“Sbagliavamo”

L'editoriale di FareFuturo che ammette il notevole ritardo dei finiani nel capire chi è Silvio Berlusconi

Ma se ne accorgono adesso? È stata questa l’obiezione rivolta più spesso ai finiani nelle ultime settimane, a fronte della concretizzazione parlamentare della loro svolta e del loro progressivo distanziarsi dalle posizioni di Silvio Berlusconi. Molti storici oppositori del premier hanno ritenuto condivisibili le loro posizioni, osservando però che il ripensamento è stato piuttosto tardivo e molte delle cose che i finiani oggi contestano al premier erano già in qualche modo evidenti da diversi anni.

Oggi il magazine di FareFuturo, la fondazione promossa dal presidente della Camera, prende di petto la questione, parlando esplicitamente di “errori” e “sensi di colpa” in un editoriale scritto dal direttore Filippo Rossi.

Eravamo convinti che fosse un semplice dibattito politico, il confronto tra due idee di centrodestra. Eravamo convinti che si trattasse di un normale dialogo tra idee diverse, opzioni diverse, leadership complementari. Eravamo sinceramente convinti che tutto potesse scorrere tranquillamente nei canali della democrazia interna a un partito. Era una sicurezza che derivava da una certezza cresciuta negli anni: Berlusconi non era il Caimano descritto dagli antiberlusconiani di professione; Berlusconi era un leader atipico ma liberale; Berlusconi non era uno da “editti bulgari”; certo, Berlusconi aveva tante questioni personali e aziendali (quante se ne potrebbero elencare) ma era comunque un leader con una sogno, una lucida follia; Berlusconi, insomma, non era come lo descrivevano i suoi nemici. Ed é in base a queste certezze che lo abbiamo difeso per anni, sperando nella sua capacità di spiccare il volo e diventare un grande politico, uno statista.

Adesso è cambiato tutto e niente sarà più come prima. Perché nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non coincida integralmente con le sue espressioni più appariscenti e drammaticamente caricaturali. Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non coincida con il dossieraggio e con i ricatti, con la menzogna che diventa strumento per attaccare scientificamente l’avversario e magari distruggerlo. Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non si nutra di propaganda stupida e intontita, di slogan, di signorsì e di canzoncine ebeti da spot pubblicitario. Ma tanto non ci proveranno nemmeno, a convincerci.

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