Come andremo a votare?

Secondo Repubblica, nel PD si starebbero immaginando alleanze per cambiare la legge elettorale

Come ogni osservatore di buon senso aveva intuito, agosto se n’è quasi andato a forza di minacce di elezioni avanzate e ritirate da chiunque ogni quarto d’ora, a solo beneficio delle pagine dei giornali in affanno estivo (e non solo estivo). Nessuno ha mai creduto davvero che succedesse qualcosa in questo mese di canottiere. Ma ora si avvicina settembre, e il dibattito dovrà per forza trovare una concretezza e l’agonia interrotta. Tornano quindi attuali le confuse ipotesi sulla legge elettorale con cui si andrebbe a votare, eventualmente. Della loro confusione aveva già scritto Michele Ainis due settimane fa.

Ma c’è un disegno, un oroscopo, un progetto condiviso? Macché: c’è una giostra dove ciascuno va per conto proprio, dove se metti insieme due leader di partito, loro sputano fuori tre idee distinte e contrapposte.

Oggi Repubblica sostiene che nel centrosinistra si stia cominciando a lavorarci.

Il ragionamento è semplice: se c’è uno showdown del berlusconismo, anche la Lega potrebbe essere interessata al cambiamento della legge elettorale. Nella partita politica vera che tra poco riprenderà («Al chiacchiericcio d´agosto io ho voluto sottrarmi, altro che “rapito”…», scherza Bersani) il “pallino” sta qui. L’obiettivo di coalizzare una maggioranza solo sulla legge elettorale è forse meno remoto di quanto non si creda. Questo sarà il tentativo del Pd. Anche se per ora il segretario si mantiene sulle generali, però ha chiesto ai suoi approfondimenti e di studiare nuove ipotesi di riforma che presto metterà sul tappeto e sottoporrà a tutti. I messaggi e i colloqui di ieri – con il leader dell’Udc, Casini; con Tabacci dell’Api; con Di Pietro e soprattutto con Prodi – dopo la strategia democratica annunciata nella lettera a Repubblica vanno tutti in questa direzione.

Tolto l’inevitabile e sospetto suono retroscenista (un volenteroso studente di scienze politiche dovrebbe un giorno fare una tesi sul tasso di conferma dei restroscena politici pubblicati dai quotidiani, e lo troverebbe bassissimo), la questione esiste e si porrà. Repubblica cita la possibile partecipazione a un progetto del genere – tutto da definire in termini concreti – da parte dei finiani, con le parole di Bocchino:

“Se qualcuno vuole far saltare la legislatura contro la nostra volontà, allora si potrebbe valutare una convergenza non di tipo politico ma mirata a realizzare regole condivise a partire dalla legge elettorale”

Sarebbe questo il terreno potenziale di realizzazione dell’alleanza proposta da Bersani ieri (“l’ammucchiata”, secondo Berlusconi: e Bersani ha perso l’occasione per una battuta facile ma letale): mettersi d’accordo per battere Berlusconi costruendo una legge elettorale che lo sfavorisca. Poi, come spiegava Ainis, su cosa debba essere questa legge è il caos: ma è anche vero che il tramonto della “vocazione maggioritaria” del PD veltroniano e la scarsa fiducia degli attuali leader del partito nelle proprie chances di riguadagnarla può suggerire convergenze con le esigenze dei più piccoli.

Sembra quindi più credibile di ogni annuncio su mattarellum e proporzionali la proposta avanzata oggi da Concita De Gregorio al Partito Democratico. Riprendendo un’intenzione già promossa da altri, tra cui Pippo Civati, De Gregorio sull’Unità salta la discussione su un poco credibile cambiamento della legge e chiede al PD che sia capace di essere superiore alla legge porcata e convertirla al proprio statuto facendo le primarie anche sulle liste bloccate.

C’è davvero bisogno di un rinnovamento della classe dirigente. Davvero questa generazione politica non ha saputo né voluto dare voce ai suoi fratelli minori, ai suoi figli. Li ha soppressi sul nascere, spesso, o li ha usati a fini di propaganda elettorale. Allora. Se andremo a votare con questa legge elettorale – sempre che la paura di votare di Berlusconi lo consenta – poiché è una legge, questa, che dà ai partiti la facoltà di nominare gli eletti (la sottrae agli elettori, certo. E ai partiti, a tutti i partiti, in fondo fa comodo) facciamo le primarie in ogni circoscrizione perché siano i cittadini a dire chi vogliono in lista. Ribaltiamo nei fatti la logica aberrante dell’imposizione dall’alto, antidemocratica. Siate voi, siamo noi a scegliere chi deve essere candidato, si presentino le liste in ordine gerarchico in base ai risultati ottenuti dal voto: risulteranno eletti coloro che sono stati preferiti dalla base elettorale. Se la base vuole il rinnovamento lo avremo.
È possibile, in qualche caso – a livello locale – lo si è fatto. Diciamolo subito: se si va ad elezioni sarete voi a scegliere i candidati. Posso sbagliare, ma sarà un banco di prova: per gli elettori soprattutto. Li chiameremo a decidere, conteremo quelli che davvero vogliono sconfiggere il caimano, isoleremo quelli che agitano le acque contro il nemico presunto nella stessa metà campo senza mai ricordare – in buona o cattiva fede – l’avversario qual è.