oggi procuratore generale in Arizona e già sindaco di Phoenix negli anni Ottanta. Due sere fa i due si sfidavano nel corso di uno dei consueti dibattiti televisivi e Brewer è apparsa incerta e in difficoltà fin dall’inizio. Addirittura già dalla dichiarazione iniziale, un minuto sicuramente provato e riprovato con lo staff che si è trasformato in un incubo. Senza che nessuno la incalzasse, Brewer – che non è una novellina: ricopre incarichi legislativi e governativi in Arizona dal 1983 – si impappina subito, poi si ferma, poi abbassa lo sguardo e cerca di ricominciare, con la voce traballante, per poi fermarsi di nuovo. Un disastro.

Ben Smith, l’editorialista di Politico, scrive che il video dimostra una notevole mancanza di preparazione, nonché un evidente stato di panico. Ma la brutta serata di Jan Brewer non sarebbe finita lì. Nel corso del dibattito si è discusso a più riprese della legge sull’immigrazione, e il governatore ha difeso il testo sostenendo che gli immigrati clandestini avrebbero fatto crescere a dismisura la criminalità nel suo stato.

Qualche giorno fa Brewer aveva parlato di un aumento dei rapimenti, delle estorsioni e addirittura delle “decapitazioni” in Arizona, sostenendo che le autorità avrebbero trovato diversi cadaveri senza testa nel deserto e collegando il tutto agli immigrati clandestini. Il candidato democratico le ha chiesto a più riprese di fornire dettagli riguardo queste decapitazioni in Arizona, di cui in realtà non si hanno notizie, oppure di fare marcia indietro, sostenendo che l’Arizona in questo momento ha il più basso tasso di criminalità dagli anni Ottanta e che dichiarazioni come quella di Brewer fanno scappare turisti e investitori, dipingendo l’Arizona come un posto molto pericoloso. Il governatore si è rifiutato di rispondere durante il dibattito e alla fine dell’incontro, durante le consuete domande dei giornalisti, la cosa ha preso una piega ancora più bizzarra. Interpellata nuovamente sulle decapitazioni, Brewer è rimasta in silenzio e poi è andata via, piantando tutti in asso.

Dopo vari mesi a inseguire il suo avversario nei sondaggi, da quando ha firmato la legge sull’immigrazione Jan Brewer ha ottenuto un notevole vantaggio e in questo momento appare certa della rielezione. Considerata l’incidenza dei dibattiti televisivi sulle opinioni degli elettori e le proporzioni della sua brutta figura, però, non è detto che da qui a novembre qualcosa non possa cambiare.